Bergamo. “La difficoltà di questa partita è il valore del Marsiglia, abbiamo già avuto la possibilità di confrontarci all’andata ed è stata indubbiamente molto utile: noi dovremo fare un’ottima gara, ma dovremo fare una prestazione importante per raggiungere la finale”. Dublino dista solo 90 minuti, forse 120, magari aggiungendoci qualche rigore: l’Atalanta deve battere il Marsiglia per conquistarsi un viaggio nella storia e in conferenza stampa Gian Piero Gasperini presenta il match parlando di straordinarietà dell’evento, di idee, di un calendario lungo. Con un auspicio: “Magari recuperiamo Kolasinac…”.
Marsiglia-Atalanta, Gasperini in conferenza stampa
Lo spirito con cui la squadra si prepara al ciclo di fuoco tra OM, Roma e Juve: “La viviamo con la consapevolezza che è una settimana molto importante, ma con la concentrazione di affrontare una gara per volta: in questo momento dobbiamo pensare soltanto all’OM, ai loro punti fonti e deboli, pensare cosa fare in campo per raggiungere il traguardo della finale”.
L’attesa in città: “Ciò che si avverte in città è straordinario, l’attesa è qualcosa di diverso rispetto al solito, è sicuramente una spinta in più, sapevamo che il momento è questo, quando si arriva a questi appuntamenti bisogna presentarsi al meglio delle proprie possibilità”.
Il fattore stanchezza e i tanti impegni sulle gambe: “Se ci si allena giocando siamo allenatissimi… Non pensiamo che il Marsiglia sia avvantaggiato dall’aver riposato (la partita col Nizza è stata rinviata, ndr), a questo punto della stagione a volte conviene giocare di più, alcuni giocatori che si fermano poi magari perdono il ritmo. Quello che può essere negativo sono gli infortuni, ma per il resto sono tutti ragazzi preparati, che stanno bene: giocare 90 minuti o 120 non cambia, la difficoltà è uguale per tutti”.
Il fattore campo del Gewiss: “Incide soprattutto sulle squadre di casa, il Marsiglia ha un fattore campo molto forte e loro domani non avranno la stessa spinta. Il supporto del nostro tifo non è mai mancato: ovviamente non abbiamo i numeri delle grandi piazze, ma mi auguro che in questo stadio, che sta finendo, l’Atalanta possa giocare tante partite come questa”.
Le scelte di formazione: “Giocando partite così ravvicinate non hai molto tempo per preparare le gare e valutare il recupero, dal punto di vista tattico abbiamo avuto tante possibilità sul campo di fare verifiche, poi ci si porta dietro l’ultimo allenamento. In linea di massima la squadra c’è, ci possono essere 2-3 varianti e dubbi da sciogliere dopo l’ultimo allenamento”.
Il tifo di (quasi) tutta l’Italia: “Il sostegno vero ci fa molto piacere, sappiamo di avere apprezzamenti trasversali, ma c’è anche un tifo ‘condizionato’ e ‘interessato’, che è giusto che ci sia. Andare avanti per noi significa anche portare nobiltà al ranking”.
Koopmeiners: “Fa parte della nazionale olandese da anni, cambiando posizioni, se viene convocato con questa continuità è perché evidentemente viene ritenuto fondamentale”.
Gli infortuni: “In difesa siamo un po’ contati, magari recuperiamo Kolasinac”.
Il ritorno dopo l’andata: “In Europa si affrontano squadre poco abituate a giocarsi contro, le vedi in tv ma non hai il raffronto di uno scontro diretto, generalmente le squadre si conoscono, nella seconda partita si hanno delle maggiori conoscenze”.
I fattori che hanno portato alla grande crescita della Dea: ”Questo periodo d’oro dell’Atalanta è dovuto a molti fattori, forse lo potremo valutare meglio tra un po’ di anni: abbiamo potuto dimostrare che in un ambiente piccolo, con numeri non eccezionali, si possa creare una squadra di calcio che dà soddisfazioni e si identifica col territorio attraverso le idee, la gestione, l’appartenenza. Il parametro del successo e del vincere è spesso nel superare sé stessi: noi ci siamo riusciti, abbiamo superato la storia dell’Atalanta, cercando di portarla in alto. Non bisogna porsi limiti, un segreto è anche quello di pensare sempre un po’ più in grande: le idee non sono vendibili. E questo vale per tutti”.
L’importanza del match nella sua carriera: “Come tetto di valore è indubbiamente la mia partita più importante, ma ce ne sono state tantissime decisive con la stessa attesa, che magari valevano per qualcosa di meno importante, ma posso assicurare che emotivamente avevano lo stesso valore. Il calcio non è solo quello che si gioca in alto: a tutti i livelli possono esserci grandissime emozioni”.
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