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Regione

Epatite C, la Lombardia chiede di estendere lo screening ai nati dal 1948 al 1968

Approvata la mozione bipartisan. Casati (PD): "Malattia asintomatica, è fondamentale allargare la platea degli screening per combattere la trasmissione"

La Lombardia chiederà al Ministero di allargare la platea degli aventi diritto allo screening per il virus HCV alla coorte dei nati tra il 1948 e il 1968. Oggi il Consiglio regionale ha approvato la mozione bipartisan “che – spiega il consigliere Davide Casati, componente della commissione III – è il punto d’arrivo di un lavoro iniziato nella scorsa estate con un mio ordine del giorno e poi portato avanti insieme alle forze di maggioranza negli ultimi mesi”.

“Il contributo di una realtà come l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato fondamentale – prosegue Casati – perché grazie alle interlocuzioni con il dott. Stefano Fagiuoli siamo riusciti a costruire una grande consapevolezza all’interno dei gruppi consiliari in merito all’importanza dello screening come prevenzione secondaria”. Il carattere non sintomatico dell’epatite C infatti fa sì che molti soggetti siano portatori inconsapevoli del virus e “per questo – aggiunge Casati –  è fondamentale far emergere i casi positivi, per avviare i pazienti al trattamento ed evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata, con conseguente riduzione dei costi sanitari complessivi e miglioramento della qualità di vita dei pazienti, nonché contribuire ad interrompere la circolazione del virus stesso impedendo nuove infezioni”.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato un Piano di azione per indirizzare la politica sanitaria globale verso la riduzione della mortalità dell’infezione del 65%, con l’ambizioso obiettivo della completa eradicazione entro il 2030. La Lombardia è stata la prima Regione ad attuare il modello di screening individuato dal Ministero della Salute e impostato per classi di età, ovvero le le persone nate tra il 1969 e il 1989, gli utenti dei servizi pubblici per le dipendenze (SerD), i soggetti detenuti nelle carceri e gli utenti delle case di comunità.

“L’ampliamento della platea per lo screening Epatite C citato oggi – conclude Casati –  non comporta ulteriori oneri finanziari per la Regione e lo Stato, consistendo in una mera redistribuzione, iso risorse, dei fondi già stanziati dal Governo nazionale”. Saranno due i programmi di screening distinti, rivolti a due differenti categorie di utenza. Il primo programma rivolto alla popolazione generale (nata tra il 1948-1989) con un meccanismo di chiamata “one time only” visto il basso rischio di infezione corso.

Il secondo, invece, destinato agli utenti del SerD, ai detenuti nelle carceri e agli utenti delle case di comunità a causa dell’elevato rischio d’infezione e reinfezione. Farmacie e medici di medicina generale vertano coinvolti con l’obiettivo di aumentare l’adesione della cittadinanza alla campagna di screening HCV tramite l’esecuzione diretta dei test.

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