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L'intervista

Uliano nuovo segretario generale Fim: “Salario e welfare, metalmeccanico deve tornare attrattivo per i giovani”

Bergamasco, 57 anni, il 19 marzo assumerà la guida dei metalmeccanici Cisl: "La riduzione oraria a parità di stipendio è una nostra prerogativa e ci sono già esperienze positive. Siamo chiamati a un salto di qualità e le aziende comprendano che va anche a vantaggio loro"

Bergamo. Il prossimo 19 marzo Ferdinando Uliano sarà nominato nuovo segretario generale della Fim Cisl: il suo nome, proposto dall’attuale numero uno dei metalmeccanici Roberto Benaglia ha già ricevuto il benestare all’unanimità delle segreterie regionali, chiara indicazione di quanto succederà nel prossimo consiglio generale della categoria.

Bergamasco, 57 anni, per Uliano si tratterà di una sorta di chiusura del cerchio di una carriera sindacale lunghissima che lo ha visto ricoprire sostanzialmente tutti i ruoli possibili: una militanza di base importantissima, iniziata nei panni di delegato sindacale alla Brevi di Telgate e proseguita come operatore sindacale a tempo pieno nell’area di Grumello del Monte prima e come componente delle segreteria provinciale poi. Quasi naturale l’elezione a segretario provinciale, carica ricoperta durante la grande crisi del 2008, e il successivo salto in segreteria nazionale nel 2012.

Uliano, un percorso sindacalmente parlando impeccabile: quanto le sarà utile tutta questa “gavetta” per il ruolo che assumerà dal 19 marzo? 

L’aver fatto tutti i passaggi in modo graduale e al momento giusto mi ha consentito sempre di ridurre al minimo gli errori, maturando quell’esperienza necessaria di volta in volta per esplicitare al meglio il mio ruolo. Quando sono diventato operatore non ho avuto alcun problema nelle relazioni e nel fare accordi, perché già da delegato ne avevo fatti molti. Vengo da quel mondo, conosco la fabbrica, le difficoltà e le sofferenze dei lavoratori: questo aiuta molto, perché ho vissuto prima di loro certe dinamiche ed è meglio che aver studiato la teoria sui libri. Ci sono situazioni e momenti complicati che solo l’esperienza ti può aiutare a comprendere e gestire. Sono elementi di base che servono sempre, poi però bisogna avere anche la capacità di guardare avanti e leggere una realtà che cambia e richiede una visione diversa: dobbiamo dare risposte a bisogni che 20 anni fa non erano nemmeno pensabili. L’esperienza mi dice che non ci sono soluzioni pronte all’uso, ma può aiutare ad affrontare con maggiore sicurezza i momenti di cambiamento e incertezza.

Quale linea di indirizzo darà Ferdinando Uliano alla Fim? 

Di fronte a noi abbiamo appuntamenti importanti, come un rinnovo contrattuale alle porte: l’ultimo era stato ottimo, con aumenti salariali e una riforma dell’inquadramento. Per quello dei prossimi tre anni abbiamo presentato una piattaforma ambiziosa lato salario, welfare, formazione e normativa. Ma le sfide che abbiamo di fronte sono molto significative, perché la transizione ecologica e digitale sta trasformando anche il nostro settore mettendone tra l’altro a rischio anche la tenuta occupazionale. Dobbiamo essere in grado noi di condizionare le scelte di politica industriale: l’alternativa sarebbe un inevitabile impoverimento. Un altro obiettivo è quello di rendere attrattivo, per condizioni e salario, il lavoro per le nuove generazioni.

Ha parlato di transizioni, ci aggiungiamo anche l’arrivo in fabbrica dell’intelligenza artificiale. Il sindacato come può lavorare per rendere il tutto a misura di lavoratore? 

Partiamo da un presupposto: quando ho iniziato io il settore si divideva in 70% operai e 30% impiegati. Oggi il metalmeccanico è più tecnico che operaio, non ci sono più differenze così nette tra mansioni. Questo significa che il nostro compito è quello di investire sulle professionalità, sui ragazzi che stanno per entrare in questo contesto, facendo capire loro che è un bel lavoro. Ci sono ovviamente situazioni in cui le condizioni di lavoro sono pessime, ma tanti altri esempi di aziende che guardano al futuro e dove il panorama è molto migliore rispetto a tanti altri settori ai quali i giovani tendono a guardare, come servizi e commercio. basti pensare che noi non abbiamo mai perso un appuntamento contrattuale, sempre andando a tutelare il potere d’acquisto dei salari. Mentre altrove…

Insieme a Fiom e Uilm avete predisposto questa piattaforma unitario per il rinnovo contrattuale: che trattativa si aspetta e quali le difficoltà maggiori che potreste incontrare? 

Piattaforma ambiziosa su vari aspetti. Il salario per noi è centrale, sappiamo che possiamo incontrare resistenze, ma come abbiamo fatto nell’ultimo contratto pensiamo di poter trovare le mediazioni opportune. Il contratto è un elemento di coesione che fa bene anche all’impresa: se un lavoratore ha la giusta retribuzione, il giusto quadro normativo e un contratto rinnovato lavora anche meglio e la produttività va a beneficiarne. Se manca il contratto invece si apre la porta a situazioni di potenziale conflittualità diffusa. Confidiamo che il valore del contratto sia apprezzato anche dalle controparti.

C’è un punto sul quale non siete disposti a scendere a compromessi? 

Il recupero del potere d’acquisto l’abbiamo preservato con una clausola di garanzia nel contratto passato e ci teniamo che continui ad esserci. Chiaro che il tema del salario è centrale e interroga anche la politica, perché se noi abbiamo aumentato per aumentarlo poi un pezzo se l’è portato via il Fisco. Salario, competenze, formazione, welfare, riduzione oraria: sono tanti i temi fondamentali.

C’è questo tema dell’aumento salariale e di una contestuale progressiva riduzione oraria: sostenibile? 

La riduzione oraria è prerogativa della Fim: nel nostro simbolo c’è una margherita con un petalo che se ne va e che rappresenta proprio l’orario che si riduce. Nel contratto noi abbiamo scritto che bisogna tendere a quel risultato, chiaramente coniugandolo con elementi di recupero della produttività, di valore aggiunto, di turnistica. Abbiamo chiesto di sperimentare questa modalità e cercare di implementare in altro modo. Serve un salto di qualità del settore metalmeccanico. Qualche esperienza c’è già in quella direzione, i metalmeccanici su turni lavorano 37,5 ore e ne hanno pagate 40, con la mensa retribuita per contratto. Abbiamo i permessi retribuiti già contrattati, un pezzo lo devono mettere le imprese, un pezzo lo dobbiamo recuperare con la produttività. Vediamo quali spazi abbiamo per migliorare il tema orari in più aziende.

A proposito: nei suoi anni in segreteria oltre all’automotive ha avuto anche la delega alla contrattazione. C’è ancora spazio per farla? 

Sì ce n’è, pur riconoscendo che il contesto internazionale è sempre più difficile da definire. Ma abbiamo condizioni di aziende metalmeccaniche che sono leader globali e giocano una partita importante sulla competitività e sono capaci di coniugare le migliori condizioni lavorative con la partecipazione dei lavoratori ai risultati aziendali. Ecco, con la leva della partecipazione si può fare ancora di più per migliorare le capacità delle aziende.

Avrà un bel da fare da segretario generale: per lei è più una responsabilità o un orgoglio essere stato chiamato a rappresentare i metalmeccanici della Cisl? 

Non ho mai vissuto alcun incarico come orgoglio e anche in questo caso lo vivo assolutamente come una responsabilità. C’è anche l’aspetto personale, ma non è quello che caratterizza il mio ruolo. La prima preoccupazione è come fare in fretta a raggiungere i risultati di cambiamento e innovazione nel mondo del lavoro e rappresentare i lavoratori. Il tempo vola e il sindacato si deve adattare a questi tempi veloci che devono essere colti subito: non possiamo perdere opportunità a causa di un ritardo nel prendere decisioni. Ovviamente lo dovrò fare con la squadra che avrò al mio fianco perché nessuno può farcela da solo: farò affidamento su chi sarà vicino e su tutti i delegati aziendali. Tutti insieme dovremo fare squadra, unico modo per raggiungere obiettivi condivisi.

 

 

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