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Ponte san pietro

“Il mio amico don Giorgio: burbero dal cuore d’oro, tanta gente si approfittava della sua generosità” fotogallery

In giornata l'autopsia sul corpo del sacerdote, secondo i primi accertamenti morto soffocato dal fumo della sua termocoperta

Ponte San Pietro. Era fatto un po’ a modo suo don Giorgio Tironi, come tutti del resto. “Più che altro, non aveva mezzi termini nel dire le cose alle persone: ‘meglio essere diretti, ripeteva, così nessuno può travisare il tuo pensiero’. All’apparenza poteva sembrare burbero, ma se qualcuno bussava alla sua porta per una minestra, lui gli portava anche un po’ di carne e magari del denaro. Era tanto generoso, a volte troppo mi viene da pensare. E c’era chi se ne approfittava. Continuamente”.

Bisogna arrivare fino a Londra per trovare qualcuno che accetti di parlare di don Giorgio Tironi, il sacerdote di 77 anni trovato senza vita venerdì scorso (29 dicembre) nella sua abitazione a Ponte San Pietro, ora sotto sequestro delle forze dell’ordine in attesa dell’autopsia in programma oggi, giovedì 4 gennaio.

Lui e Radames Bonaccorsi Ravelli, presidente del Circolo bergamaschi a Londra, si conoscevano da una decina d’anni. “Era stato mio ospite prima della pandemia, aveva anche celebrato messa per la Chiesa Italiana a Londra – ricorda Bonaccorsi, che parla del loro rapporto praticamente a ruota libera -. Don Giorgio era felicissimo: diceva di avere finalmente trovato una chiesa piena di gente, con molti giovani. Qui se lo ricordano ancora”.

In passato imprenditore, titolare di un’azienda di spugne nell’Isola, il suo era stato un caso di vocazione tardiva. “Per me è davvero difficile quantificare tutta la gente che ha aiutato”, racconta l’amico d’oltremanica. A sentirlo parlare, don Giorgio aveva aiutato soprattutto ragazzi e ragazze di origine straniera. “Grazie a lui c’è chi ha ottenuto un visto o un passaporto, chi ha pagato una rata dell’affitto, chi ha frequentato un corso di italiano o acquistato un cellulare nuovo. Qualcuno che si era fatto prestare parecchi soldi, ha avuto persino il coraggio di sparire senza restituirgli un euro… Io lo mettevo in guardia, ma lui rispondeva sempre che era un suo dovere aiutare gli altri, perché era un ‘servo di Dio’. Una volta si arrabbiò moltissimo, quando  scoprì che una persona a cui aveva prestato dei soldi li aveva sperperati nel gioco d’azzardo. Un’altra volta rischiò di prendersi una bottigliata in volto. A quanto pare, un uomo aveva iniziato a chiedergli con insistenza del denaro. Disse di essersi scansato all’ultimo”.

In paese, a Ponte San Pietro, il parroco don Maurizio Grazioli ancora non se la sente di parlare. Nemmeno di condividere un semplice ricordo del collega. “Preferisco attendere l’esito dell’autopsia”, si limita a commentare, lasciando quasi un alone di mistero.

 

Agli inquirenti il quadro sembra piuttosto chiaro, anche se l’esame autoptico potrebbe fornire eventuali nuove indicazioni. Stando a quanto emerso finora, il corpo di don Tironi sarebbe stato trovato sul pavimento del bagno senza evidenti segni di violenza, il che escluderebbe il coinvolgimento di altre persone. L’indizio più importante è una coperta bruciacchiata: l’ipotesi è che abbia preso fuoco a causa di un cortocircuito (le cronache nazionali raccontano spesso episodi del genere) e che il fumo sprigionatosi abbia riempito la stanza, tant’è che dei segni di bruciato sono visibili anche all’esterno di una finestra del primo piano. Quando don Giorgio si è svegliato, probabilmente aveva già respirato molto fumo. Prima di accasciarsi, sarebbe comunque riuscito a raggiungere il bagno per aprire la finestra nel tentativo di cambiare aria, e l’acqua del rubinetto per cercare di sedare il principio d’incendio.

Bonaccorsi, raggiunto telefonicamente in Inghilterra, non era a conoscenza di questi dettagli. “A volte parlava della sua coperta termica, diceva di staccare sempre la spina prima di andare a letto”. Don Giorgio, collaboratore pastorale alle parrocchie di Ponte Centro e Villaggio Santa Maria, per 25 anni è stato anche parroco della frazione di Zogno. “Un posto che amava con tutto il cuore – conclude l’amico Bonaccorsi -. Era la sua oasi felice”.

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