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Verso le amministrative 2024

Italia Viva, Gabrieli: “A Bergamo Terzo Polo garante dei voti del centro. Alleanze? Prima il programma, poi il nome”

Il presidente provinciale del partito di Matteo Renzi: "Correremo con un candidato nostro e con una proposta indipendente e alternativa alla destra e alla sinistra"

Bergamo. “C’è un motto, tra i liberali, che dice che non importa il colore del gatto, bianco o nero, l’importante è che prenda il topo”. È questo, in estrema sintesi, il messaggio di Gianmarco Gabrieli, presidente da poco più di un mesetto della sezione provinciale di Italia Viva, eletto nel congresso che si è tenuto a metà ottobre. Nomina che seguirà a quelle dei referenti sul territorio, quattro per la precisione, uno per la città, uno per l’hinterland, uno per la Val Brembana e uno per quella Seriana che andranno a completare la formazione del partito guidato a livello nazionale da Matteo RenziUn impegno, quello che Gabrieli si è assunto, che lo vede impegnato per la prima volta in politica, in quella intesa come attiva e fattiva, e che lo ha spinto a mettersi in gioco per “il bene comune, perché i cittadini hanno diritto a vivere in un contesto urbano che sia in grado di soddisfare i bisogni, gli stessi che devono essere costruiti secondo le loro esigenze. E perché il sindaco Gori, insieme alla sua Giunta, ha fatto molto e bene, ma su alcune vale la pena di lavorare ancora e meglio”.

“Noi siamo il centro, insieme ad Azione, siamo il Terzo Polo – così Gabrieli -. Da sempre, da quando ci siamo costituiti, lo rappresentiamo. Siamo un centro di mediazione tra destra e sinistra, un punto di equilibrio. Ne siamo espressione insieme a Azione con cui, unitamente anche a +Europa, condividiamo la comune Casa Europea, riferendo nello stesso gruppo parlamentare del quale, peraltro, fa parte anche Macron. In Italia, però, siamo tre anime distinte. E mentre a livello nazionale Azione e Italia Viva sono e restano due realtà distinte, il discorso è diverso per Bergamo e provincia, dove corriamo uniti. E questo non è mai stato un problema né per Renzi né per Calenda”.

“Veniamo dagli ultimi quindici anni in cui il panorama politico è cambiato moltissimo, con una Bergamo prima amministrata dalla Giunta Tentorio, con le mani legate dal Patto di Stabilità, poi con la svolta e il gettito del Bando Periferie, voluto proprio da Renzi e, infine, con i fondi del PNRR. Condizioni di lavoro certamente differenti che hanno consentito di accelerare sui processi burocratici, portando a risultati evidenti. Ben vengano le risorse e i cambiamenti positivi portati dall’attuale amministrazione, che ha beneficiato di condizioni opposte rispetto al passato, anche se il mio pensiero è che non si è fatto abbastanza: serve maggior cura nella gestione e nella messa a terra dei progetti. In questi anni, infatti, ho visto e preso atto, con piacere, dei cambiamenti che Bergamo ha vissuto, ma troppo spesso ho notato una eccessiva attenzione al globale ma un po’ troppa sufficienza sul particolare”.

Il ruolo che il centro, questo centro, si prefigge è quello di essere termometro del sentimento cittadino e di fare da garante in favore della comunità, senza però essere tirato per la giacchetta nella scelta delle alleanze da costruire.

Perché il nodo della questione sta tutto in questo punto: con chi e quando. Centrosinistra? Centrodestra? Correre da soli e allearsi in un eventuale ballottaggio? Partire da subito uniti? La risposta è sibillina. Gabrieli resta coperto e si limita a un “vogliamo essere indipendenti ma protagonisti”.

Anche per Gabrieli vale infatti quanto raccontato da Adriano Musitelli durante il congresso provinciale di Azione, incontro che si è tenuto solo qualche giorno fa, nel quale il neo eletto segretario provinciale ha ribadito la volontà di essere a disposizione della città per una coerenza di pensiero. Nessuna volontà di trasformarsi in quello o in quello, di camuffarsi rispetto alle esigenze dell’uno o dell’altro, di destra o sinistra, quanto il desiderio di sedersi a un tavolo e discutere dei programmi e della visione della città del futuro. Come? Studiando i progetti di Porta Sud, del Treno per Orio, dell’aeroporto, del trasferimento di parte dell’università nella sede dell’ex Reggiani, dell’autostrada Bergamo-Treviglio, ma anche dai servizi alla persona, dal welfare e dal sostegno alla fragilità.

E sulla “coerenza politica”, se così la si può definire, questo Gabrieli è perentorio, tanto da definirsi anche un po’ “infastidito” rispetto all’atteggiamento di chi insiste per un “matrimonio a prima vista”.

“Trovo veramente stucchevole, e lo dico prima di tutto da cittadino, che tutti ci vengano a cercare per avere il nostro benestare su un nome o su quell’altro”. Sposarsi senza conoscersi sembra una dichiarazione troppo forte. Ma per Gabrieli, almeno in questa fase, è così, “perché non è sufficiente dire di sì a una persona, è importante capire bene i programmi e approfondire, insieme, l’idea di città che si vuole perseguire”.

Quello del centro è un 20% di elettorato che fa gola a molti e che, al contempo, investe il Terzo Polo di una responsabilità non indifferente: “È vero. E molto dipenderà anche da cosa accadrà sul piano nazionale, dove ci troviamo di fronte ad un Pd spinto a sinistra, tanto da candidare Montanari a Firenze e Todde in Sardegna. Tutte figure divisive. E la stessa cosa sta succedendo a destra”.

“Se ci fermassimo ad un nome e non andassimo alla radice del problema, cioè ai programmi, lei pensa che il nostro elettorale potrebbe mai “sopportare” una campagna elettorale a sostegno di uno o dell’altro candidato promosso e lanciato dai rispettivi big nazionali? Cosa potrebbe pensare un nostro elettore a vederci a fianco di Schlein o di Sgarbi?

E dico questo senza nulla togliere alle candidatura di Carnevali, che peraltro una persona di valore, o di Pezzotta, qualora fosse la scelta del centrodestra, che stimo molto come professionista. La verità è che, di entrambi, non ho ancora capito le intenzioni. Ma le dobbiamo approfondire, prima di esprimerci, perché lo dobbiamo a quel 15% di consensi che abbiamo raccolto in città nelle politiche di settembre scorso”.

La mano che muove il fare politico del Terzo Polo è chiara: “Siamo e rimaniamo intenzionati a correre con un candidato nostro, con una proposta politica indipendente. E abbiamo tutto il desiderio di essere protagonisti nella stagione che verrà. Questa è una possibilità concreta, ma anche il tema del nome non rappresenta un’urgenza. Come non lo è quella di stringere subito delle alleanze. Piuttosto puntiamo a costruire un progetto politico per Bergamo che passi dai grandi temi della sicurezza e della mobilità, fino ad arrivare a quello dei servizi.

Questa è la priorità, perché manca una visione strategica del e sul territorio, un filo conduttore tra la città e l’hinterland, quella che noi definiamo la “Grande Bergamo”, tra il capoluogo e i centri urbani limitrofi. Tutti gli attori coinvolti, a mio parere, dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo e trovare delle strategie comuni a vantaggio della comunità. Trovo incredibile, ad esempio, che quando parliamo di trasporto pubblico locale non esista una linea circolare di Atb o che il Comune non intervenga a sostegno dei suoi cittadini mettendo a disposizione dei voucher che consentano alle famiglie di usufruire, a mezzo convenzione, di asili nido anche in paesi limitrofi a Bergamo. Sono esempi, ma fanno capire quale è la nostra linea e cosa abbiamo intenzione di fare”.

Gabrieli ha le idee chiare anche sulla sua Bergamo del futuro, su quella che vorrebbe: “Mi piace immaginare una Bergamo europea. La vorrei più inclusiva, più attrattiva, più sostenibile, più vicina ai cittadini, rispondente dei bisogni e capace di dare un aiuto concreto a chi ne ha bisogno. Più vicina, più prossima, capace di fare leva anche sulla sussidiarietà, attenta alla vita delle persone più fragili e più presente nei confronti delle associazioni del territorio”.

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