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Secondo acconto Irpef con rinvio: ma non per tutti

Quest’anno è stato previsto un rinvio e la possibilità di rateizzare anche il secondo acconto per i soggetti titolari di partita IVA che hanno conseguito nel 2022 ricavi o compensi inferiori a 170.000 euro

I titolari di partita IVA che nel 2022 hanno dichiarato ricavi non superiori a 170.000, avranno tempo fino al 16 gennaio 2024 per versare la seconda rata degli acconti. È quanto previsto da decreto “Collegato alla Finanziaria 2024”, limitatamente per l’anno 2023.

Ma andiamo con ordine.

Il prossimo 30 novembre, come di consueto, i soggetti IRPEF sono a chiamati al versamento del secondo acconto delle imposte dovuto per l’anno 2023. L’ammontare da versare può essere calcolato in due modi:

– in base all’importo dell’imposta dovuta per l’anno precedente, metodo storico;
– oppure calcolandolo sulla base del reddito che si prevede di raggiungere nell’anno in corso, metodo previsionale. In questo caso è possibile ridurre l’importo dell’acconto se le previsioni di reddito sono inferiori rispetto al 2022 ma, qualora il versamento risultasse insufficiente, saranno dovute le sanzioni e gli interessi sull’insufficiente versamento.

In particolare, applicando il metodo storico, l’acconto dovuto è pari al 100 per cento dell’imposta dichiarata nell’anno precedente e deve essere versata in due rate: una prima a giugno pari al 40 per cento (50 per cento per i soggetti ISA e forfettari) e una seconda a novembre pari al 60 per cento (50 per cento per i soggetti ISA e forfettari).

Il secondo acconto è dovuto da tutti i titolari di partita IVA, ma anche dai lavoratori dipendenti e dai pensionati.

A differenza del primo acconto, il secondo acconto non può essere rateizzato, dovendo essere versato tutto entro il 30 novembre.

Quest’anno però, è stato previsto un rinvio e la possibilità di rateizzare anche il secondo acconto per i soggetti titolari di partita IVA che hanno conseguito nel 2022 ricavi o compensi inferiori a 170.000 euro.

Sono interessati anche i titolari di impresa famigliare non gestita in forma societaria e gli esercenti attività agricole. Mentre restano fuori i soci, collaboratori, coniugi non titolari di partita IVA.

Il rinvio riguarda le imposte IRPEF, cedolare secca, IVIE/IVAFE e imposta sostitutiva dei contribuenti forfettari o minimi. Con possibilità di effettuare il versamento:
– in un’unica soluzione entro il 16 gennaio 2024;
– in 5 rate mensili di pari importo a partire dal 16 gennaio 2024. In questo caso sulle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura dello 0,33% mensile.

A rendere meno appealing il rinvio, è che questo non riguarda i contributi previdenziali INPS e i premi assicurativi INAIL che rimangono dovuti entro il 30 novembre prossimo.

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