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L'intervista

Dalla moda all’interior design, Lucio Vanotti: “Libero di creare” fotogallery

Il creative director bergamasco racconta il proprio percorso, che spazia fra moda e interior design

“L’estetica e la creatività sono il motore della mia vita. Tutte le scelte che ho fatto sono sempre state legate ad un desiderio creativo”. Così il creative director bergamasco Lucio Vanotti racconta il proprio percorso, che spazia fra moda e interior design.

La vediamo più spesso a Bergamo ora.. come mai?

Dopo aver vissuto molti anni a Milano e un anno a Shanghai avvertivo il desiderio di trascorrere più tempo in un posto rilassante e più a contatto con la natura, casualmente era in vendita un appartamento nell’antica casa che fu di mio nonno in Valle Imagna. Ho sempre amato quel posto e senza pensarci troppo l’ho acquistato. L’ho sistemato, creando un mio rifugio, e ora trascorro più tempo qui che a Milano. È nato come un semplice desiderio estetico che si è poi concretizzato.

Quanto incidono l’estetica e la creatività nelle sue scelte di vita?

Direi molto, anche moltissimo. Sono il motore della mia vita. Tutte le scelte che ho fatto sono sempre state legate ad un desiderio creativo: dalla scelta di frequentare il liceo artistico a Bergamo alla decisione di lavorare nella moda e ora anche occupandomi di interior design… è un bisogno viscerale, nel bene e nel male.

La conosciamo principalmente per la sua omonima collezione, di cosa si occupa ora?

Ho preferito prendere una pausa dalla mia collezione, dopo aver ottenuto ottimi risultati. Per poter mantenere il ritmo di crescita richiesto dal mercato, ho dovuto dedicare maggiori energie alla gestione finanziaria del brand, a discapito della mia attitudine: la creatività. Ho preferito quindi collaborare con aziende del settore già strutturate, dove è richiesto che io sia quello che sono: un creativo. Sto lavorando anche con aziende di moda asiatiche, recentemente ho collaborato per una collezione di sneakers create per il Metaverso sponsorizzato da importanti criptovalute; insegno “Direzione Creativa” all’Accademia della moda di Milano e recentemente collaboro anche come interior design. Mi piace evolvermi e diversificare.

L’architettura è sempre stata legata alla sue scelte creative di moda…

Si! Ha molto influenzato le mie collezioni, è una passione che ho sempre avuto fin da bambino: mi divertivo nel disegnare perimetri di abitazioni per poi trovare la soluzione di arredo giusta. Ed è quello che faccio ora collaborando con una società immobiliare di Milano: troviamo abitazioni con un buon potenziale e le sistemiamo, un lavoro che mi gratifica molto… dare nuova vita ad ambienti non valorizzati.

Cosa la portò a scegliere moda e non architettura?

Fu una scelta difficile. Era la prima metà degli anni 90, la moda stava avendo un periodo estetico a me molto vicino: il minimalismo; il design era importante, c’era innovazione, e rivoluzione da vecchi schemi, era il momento di designer come Martin Margiela, Helmut Lang… e ne fui attratto totalmente. Ora il sistema moda è caratterizzato più dalla comunicazione e dal business dei grandi gruppi… non è un caso se Bernard Arnault è tra le tre persone più ricche al mondo.

Secondo lei c’è meno qualità/design e più comunicazione?

La qualità c’è ancora ma costa. Nel passato la si poteva trovare anche nel mercato medio, ora è esclusività solo delle collezioni alte. Credo sia inevitabile, produrre in Italia ha un costo elevato, la qualità dei tessuti e della manodopera hanno un valore inestimabile, il Made in Italy è una realtà e va valorizzata, ma non tutti possono accedere a questa qualità, per cui si punta sulla comunicazione. Prima avevano priorità l’idea e il prodotto, ora vince il marketing, non solo nella moda, è un discorso generalizzato.

Che consiglio darebbe a chi non ha senso estetico?

Prima di tutto darei consigli solo se richiesti perché non amo chi sente di saperne più degli altri. Ogni persona ha le proprie esigenze, il proprio corpo, la propria personalità. È fondamentale essere se stessi: la bellezza sta nella genuinità dei movimenti e dell’immagine, un po’ come gli animali non hanno bisogno di orpelli per essere belli e sono naturalmente attraenti. Dunque completa libertà di esprimersi. Non mettere i tacchi se poi cammini storta, non riempirti di tatuaggi perché è di moda, fatti bionda se ti senti bionda… vai scalzo se sei comodo così.

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