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L'incidente a brusaporto

Morto nello schianto con il tir, i pazienti ricordano il dottor Randon: “Dedito al lavoro e gentile”

Si era insediato a Pontirolo Nuovo da poco più di un mese, dopo avere esercitato per anni a Borgo di Terzo

Pontirolo Nuovo. Uno dei suoi pazienti stenta ancora a crederci. “Ero stato nel suo ambulatorio ieri mattina alle 11”, si limita a commentare. “Era una persona gentile e disponibile, un medico davvero in gamba”, lo ricorda un altro. “Ed era pure simpatico, aveva sempre la battuta pronta”. C’è sgomento tra i pazienti del dottor Francesco Randon, il medico di base vittima del tragico incidente di lunedì pomeriggio (10 luglio) lungo la Statale 42, al confine tra Brusaporto e Seriate.

Originario di Padova, 60 anni, l’ultimo incarico l’aveva ottenuto a Pontirolo Nuovo, dove si era insediato soltanto il 29 maggio scorso, affiancando i colleghi Rassoul Ansarin e Marco Colombo. Si era fatto carico di quei pazienti rimasti senza medico a causa del pensionamento dei precedenti dottori: la maggior parte residenti a Pontirolo, alcuni nella vicina Canonica d’Adda.

“Una persona disponibile, affabile e professionale – la definisce il sindaco Gigliola Breviario, che porge le condoglianze alla famiglia a nome dell’amministrazione comunale -. Non guardava mai l’orologio e anzi, dedicava ai suoi nuovi pazienti tutto il tempo possibile”.

Come lunedì mattina, quando era arrivato in ambulatorio alle 8, nonostante l’orario di apertura fosse previsto dalle 10 alle 13. Nel pomeriggio, il 60enne era diretto con la sua Ford Puma a Borgo di Terzo, in Val Cavallina, dove aveva esercitato per tre anni e dove aveva ancora dei pazienti. Per cause da accertare, ha invaso la corsia opposta schiantandosi frontalmente con un camion che trasportava frutta e verdura. Il 51enne alla guida dell’autoarticolato, C.J., di Calcio, ha assicurato alle forze dell’ordine di avere fatto il possibile per evitare l’impatto, senza riuscirsi.

Quando è sceso dalla cabina, il camionista ha subito capito la gravità della situazione: le fiamme avevano avvolto l’abitacolo con Randon all’interno, identificato solo in tarda serata a causa dello stato del cadavere, carbonizzato come l’auto che guidava (la polizia stradale è risalita alle generalità attraverso il numero del telaio che in buona parte era stato cancellato dalle fiamme).

Randon lascia nel dolore la moglie e una figlia, che lo vogliono ricordare come nella foto in copertina: sorridente, con una polo azzurra come il mare alle sue spalle. In giornata è arrivato anche il cordoglio di Ats: “La Direzione Strategica invia le più sentite condoglianze e partecipa al lutto della famiglia, stringendosi al dolore che ha coinvolto anche la categoria, ricordando la grande professionalità del medico e le doti umane che lo hanno contraddistinto”.

 

L'incidente a Brusaporto

 

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