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Il giallo di mapello

Stefania aveva paura del cugino che l’avrebbe uccisa, sul diario scrisse: “Stai attenta a Ivano” fotogallery video

Ivano Perico, sposato e con una figlia, avrebbe anche cercato di depistare le indagini spostando l'auto della 62enne. Dubbi sul movente e sull'arma usata per colpire a morte la donna

Mapello. Stefania Rota era una donna meticolosa, tanto da annotare tutto quello che doveva fare su un diario. Tra quelle pagine oltre agli appuntamenti del suo lavoro da badante e alla lista della spesa riportava di tutto, anche alcuni pensieri personali, un po’ come fanno i ragazzi a scuola. Qualche settimana prima di morire la 62enne ne aveva scritto uno che si è rivelato poi la chiave per risolvere il giallo sulla sua fine: “Stai attenta a Ivano”.

Ivano Perico è un suo cugino di secondo grado, pensionato di un anno più giovane di lei e vicino di casa, che nella mattinata di sabato (13 maggio) è stato arrestato con l’accusa di averla uccisa. La svolta in quello che sembrava un decesso per malore è arrivata proprio dalla frase su quel diario che i carabinieri del comando provinciale di Bergamo, coordinati dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, hanno rinvenuto nella sua villetta al civico 28 di via XI Febbraio a Mapello.

In quella stessa abitazione, che la donna aveva ereditato dai genitori, dove lo scorso 21 aprile era stata trovata senza vita. Era riversa a terra sul tappeto della sala, morta da un paio di mesi (la data ipotizzata è l’undici febbraio) e per questo in avanzato stato di decomposizione. La porta d’ingresso era chiusa a chiave dall’esterno e mancavano il portafoglio e il cellulare. La sua Ford Fiesta blu, poi, non era come al solito nel garage sotto casa e dagli accertamenti con l’antifurto satellitare risultava che era stata utilizzata anche dopo il decesso. Particolari che hanno insospettito gli inquirenti.

Da una prima ispezione cadaverica, però, a causa delle condizioni della salma non era stato possibile chiarire le cause della morte. Dalla successiva autopsia sono invece emerse fratture al cranio, un ematoma al volto e lesioni alla cartilagine tiroidea, causati da un corpo contundente, forse un bastone.

L’indagine si è quindi focalizzata sulle poche frequentazioni di Stefania, persona discreta e riservata. Tra queste proprio il cugino Ivano, che vive con la moglie e la figlia al civico 24 sempre di via XI Febbraio, con il quale faceva spesso camminate in montagna e si sentiva quotidianamente. Almeno fino al giorno della morte.

Eppure lui, nonostante il forte legame, non ne aveva denunciato la scomparsa, Anzi, alle amiche della donna, che poi si sono rivolte ai carabinieri, aveva cercato di far credere che Stefania fosse al mare in Liguria per accudire un anziano. Si era anche preoccupato di spostare da un parcheggio all’altro del paese l’auto della 62enne (da qui quegli strani spostamenti della vettura) per far credere che fosse ancora viva.

Ma alla fine il suo flebile piano non ha retto. Resta da capire il movente dell’aggressione mortale, consumata all’interno della casa: chi indaga non esclude nessuna ipotesi, dalle questioni economiche fino a quelle passionali. Così come non è stata ritrovata l’arma usata per colpire. L’uomo, difeso dall’avvocato Stefania Battistelli, è stato rinchiuso nel carcere di Bergamo. Nei prossimi giorni sarà sottoposto all’interrogatorio di convalida e potrà fornire la sua versione dei fatti.

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