• Abbonati
Lo sguardo di beppe

I sogni di gloria di Putin e i desideri di pace del mondo

Pur nella speranza della rinascita magnificata dalla seconda sinfonia di Mahler, vorremo veramente che la pace permettesse, nel tempo presente, di vivere in serenità lo spazio che ci è stato assegnato, prima di raggiungere quella vita che tante religioni danno per certo esista dopo il decadimento fisico

“You shall rise again”. “Voi rinascerete”, così come il sole ogni mattina riemerge dal buio per illuminare la terra. Mahler, con queste parole, apre il secondo movimento della sinfonia Nr. 2
Mov. V (2/2) “ Resurrection” ed io dedico questa musica celestiale a tutti coloro che con eroismo e con estremo amore, hanno dato la vita per difendere l’indipendenza della loro patria.

Tutti noi viviamo da spettatori questa tragica vicenda e dibattiamo se sia il caso o no di sostenere l’indomito coraggio del popolo Ucraino che resiste all’invasione ordinata e concepita da un essere
malato di delirio di onnipotenza. Intanto che da noi si discute sull’utilità di mandare o meno armi e aiuti di ogni genere a questo popolo pronto al sacrificio per difendere la sua indipendenza, lassù si muore di stenti e di bombardamenti.

Un giornalista americano del Financial Time nei giorni scorsi chiese a Lavrov che cosa avesse ispirato l’azione di Putin. La risposta allucinante che si è udita è la seguente: “Putin ha solo tre modelli: Pietro il Grande, Ivan il terribile e la Zarina Caterina la grande”.

Pietro il grande, commenta l’organo di stampa USA, era europeista e cercava di spingere il paese verso quel tipo di civiltà che ancora non aveva acquisito.
Ivan il terribile era un efferato nemico di ogni dissenso e Caterina si accontentava delle apparenze. Si narra infatti, ma sembra essere una storiella da relegare tra le leggende poco attendibili, che Potemkin, il più ascoltato dei nobili di corte, avesse fatto costruire in Crimea una serie di facciate di palazzi dietro le quali non vi era nulla se non i pali per sostenerle.

La zarina, appagata da quelle visioni ed ignara del trucco, considerava i villaggi della Crimea tra i più sontuosi di Russia. La citazione, apparentemente insignificante, da visione, al contrario, della leggerezza con la quale si giustificano azioni di una gravità assoluta quale l’attacco proditorio all’Ucraina. È ormai risaputo che gli stessi più stretti collaboratori di Putin e gli oligarchi, creature adagiate su enormi ricchezze per concessione delle stesso presidente, siano venuti a conoscenza dell’inizio delle ostilità solo poche ore dopo che l’ordine d’attacco era stato impartito alle truppe.

Anche da parte dei più sprovveduti e passivi osservatori, questo fatto non può essere relegato nel novero dei dettagli insignificanti. Il sogno di Putin, l’ambizione di incoronarsi per sua unica ed indiscutibile decisione nuovo Zar, così come fece Napoleone e di ricostituire i fasti dell’antico impero Russo, riannettendo tutti i paesi che un tempo facevano parte della grande Russia, ha spiazzato anche i suoi più stretti collaboratori. Ovviamente, il dissenso non è consentito a quelle latitudini. In caso contrario si potrebbe essere invitati ad un rinfresco durante il quale potrebbe essere servito un buon tè al polonio.

Se diamo per buone alcune indiscrezioni della stampa americana, pare che tra i collaboratori e gli oligarchi di Putin si siano sommessamente manifestate parole di disaccordo sull’azione del
presidente. Ed è evidente che il personaggio in questione sia affetto da una patologia che sempre più spesso, si accompagna alla presa del potere dei diversi dittatori spersi per il mondo: il delirio di
onnipotenza, che non da segni di regressione nonostante il palese fallimento del disegno strategico originariamente concepito. È probabile che si attenda il momento più propizio per ridurre a miti consigli l’uomo che ha sempre risolto l’opposizione al suo pensiero con l’eliminazione del dissenziente. I tragici fatti che da più di anno si susseguono in Ucraina, terra martoriata e devastata dal tentativo russo di farne una delle sue provincie, spingono le comunità internazionali a dare tutto il supporto possibile a questo popolo perché possa difendersi ed evitare di essere fagocitato dalla voracità di Putin. Non è il popolo Russo incriminato, non ha né colpa, né pena di quanto accade, ma sono i vertici del paese ad essere messi in discussione anche se ben si sa che lassù l’equazione è: dissenso/opposizione uguale a carcere e morte.

Con tutti i difetti che si possono riscontrare nelle nostre democrazie occidentali, in buona sostanza, nonostante parentesi di scontri sociali anche duri, abbiamo assaporato la pace e la tranquillità che ci hanno permesso di vivere, di crescere e di entrare a far parte di un più ampio consesso di stati con i quali si sta formando una grande nazione, ancora imperfetta, ma in via di consolidamento: l’Europa. Ora, però, la gente è divisa tra coloro che sostengono la necessità di continuare a mandare armi in Ucraina e coloro che ritengono questo comportamento un errore.

Siamo tutti dell’avviso che dovrebbe essere la diplomazia a dirimere questo feroce conflitto tra invasore ed invaso, ma credo che le alternative oltre la fornitura delle armi siano speranze ancora
lontane. Se non aiutassimo questo popolo a difendersi dall’invasore, come finirebbe il conflitto? Quante azioni diplomatiche sono fallite per l’indisponibilità di Putin a sedersi al tavolo delle
trattative! E come pensate si possa trattare con un monarca assoluto che pone come unica soluzione condizioni decisamente inaccettabili. Pensiamo anche a quanti giovani militari russi,
chiamati alle armi senza preparazione, hanno lasciato la vita sul campo senza aver nessuna responsabilità se non quella di aver dovuto obbedire forzatamente all’ordine di combattere, pena
la reclusione nelle patrie galere.

Abbiamo però la ferma convinzione, dettata dal buon senso, che per trattare sia necessario sedersi al tavolo senza il preconcetto che sia possibile accettare il diktat di una sola delle parti.

Se tutti smettessero di mandare armi all’Ucraina per tenere a freno le mire espansioniste Russe, non sarebbe più possibile, dopo l’invasione del paese, instaurare alcuna trattativa e la fame del
novello Zar lo spingerebbe ad osare ancora di più, spingendolo a violare anche altri confini di nazioni libere ma considerate, ai suoi occhi, territorio russo, in nome di un balzo indietro nella
storia. Pertanto, pur nella speranza della rinascita magnificata dalla seconda sinfonia di Mahler, vorremo veramente che la pace permettesse, nel tempo presente, di vivere in serenità lo spazio che ci è stato assegnato, prima di raggiungere quella vita che tante religioni danno per certo esista dopo il decadimento fisico.

“You shall rise again”. Rinasceremo, ma prima di spiccare il volo verso l’ignoto, vorremmo con tutto il cuore sperimentare la Pace su questo pianeta ed in questa vita.

 

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI