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Bergamo

“Maria Stuarda”, il pubblico incontra il cast: scambio di emozioni prima di andare in scena fotogallery

Pubblico e compagnia, insieme, per parlare di Maria Stuarda, delle emozioni che provano attori e attrici in scena e di quelle che animano gli spettatori nel momento della messa in scena

Bergamo. Ancora una volta i classici hanno fatto centro. In questo caso è Friedrich Schiller, drammaturgo tedesco, uno dei più grandi mai esistiti, vissuto nella seconda metà del ‘700, ad aver raggiunto l’obiettivo. I secoli passano, ma non cambia lo scopo. Aprire una breccia nel cuore e nella mente di chi passa una serata o un pomeriggio a teatro.

Non poteva che essere accolto con estremo calore il debutto al Teatro Donizetti di Maria Stuarda (https://www.bergamonews.it/2023/02/22/applausi-fragorosi-per-il-debutto-della-maria-stuarda-di-schiller-al-donizetti/580872/), dramma in cinque atti scritto da Schiller e rappresentato per la prima volta a Weimar, in Germania, il 14 giugno 1800. Lo spettacolo, che vede alla regia Davide Livermore, regista d’opera e di prosa di fama internazionale, sarà in scena al Teatro Donizetti fino a domenica 26 febbraio, con inizio alle ore 15.30 (altri appuntamenti: venerdì 24 e sabato 25 febbraio, ore 20.30).

I motivi del successo di questa rappresentazione, una produzione del Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino e Centro Teatrale Bresciano, sono molteplici.

“Lo spettacolo ha uno schema ritmico incredibile, una scenografia con simmetria perfetta che diventa unicità – ha commentato Maria Grazia Panigada, direttrice artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, nell’incontro alla sala della musica “M. Tremaglia” con la compagnia. Pubblico e compagnia, insieme, per parlare di Maria Stuarda, delle emozioni che provano attori e attrici in scena e di quelle che animano gli spettatori nel momento della messa in scena.

“Abbiamo visto e vedremo un cast di altissimo livello”, ha sottolineato Panigada. Sul palco due regine della recitazione nei panni di due regine, che si scambiano i ruoli di sera in sera. Laura Marinoni, vincitrice del premio Ubu come miglior attrice non protagonista per Lolita di Vladimir Nabokov, ed Elisabetta Pozzi, vincitrice del David di Donatello come miglior attrice non protagonista il film “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”.

“Lo spettacolo parte da una situazione in cui entrambe le attrici sono uscite dal camerino, sanno perfettamente che dovranno interpretare i ruoli delle due regine. C’è un abbraccio – ha spiegato Elisabetta Pozzi – E poi una scena isterica che ha l’attrice che deve interpretare Maria”. Quell’urlo è il rito di passaggio nel ruolo.

“Abbiamo dovuto studiare le due parti insieme, cosa ha richiesto uno sforzo straordinario – ha aggiunto Laura Marinoni -. È inevitabile crescere ogni sera nel ruolo opposto a quello che fai. Questo ci permette di vivere a pieno il momento presente”.

Quattordici personaggi, solo sette attori in scena e appena quaranta giorni di prove. Per Sax Nicosia (Robert Dudley conte di Leicester), “è stata una occasione straordinaria: alle prove ogni scena veniva ripetuta due volte, una con Laura e una con Elisabetta”. Secondo Giancarlo Judica Cordiglia (William Cecil barone di Burleigh, Melvil, maggiordomo di Maria) “è una vera fortuna poter lavorare con due attrici che rappresentano il teatro. Imparo qualcosa di nuovo ogni sera. Riconosco in loro un continuo studio, regolare su entrambi i personaggi”.

Alcuni membri del cast arrivano a interpretare ogni sera fino a tre personaggi, come Olivia Manescalchi che sul palco è il Cavaliere Paulet custode di Maria, il Conte di Aubespine ambasciatore di Francia e William Davison segretario di stato. “Per me è un’esperienza divertente perché affrontare tre personaggi maschili è entusiasmante – ha detto – Ovviamente difficile: cerco di differenziarli senza farli diventare delle macchiette. Li amo tutti e tre, in tutti loro ho messo un pezzo di me, della mia femminilità”.

Ospite doveroso dell’incontro non poteva che essere Francesco Micheli, direttore artistico del Donizetti Opera Festival. Proprio dal dramma di Schiller trasse ispirazione il compositore Gaetano Donizetti per la sua Maria Stuarda, su Giuseppe Bardari rappresentata in prima assoluta alla Scala il 30 dicembre 1835. “Due regine, Maria Stuarda ed Elisabetta I, l’una prigioniera dell’altra hanno affascinato Donizetti, che ha avuto una costante nella sua carriera: raccontare donne forti, per questo ritenute scomode. Le vicende della famiglia Tudor affascinarono a tal punto Donizetti che diede vita a una trilogia: “Anna Bolena”, “Maria Stuarda” e “Roberto Devereux”, tutte composte tra il 1830 ed il 1837”.

“Nello spettacolo diretto dal geniale Davide Livermore c’è qualcosa di Donizettiano, c’è una partitura che scandisce i tempi. Le regie di prosa e d’opera sono diverse: nella prima è come se il regista diventasse figlio dell’autore perché c’è un dialogo alla pari, nella seconda – come Livermore sa bene – il regista è forse vittima di una qualche forma di soggezione divina nei confronti del compositore” che sia Donizetti, Verdi o Puccini.

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