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Confcooperative Bergamo

Il progetto

Confcooperative e carcere: “Formazione, tirocini e supporto per dare un nuovo futuro ai detenuti”

Le cooperative sociali bergamasche, in supporto alla casa circondariale di via Gleno, e in collaborazione con la rete del territorio, da anni mettono a disposizione le proprie competenze, erogando servizi specifici rivolti alla popolazione carceraria

Rieducare la persona, offrendo nuove risorse affinché, una volta rientrata nella comunità, possa avere un nuovo futuro: l’obiettivo della detenzione è valorizzare il processo di ritorno alla vita sociale libera, attraverso un percorso di sostegno. Le cooperative sociali bergamasche, in supporto alla casa circondariale di via Gleno, e in collaborazione con la rete del territorio, da anni mettono a disposizione le proprie competenze, erogando servizi specifici rivolti alla popolazione carceraria. 

“Le imprese sociali bergamasche, insieme alla direzione del carcere – commenta Fabio Loda, presidente di Federsolidarietà di Confcooperative Bergamo – realizzano progetti che mirano a offrire nuove opportunità alle persone detenute. Dalla formazione professionale all’inserimento lavorativo, fino al supporto psicologico”.

Federsolidarietà: un impegno condiviso 

Le cooperative fanno rete, anche con gli altri enti impegnati, come Mestieri Lombardia e l’associazione Carcere e Territorio: “Vengono proposti in molti casi contesti di tirocinio formativo e orientativo che possano accogliere all’esterno del carcere lavoratori in regime speciale. Numerose sono le cooperative che partecipano a questa iniziativa: Aretè, Ecosviluppo, Berakah, Koiné, il Segno, L’Ulivo, Calimero, Mosaico solo per citarne alcune”, sottolinea Loda.

L’occupazione, secondo le statistiche, insieme all’abitazione sono i fattori che più di tutti abbattono i tassi di recidiva del crimine. Per questa ragione, nell’ambito dell’organizzazione dei tirocini extra curriculari, Confcooperative Bergamo ha istituito un fondo ad hoc per dare continuità dei progetti: “È emersa la necessità condivisa di poter prolungare alcuni tirocini – spiega Loda – Al momento hanno aderito undici cooperative che alimentano il fondo, a cui tutte possono attingere quando ne ravvisano la necessità, proprio nel segno dell’aspetto mutualistico che le contraddistingue”.

Gli sforzi non riguardano solo l’inserimento lavorativo, ma anche il benessere delle persone che si trovano a vivere il carcere in particolari condizioni: “All’interno della casa circondariale è stato attivato un centro diurno, sostenuto da un bando regionale, al fine di accogliere detenuti con fragilità psichiatrica o dipendenze. Cinque cooperative, Gasparina Di Sopra, Bessimo, Pugno aperto, Ruah e Totem propongono laboratori e attività sviluppate per coinvolgere persone, portandole fuori dall’isolamento della cella e fornendo supporto specializzato”.

Carcere e territorio: una rete sempre più allargata

Carcere e territorio Bergamo è un’associazione di volontariato a promozione sociale, partecipata da volontari Garante dei Detenuti da istituzioni locali (Comune di Bergamo, Provincia di Bergamo) Caritas, Camera Penale CSV Confcooperative: “Se dovessimo riassumere la nostra mission – afferma il presidente Fausto Gritti – basterebbe far riferimento all’art 27 della nostra costituzione che obbliga a rendere compatibili le pene con la dignità umana e orientarle a finalità rieducative”.

Mission concretizzata in attività nell’ambito di casa, lavoro, attività all’interno del carcere ed attività di sensibilizzazione sociale e istituzionale per costruire una cultura favorevole a un’esecuzione Penale di comunità che coinvolga tutti gli ambiti della Provincia di Bergamo.

“Per perseguire i nostri obiettivi operiamo in modo articolato e complesso con un importante ruolo di regia – prosegue – in rete con la direzione della casa circondariale, l’Ulepe-Uffici locali di esecuzione penale esterna, le varie istituzioni competenti e le organizzazioni di volontariato e della cooperazione sociale , attive in questo ambito”.

Costruire percorsi basati sulla casa e sul lavoro per le persone che, al verificarsi di determinate condizioni, ne hanno il diritto, sono fattori imprescindibili per i percorsi di recupero e reinserimento: “Lo dimostrano anche i dati sulle recidive che segnalano un calo drastico quando la persona viene messe nella condizione di avere casa e lavoro, e sono una valida soluzione al sovraffollamento del carcere”.

A oggi la popolazione carceraria, prosegue, è composta “principalmente da persone che vivevano in condizioni di povertà educativa ed economica, elementi che contribuiscono a spingere le persone a porsi fuori dalla legalità. Ecco perché è necessario lavorare sia sul tema delle politiche sociali, sia sulla possibilità di accedere alle pene alternative, possibilità concessa solamente se si ha la disponibilità di un posto di lavoro e un’abitazione”.

Rispetto all’housing, l’associazione Carcere e Territorio Bergamo ha a disposizione 12 appartamenti, dove trovano casa persone sottoposte a regimi di semilibertà e affidamento: “Grazie alla collaborazione con Opera Pia Caleppio, che fornisce personale preparato per la gestione di appartamenti”. Rispetto invece all’inserimento lavorativo, “la cooperazione sociale di tipo B contribuisce in maniera significativa nell’offrire nuove opportunità”. Anche 25 Comuni e la Provincia, grazie a una convenzione promossa dall’Associazione, hanno promosso percorsi di integrazione lavorativa per diverse persone”.

Mestieri Lombardia: verso l’inserimento lavorativo

In ambito occupazionale, si inserisce l’attività di Mestieri Lombardia, ente accreditato in Regione Lombardia. impegnato per le Politiche attive del lavoro: “Riusciamo a rispondere ai bisogni, grazie alla presenza capillare sul territorio, garantita dai nostri quattro sportelli di Albino, Bergamo, Brembate di Sopra e Treviglio”, spiega Raffaello Sormonta, il coordinatore provinciale dei progetti rivolti a persone con limitazioni delle libertà personali. 

In stretta collaborazione con l’organizzazione carceraria e la rete degli enti impegnati su questo fronte, se un detenuto dimostra di avere i requisiti, prende avvio il percorso di valutazione: “Quando è in prossimità del fine pena oppure quando è nelle condizioni giuridiche per accedere alle pene alternative previste dall’Ordinamento penitenziario prendiamo in carico la persona, in collaborazione con l’équipe educativa e l’agente di rete di Carcere e territorio, prevedendo una fase di analisi del profilo lavorativo, approfondendo competenze e necessità, organizzando il percorso di reinserimento sociale, attraverso tirocini extracurriculari”. 

Solo lo scorso anno sono state 86 le persone prese in carico, nel 60% inserite nel mondo della cooperazione, nel restante 40% dei casi nei Comuni, in Provincia, nelle aziende profit e consorzi.

“Il tirocinio è propedeutico al lavoro – conclude Sormonta – e ha come obiettivo portare le persone ad acquisire maggiore consapevolezza in un momento estremamente delicato, come il ritorno alla vita sociale. Inoltre, dai nostri dati il 90% delle persone con lavoro non reitera il reato”.

Il laboratorio che sforna “Dolci sogni liberi” 

Imparare un mestiere in carcere è una delle primarie modalità per trovare lavoro una volta tornati in comunità: “La cooperativa sociale Calimero – commenta la presidente Rosa Lucia Tramontano  grazie a fondi regionali, nel 2012 ha avviato all’interno della casa circondariale di via Gleno, un forno di panetteria e pasticceria”.

La formazione, prosegue, “è uno strumento fondamentale di rieducazione. Dà la possibilità di frequentare, per esempio, le scuole medie, superiori o professionali e università. Con il nostro forno insegniamo un mestiere, spendibile poi all’esterno”.

In media, il laboratorio vede impegnati sei operatori più un coordinatore: “Dal 2012 a oggi – sottolinea – abbiamo coinvolto una cinquantina di persone, non solo all’interno, ma anche all’esterno. Nel 2019, infatti, si è aggiunta anche l’apertura di un punto vendita a Nembro, con l’obiettivo non solo di inserire persone detenute, ma anche di divenire un punto di formazione e socializzazione per persone con disabilità, frequentanti in particolare Centri di Formazione Professionale o l’Istituto Alberghiero di Nembro che hanno difficoltà e necessitano di spazi osservativi per mettersi alla prova”.

I prodotti vengono poi messi in vendita o distribuiti: “Il pane viene destinato alle mense delle scuole elementari e alle comunità di accoglienza per stranieri – conclude – oppure ad alcuni ristoranti. Particolarmente apprezzati sono il pane con lievito madre, i biscotti, la colomba e il panettone, tutti distribuiti sotto il marchio Dolci sogni liberi, che è il nome del progetto”.

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