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Camera di commercio

Nel 2022 cala il numero delle imprese attive, Carlo Mazzoleni: “Una tendenza decennale”

A Bergamo sono 82.946. Coinvolti tutti i settori tranne i servizi. In calo anche le imprese artigiane

Bergamo. Cala il numero di imprese attive in provincia di Bergamo al termine del 2022: un fenomeno che la nostra provincia registra ormai da oltre un decennio – unica eccezione il periodo di emergenza pandemica, dove si era osservato un freno alle cessazioni delle attività – e che riguarda tutti i settori, in particolare commercio, costruzioni e manifattura, tranne che i servizi. I dati diffusi dalla Camera di Commercio di Bergamo – riferiti al quarto trimestre 2022 – parlano di una diminuzione del 2,1%, equivalente a 1.766 unità, che porta ad 82.946 il totale delle imprese attive in provincia di Bergamo e a 92.594 le sedi di imprese registrate al 31 dicembre 2022.

“I dati complessivi del 2022 – commenta Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di Commercio di Bergamo – mostrano una progressiva normalizzazione della demografia di impresa rispetto al 2021, dopo gli attriti indotti dalla pandemia. Inoltre, alla fine dell’anno le imprese attive registrano un calo, riprendendo così la linea di tendenza che si osservava da oltre dieci anni e che era stata interrotta dalla pandemia con il valore anomalo in crescita del 31 dicembre 2021″.

Disaggregando il totale per settore economico, i servizi rappresentano il 39,2% delle imprese attive, seguiti da commercio (21,8%), costruzioni (20,3%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,9%). Il commercio (con una variazione assoluta pari a -760 e una variazione tendenziale pari a -4,0%) è il settore che ha accusato le perdite maggiori. A seguire le costruzioni (-683 pari a -3,9%), la manifattura (-312 pari a -2,9%) e l’agricoltura (-20 pari a -0,4%).

I dati di flusso mostrano un calo delle iscrizioni e delle cessazioni nel quarto trimestre 2022 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: le iscrizioni sono 1.096 (-9,0%) e le cessazioni (includendo sia quelle d’ufficio che quelle non d’ufficio) sono 1.266 (-8,8%). Nello specifico, le cessazioni d’ufficio sono state solo 4, mentre le cessazioni non d’ufficio sono 1.262 (-4,5% su base annua). Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -170 unità. Sommando i quattro trimestri dell’anno, i flussi di iscrizioni e cessazioni non d’ufficio si stanno normalizzando rispetto alle anomalie indotte dalla pandemia che aveva visto, da un lato, il rimbalzo delle iscrizioni e, dall’altro, il congelamento delle cessazioni. Rispetto al 2021 le iscrizioni annuali hanno, infatti, avuto un calo (pari a -4,3%) mentre le cessazioni non d’ufficio sono cresciute (+4,9%).

LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE

Il tasso di natalità delle imprese bergamasche registra nel trimestre il valore di 1,2% mentre il tasso di mortalità si attesta su 1,4%. Nel trimestre in esame la dinamica demografica provinciale è quindi negativa in quanto il tasso di mortalità risulta maggiore rispetto a quello di natalità. La somma dei due tassi restituisce poi il tasso di turnover lordo (2,6%), mentre la loro differenza corrisponde al tasso di turnover netto (-0,2%). Il tasso di natalità è maggiore nei servizi (+0,9%), costruzioni (+0,9%), commercio (+0,8%), manifattura (+0,5%) e agricoltura (+0,5%). Il tasso di mortalità, invece, è minore in agricoltura (0,6%). I maggiori i tassi di mortalità si registrano nel commercio (1,6%), nella manifattura (1,4%), nei servizi (1,4%) e nelle costruzioni (1,3%).

In relazione alla natura giuridica, l’impresa individuale è la forma giuridica maggiormente diffusa tra le imprese attive, con un totale di 42.522 ricorrenze, pari al 51,3% delle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (26.062 pari al 31,4%), le società di persone (12.564 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.798 pari a 2,2%). Rispetto al 31 dicembre 2021 sono in crescita solamente le società di capitali, che registrano una variazione tendenziale del +3,0%.

Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-5,1%), le società di persone (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-1,3%). Al 31 dicembre 2022 le imprese straniere attive erano 8.772, pari al 10,6% delle imprese attive totali. In relazione all’anno prima, registrano una variazione tendenziale pari a -8,0%. Le imprese femminili attive sono 17.217 (-0,7% su base annua) e rappresentano il 20,8% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.423 (-2,5% su base annua) e rappresentano l’8,9% delle imprese attive totali.

LE IMPRESE ARTIGIANE

Conteggio a parte è riservato per il comparto artigiano: alla fine del 2022 le imprese artigiane registrate erano 28.952. Le imprese artigiane attive erano, invece, 28.876 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, un calo di 1.161 posizioni e una variazione tendenziale pari a -3,9%. Le iscrizioni artigiane nel trimestre sono state 345 (-15,2% su base annua), mentre le cessazioni complessive, d’ufficio e non d’ufficio, sono state 416 (-13,5% su base annua). Il saldo complessivo risulta negativo con -71 unità (-74 nel corrispondente periodo del 2021).

L’analisi per settore economico mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (12.731 pari al 44,1% delle imprese attive totali), dei servizi (8.245 pari al 28,6%), della manifattura (6.249 pari a 21,6%) e del commercio (1.522 pari al 5,3%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, tutti i settori registrano un calo delle imprese artigiane attive, fatta eccezione per l’agricoltura, che presenta una variazione nulla. Le costruzioni (-715 pari a -5,3% su base annua) presentano il calo maggiore. A seguire la manifattura (-294 pari a -4,5% su base annua), il commercio (-30 pari a -1,9%) e i servizi (-124 pari a -1,5%).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 73,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,3%), le società di capitali (11,3%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,01%). Le società di capitali hanno registrato una variazione tendenziale positiva, pari a 4,5%, rispetto all’anno precedente; le imprese individuali, le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa, mentre le altre forme giuridiche registrano una variazione nulla.

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