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Appunti & virgole

Atalanta alla pari con la capolista, un Ko esagerato e immeritato fotogallery

Grande prova di squadra in una serata spettacolo stile Champions. Lookman una certezza, però non bastano i suoi gol

Una partita che si rivela una sfida degna della Champions. Un po’ come rivedere a Bergamo il Real Madrid o il Liverpool, o il Manchester City di Guardiola. Ma è il Napoli, che ha tenuto testa pochi giorni prima proprio al Liverpool di Klopp, pur perdendo, quel Napoli che si è già mangiato e ha staccato Lazio, Milan, Roma andando a vincere a casa loro. Ne nasce una serata spettacolo, di bel calcio che non avrebbe nulla da invidiare alla Premier inglese, per intensità e velocità di azioni e occasioni da gol, senza un attimo di respiro. E il pubblico, degna cornice di questo confronto al vertice.

Ecco, una cosa storta c’è però alla fine: il risultato.

Perché l’Atalanta non merita di uscire sconfitta, sia pure a testa alta. Non è l’Atalanta timida e assente vista (poco) contro la Lazio, ma è (parola di Spalletti) “una grande squadra, che fa un po’ tendenza, fa giocate di qualità che si vede sono preparate in allenamento e a noi allenatori piace vederla, anche quando non dobbiamo affrontarla”. Tanti elogi, un modo per “capire la dimensione del nostro successo”, aggiunge l’allenatore toscano. Non può essere contento il Gasp, una sconfitta fa sempre male e a maggior ragione se dimostri di saper tenere testa alla capolista. Ma rende merito alla sua squadra, per una prova che dà consapevolezza della sua forza.

Ma che rabbia! La differenza la fanno gli attaccanti, quell’Osimhen lasciato troppo solo sul primo gol, a raccogliere di testa un cross mentre Demiral lo guarda e pare volergli fare una foto, invece che disturbarlo. E poi il bis, con un po’ di complicità nell’errore tra Demiral e Hateboer. Perciò si vanifica il vantaggio su rigore firmato da Lookman, l’unico vero attaccante che può valere, nella Dea, i rivali partenopei. Purtroppo Ademola (mia), un nome una garanzia, non basta per pareggiare i conti con i più scaltri e precisi uomini di Spalletti, anche perché Look sbatte contro la traversa e poi le migliori occasioni passano sui piedi di Hojlund, generosissimo nel pressare e attaccare e però ancora un po’ acerbo nelle conclusioni. Gli manca quel mezzo secondo di anticipo e quei pochi centimetri di precisione che decretano il salto di qualità, da buon giocatore a bomber. Si farà, ha solo 19 anni e la voglia e la qualità per migliorare.

E mentre tv e giornali nazionali ripetono fino alla noia che il Napoli vince sapendo fare a meno della sua stella Kvaratskhelia, forse val la pena ricordare che l’Atalanta non aveva il suo genietto Muriel, uno che qualcosa sa sempre inventare anche a beneficio di Look e non solo. Che Zapata deve rifare rodaggio e tagliando prima di tornare il Duvàn che conosciamo: entra nell’ultima mezz’ora, ma alla fine i più vicini al gol oltre al danesone sono Maehle, Hateboer, gli esterni che sono tornati a spingere come ai bei tempi. Basti ricordare che un anno fa, nelle prime 13 giornate, Zapata aveva segnato 8 gol e dispensato 4 assist, Muriel si era fermato a 2 gol e 2 assist, ma quanto mancano i loro gol…

È anche una Dea che lascia in panchina il quasi insostituibile De Roon, che torna in campo solo per uno scampolo di partita. Eppure è una gran bella Atalanta e il suo pregio principale è proprio quello di saper superare la dipendenza dal fuoriclasse per sfoderare una prestazione che merita solo applausi: il gruppo è solido e compatto e va riconosciuto a Gasperini di aver assemblato un’altra volta un giocattolo da ammirare. Poche squadre in Serie A sanno proporre questo calcio ‘made in Gasp’ di stampo europeo, che ha già dato più volte prova di fare bella figura anche nelle coppe.

Peccato perché la sconfitta non rende giustizia, almeno un pareggio avrebbe reso onore a una prestazione che ha cancellato la serata storta con la Lazio. Comunque questa Atalanta, cresciuta anche come condizione, può finire bene la prima parte, dall’impegno di Lecce (mercoledì 9 alle 18,30) a quello contro l’Inter al Gewiss Stadium domenica 13, di nuovo alle 12,30. Altro scontro diretto, si spera con un finale ben diverso.

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