Fu il nipote, la mattina del 9 luglio 2020, a trovare il cadavere di Maria Antonia Lanzeni, 84 anni, disteso sul letto dell’appartamento di via Trieste in cui viveva con il marito. Lui, Orazio Gualtieri, 81 anni, aveva invece tentato di togliersi la vita non riuscendoci ed era seduto sul divano.
Giovedì l’uomo è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di carcere, con l’attenuante della semi infermità mentale che ha prevalso sull’aggravante del legame affettivo con la vittima.
Secondo le indagini Lanzeni sarebbe stata strangolata dall’uomo con cui aveva vissuto una vita intera prima a Brignano e poi a Treviglio (con due figlie), il quale avrebbe poi cercato di farla finita tagliandosi le vene dei polsi.
Il sostituto procuratore Letizia Ruggeri che ha seguito il caso aveva chiesto 21 anni per Gualtieri, mentre il suo avvocato Luigi Villa aveva invocato l’assoluzione dell’anziano per totale infermità mentale.
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