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Trasporti

Fase 2, il Comitato Pendolari chiede più chiarezza e un fondo per i rimborsi

"Non basta certamente intimare ai viaggiatori di abbandonare gli spostamenti nelle ore di punta"

Il Comitato Pendolari Bergamaschi scrive alle istituzioni, alle associazioni di categoria e alle aziende del Trasporto Pubblico Locale, nonché a tutti i viaggiatori che utilizzano abitualmente i mezzi pubblici con poche righe riguardanti la prossima “Fase di ripresa” delle attività post-emergenza Covid-19. Abbiamo scelto, in tutte queste settimane, un silenzio attento e rispettoso davanti a un’emergenza nazionale che per la città e la provincia di Bergamo ha rappresentato un momento di profondo cordoglio per le tante, troppe vittime di questa epidemia, che non possiamo dimenticare. Il nostro primo ringraziamento – in qualità di viaggiatori del trasporto pubblico – non può che andare ai lavoratori delle aziende del trasporto che, davanti a un momento così difficile per tutti, hanno continuato a fornire un servizio così importante per la comunità e, nel caso di Bergamo, anche per gli stessi lavoratori del settore ospedaliero e sanitario con corse straordinarie e servizi aggiuntivi. Il ringraziamento non può che estendersi alle istituzioni di ogni livello e grado che hanno permesso che il servizio non si fermasse, in condizioni di difficoltà organizzative ed economiche per nulla semplici da affrontare.

Nelle prossime settimane, a partire dalla cosiddetta “Fase 2” che comincerà con il prossimo 4 maggio, il nodo dell’utilizzo dei mezzi pubblici – su ferro o gomma – suona come uno dei nodi più difficili da gestire per garantire sicurezza e al tempo stesso efficienza ai viaggi dei lavoratori che sceglieranno il trasporto pubblico per muoversi e per dare fiato e continuità alle aziende del settore che, come e più di altri comparti, hanno sofferto perdite ingenti da questa crisi.

Riteniamo in questa fase delicata che sia prima di tutto opportuno fornire dati chiari. Non solo riguardo alla capienza dei mezzi, all’organizzazione degli stessi, alla percentuale di servizio che si intenderà offrire all’utenza, ma soprattutto sulla diversificazione dei viaggiatori sul territorio lombardo e bergamasco. Senza gli studenti – in distance learning almeno fino al prossimo anno scolastico e accademico – serve più che mai avere vere statistiche sulla tipologia dei viaggiatori delle diverse tratte, in tutta la Regione. Poiché la tipologia di lavoratori che generalmente si sposta su Milano è appartenente ad attività di servizi e del cosiddetto “terziario”, sarebbe opportuno che Regione Lombardia insieme alle associazioni di categoria e ai sindacati si rivolgesse con forza alle aziende del territorio lombardo, e in particolare di quello milanese, per incentivare e rafforzare l’utilizzo dello smart working. Gran parte dei pendolari bergamaschi che gravita su Milano svolge attività totalmente digitali e in questi giorni di “lock down” ha continuato a svolgere la propria attività grazie alla tecnologia, a distanza e in perfetto allineamento con le necessità delle proprie aziende. Non c’è ragione per smettere di farlo ora che l’emergenza del contagio in Lombardia è ancora così presente.

Pertanto, è importante che soprattutto chi non ha alternative al viaggio con i mezzi pubblici possa continuare a lavorare con questa metodologia perlomeno fino a un quadro più chiaro della situazione epidemiologica sul nostro territorio e fino alla vera diminuzione dei contagi e delle vittime.

L’esclusione di questo tipo di lavoratori dagli spostamenti costanti allevierebbe di gran lunga la pressione sulla possibilità di assembramento sui mezzi pubblici. Permetterebbe infine a Regione Lombardia, alle Agenzie del TPL, a Trenord e alle altre aziende del trasporto di ragionare su numeri più realistici di viaggiatori che non potranno non tornare fisicamente ai loro posti di lavoro.

Venendo al tema delle “fasce di punta”, non basta certamente intimare ai viaggiatori di abbandonare gli spostamenti nelle ore di punta. Spostarsi tra le 7 e le 8 la mattina e tra le 18 e le 19 la sera non è un’opzione data dalla “comodità” di una tale soluzione, ma dalla evidente necessità di rispettare orari di una giornata lavorativa spesso obbligata da 8 ore di lavoro in ufficio e con 2 ore, a volte più, di spostamenti tra casa e ufficio.

Spostare quindi gli orari di ingresso e di uscita è possibile ma con molti limiti, dati certamente da molte altre variabili a partire dalla ricaduta sulle aziende, sulle loro filiere fatte di fornitori e clienti, sulla stessa disponibilità di mezzi di trasporto che spesso proprio nelle “fasce di morbida” subiscono una netta diminuzione e, non ultimo, dalle vite delle persone che ci chiedono presenza in famiglia a determinate ore, per prenderci cura dei nostri cari e delle nostre altre attività.

Riteniamo fondamentale che in particolare Trenord per il trasporto ferroviario ripristini il servizio così come previsto dall’orario pre-emergenziale e che, soprattutto, lavori affinché il materiale rotabile sia ben manutenuto e l’informazione completa a bordo e collabori insieme alle altre aziende come RFI e FN per garantire flussi corretti di viaggiatori tra stazione e treni. Inoltre, poiché sappiamo che guasti e inconvenienti tecnici sono all’ordine del giorno, ci auspichiamo che sia ben chiaro un piano di emergenza (nell’emergenza) che permetta di gestire correttamente soppressioni di treni e gestione di guasti di rete che potranno bloccare la circolazione proprio in un momento in cui eventuali masse di persone in attesa di un treno potrebbero rappresentare non solo una scocciatura ma un evidente pericolo di contagio.

Relativamente all’utilizzo del mezzo pubblico, ascoltiamo da più parti il tentativo di ricorrere all’incentivazione del mezzo personale laddove possibile. Anche in questo caso è fondamentale che questo messaggio – come quello che vede eventuali aperture di ZTL cittadine – sia esclusivamente basato su una situazione emergenziale.

Infatti, è decisivo che nessuno ritenga uno status quo quello in cui il trasporto pubblico venga nuovamente messo in disparte e investimenti già approvati o immaginati con forza invece rallentati o peggio cancellati. La situazione è emergenziale ma il futuro delle nostre città non può, non deve fermarsi all’emergenza data dalla diffusione di un virus che comunque sarà battuto e superato. Le nostre città invece devono tornare – o meglio continuare come in queste settimane – a essere più pulite e vivibili, sicure e libere da traffico congestionante. Il mezzo pubblico collettivo, per gli spostamenti medio-lunghi, e la mobilità dolce, per gli spostamenti più brevi, restano le modalità di movimento più intelligente, più importante sulla quale continuare a investire per il futuro delle nostre società. Altrimenti sì, il virus avrebbe veramente vinto sulle nostre lotte per un territorio più vivibile e meno inquinato.

Per quanto riguarda la questione dei rimborsi di abbonamenti o titoli di viaggio, come Comitato Pendolari Bergamaschi auspichiamo la creazione di un fondo adeguato creato dagli enti istituzionali che da un lato vada incontro alla legittima richiesta degli utenti che non hanno potuto e non possono usufruire dell’abbonamento a causa dell’emergenza e dall’altra aiutare le aziende del trasporto pubblico che – come tutte le imprese in questo momento – stanno soffrendo sia finanziariamente sia economicamente. Ci aspettiamo che sia inoltre presa in esame la valutazione di possibilità di compensazione degli abbonamenti non goduti con sconti sui titoli di viaggio da acquistare in futuro oppure servizi aggiuntivi come l’utilizzo del bike sharing in collaborazione magari con altre istituzioni o aziende. Come scelta personale dei consiglieri del CPB, non richiederemo nessun rimborso di abbonamenti o titoli non utilizzati. Esattamente come gli amanti del teatro e dei musei hanno rinunciato a rimborsi collegati ai loro abbonamenti, proprio per sostenere i rispettivi settori culturali di interesse, riteniamo che noi viaggiatori per primi potremmo, dovremmo essere nel limite del possibile solidali con un comparto già in difficoltà e che rischia veramente di non poter fornire servizi adeguati alle nostre necessità per il futuro.

Restiamo a disposizione delle istituzioni tutte e delle aziende per fornire costantemente pareri e soprattutto feedback durante la “Fase 2” e per sostenere con loro, come sempre, un dialogo proficuo e collaborativo.

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