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Il ricordo

Due anni senza il Mondo, ma la sua Clara lo tiene vivo con tante iniziative solidali

Il 29 marzo 2018 ci lasciava l'ex, tra le altre, di Atalanta e AlbinoLeffe. Finardi: "Era per me come un fratello maggiore"

“Da due anni il Mondo non c’è, ma Clara continua a tenerlo vivo con tante iniziative ed è sempre bello vedere le manifestazioni di affetto e di stima per lui. Perché già era rispettato come allenatore, ma quel che ha fatto per gli altri nel sociale è qualcosa di importante, ha una considerazione eccezionale”. Parla Giancarlo Finardi, che vicino a Emiliano Mondonico è cresciuto come giocatore e poi come allenatore. “Con lui sono stato bene”, aggiunge Giorgio Parretti, “ho vissuto emozioni che restano ancora dentro, soddisfazioni uniche. Figura impegnativa, il Mondo, però molto intelligente”.

Finardi ha vissuto col Mondo fin dai primi anni della sua carriera, alla Cremonese: “Era per me come un fratello maggiore, l’avevo conosciuto a Bergamo quand’ero nella Primavera dell’Atalanta e lui in prima squadra e mi accompagnava lui in auto agli allenamenti. Quando sono andato a Cremona mi ha detto che aveva fatto lui la lista per Titta Rota di quelli della Primavera che gli potevano essere utili. E spesso mi fermavo a casa sua, ero diventato uno di famiglia.

Poi” continua Finardi “l’ho ritrovato all’Atalanta da allenatore e pur mantenendo il rispetto dei ruoli è rimasta immutata la nostra amicizia e l’affetto che ci legava. Da giocatore Emiliano era un anarchico, giocava per divertirsi, giocava da solo. Gli dicevo che a Rivolta gli piaceva dribblare anche le piante… Da allenatore è stato molto abile a creare un rapporto soprattutto con i giocatori più estrosi. Mondo aveva una personalità incredibile e poi era furbo, intelligente. Poi l’abbiamo conosciuto anche per la sua generosità, sempre a disposizione per chi aveva bisogno: a Rivolta d’Adda ha fatto tanto per la sua gente”.

Parretti fa un passo indietro e ricorda: “L’ho conosciuto quand’ero alla Virescit. E io che ho lavorato nella mia carriera solo con due allenatori, devo dire che sono state esperienze bellissime, con Luciano Magistrelli e Emiliano Mondonico. Con Magi ho scoperto l’uomo che fuori dal campo amava l’ambiente semplice dell’osteria e l’Emiliano era uguale: uno e l’altro, gente molto ancorata alla propria terra. Ho iniziato con Emiliano all’Atalanta ed era un Mondo esplosivo, arguto, uno che conosceva benissimo il mondo del calcio. Arrivato in una società retrocessa eppure bravissimo a reggere anche alle contestazioni che c’erano state anche dopo la trasferta in Galles col Merthyr.

Con lui” continua Parretti “ho vissuto in certi momenti più che con mia moglie, Emiliano conosceva il calcio e i calciatori, all’Atalanta ha avuto Prandelli e Stromberg, al Toro grandi campioni. Penso a uno come Fusi, che ovunque è andato ha vinto e il Mondo ha sempre saputo entrare nella testa dei suoi giocatori, Lentini su tutti. Ruggeri mi disse, ti chiamerà il mister per Lentini e il Mondo è stato l’àncora di salvezza per Gigi, poi lo portò anche al Cosenza”.

La capacità di leggere la partita come pochi rendeva speciale il Mondo e Parretti sottolinea: “Emiliano aveva grandi doti di gestione del gruppo, capiva in allenamento come poteva rendere un giocatore e poi a leggere le partite era fuori concorso. Ricordo, un giorno che mi è rimasto impresso tra quelli passati con lui, l’ho raggiunto alla Fiorentina, eravamo solo io e lui nello spogliatoio e gli ho chiesto come avrebbe preparato la partita… Ecco, è stata per me una delle pagine di calcio più belle, ho capito come e cosa poi avrebbe fatto. Oh, non era facile tenergli testa sempre, aveva il suo carattere, ma quella volta eravamo solo io e lui e si è aperto”.

Ritorna un po’ il parallelo con l’uomo Magistrelli: “Con Magi ho vinto una Coppa Italia, lui si era formato come allenatore più vicino a Radice e Trapattoni, aveva una grande attenzione al particolare. Mondo era da grande squadra. Alla fine quel che conta è l’uomo e come l’allenatore sa gestire certe situazioni ed è davvero un piacere ricordarlo, anche se in questo triste momento. Il dispiacere è non averlo ancora qui, però sul campo con Emiliano ho vissuto sei anni intensi ed è stato un percorso a volte difficile ma bello. Poi il rapporto è rimasto anche per la gestione dei giocatori, dei loro contratti. Ma la fortuna è aver avuto, al di là dei giocatori più forti, quelli come Bordin, come Paleni che facevano spogliatoio e remavano tutti dalla stessa parte. E ora” conclude Parretti “l’opera incessante di Clara fa rivivere quella parte del Mondo legato all’assistenza che non era mai emersa pubblicamente. Ma anche e soprattutto questo era Emiliano Mondonico”.

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