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Edilizia

Appalti a Bergamo, nel 2018 previsti interventi per 60 milioni di euro

È complessivamente di circa 60 milioni di euro il piano degli interventi che nel 2018 riguarderà la Provincia di Bergamo, il Comune di Bergamo e UniAcque, le principali stazioni appaltanti.

Ai primi posti a livello nazionale per numero di addetti, il settore dell’edilizia industriale – che fa riferimento ad Ance Bergamo – riguarda una massa salari che, nell’ultimo anno, ha superato i 71 milioni di euro e coinvolge 6.465 operai di 894 imprese. Un comparto che opera, per la stragrande maggioranza, nel settore pubblico e guarda con interesse agli investimenti degli enti locali.

È complessivamente di circa 60 milioni di euro il piano degli interventi che nel 2018 riguarderà la Provincia di Bergamo, il Comune di Bergamo e UniAcque, le principali stazioni appaltanti. Allargando poi l’orizzonte al piano triennale delle opere pubbliche – e considerando anche la maggior parte dei comuni che nella Bergamasca superano i 10 mila abitanti – gli investimenti previsti superano quota 300 milioni. Guarda qui la tabella del Piano delle Opere Pubbliche maggiori in provincia di Bergamo: Tabella sintetica POP

Numeri snocciolati al convegno dedicato al nuovo Codice degli appalti e promosso da Ance Bergamo all’Edilforum della Scuola Edile di Seriate. Al confronto tra imprese e enti locali sono intervenute Raffaella Mariani, relatrice della Legge delega sugli appalti, e Francesca Ottavi, direttore dell’Area Lavori pubblici di Ance.

“Nel nostro settore la ripresa ancora tarda a farsi sentire – ha sottolineato Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo – credo sia obiettivo prioritario e condivisibile la necessità di individuare e mettere a punto tutti quegli strumenti, che il Codice degli appalti, prevede per creare opportunità di lavoro per le nostre imprese e di conseguenza rimettere in moto l’economia del territorio. Abbiamo tradizione ed esperienza, capacità di innovazione e un vero e proprio patrimonio rappresentato dalla professionalità dei nostri addetti”.

Sul dettaglio degli strumenti possibili utilizzabili nella Bergamasca si è soffermato il vicepresidente di Ance Bergamo, Marco Mazzoleni:A livello nazionale registriamo la buona prassi dell’utilizzo della procedura negoziata”.

A fronte delle complessive 40.631 procedure avviate nel 2017 (e che comprendono, a secondo delle caratteristiche dei lavori da appaltare, procedura aperta, affidamenti diretti, sistema dinamico di acquisizione etc), quella negoziata a livello nazionale è la più usata ed è salita lo scorso anno a quota 17.307, rispetto a 9311 procedure aperte e 8733 affidamenti diretti (fonte ANAC).

Questione territoriale a parte, per le imprese dell’edilizia bergamasche, il codice degli appalti è uno strumento ancora incompleto e di non facile lettura.

“L’applicazione del codice, senza alcun periodo transitorio, ha causato incertezze in capo alle amministrazioni pubbliche. Che si è tradotto in un danno per le nostre aziende. Abbiamo registrato infatti, sia in occasione della prima versione del codice nel 2016, che in quella rivista del 2017, un calo del numero dei bandi di gara – continua Vanessa Pesenticausato appunto dalla mancanza di tempo per consentire alle amministrazioni lo studio delle nuove regole da applicare. E gli interventi correttivi del 2017 hanno ulteriormente complicato la situazione, senza contare che ancora mancano, per completare il quadro normativo di riferimento per gli appalti pubblici, numerosi decreti attuativi e le linee guida di Anac”.

Le procedure devono essere semplificate e per Ance Bergamo sono prioritarie:
1. l’eliminazione dell’obbligatorietà della terna dei subappaltatori, quantomeno per gli appalti di valore inferiore alla soglia comunitaria. E’ problematico infatti individuare un nominativo, al momento della partecipazione alla gara, per un rapporto contrattuale che si svilupperà magari a distanza di mesi, e senza considerare le vicissitudini che un subcontraente potrebbe avere nel tempo, magari con una perdita proprio dei requisiti di qualificazione.
2. Sempre in tema di subappalto, è altrettanto auspicabile che il legislatore comprenda quali siano le difficoltà che, quotidianamente, gli operatori economici debbono affrontare per rispettare la quota massima del 30% di subappalto riferita all’importo della gara. Riteniamo pertanto che sia fondamentale una rimodulazione della disciplina del subappalto orientata alle indicazioni contenute nelle direttive comunitarie.
3. il ripristino della versione letterale della procedura negoziata. Il che significa che l’invito delle imprese da parte degli Enti deve avvenire senza l’apposizione di filtri, come ad esempio il sorteggio e l’indagine di mercato, che riducono la possibilità di affidamento di appalti alla pura casualità. Considerando ovviamente che ci deve essere l’applicazione di semplici e chiari sistemi di rotazione, per offrire pari opportunità di lavoro a tutti gli operatori economici qualificati.

“Il Decreto correttivo, a distanza di un anno dall’emanazione del Codice, ha consentito una “verifica sul campo” limando alcuni aspetti che riguardavano una certa rigidità nella fase di progettazione – è stata la replica di Raffaella Mariani, relatrice della legge delega sugli appalti – costituita dall’obbligo di porre a base di gara il progetto esecutivo per tutte le tipologie di opere, avendo assunto come obiettivo prioritario la qualità delle opere, la certezza dei tempi di realizzazione e delle risorse economiche da impiegare. Certamente il Codice per esplicare tutti i suoi migliori risultati richiede il completamento di tutte le norme di attuazione, tra decreti Ministeriali e linee guida emanate dall’ANAC, molti approvati e alcuni in fase di conclusione, ma i risultati iniziano a farsi sentire: lo dimostrano i dati e le statistiche sull’aumento del numero e importi di gare per lavori, del numero e degli importi per gli affidamenti di progettazioni definitive ed esecutive.
L’attuazione del Codice richiede ancora un processo di condivisione e di confronto, importante e proficuo, che coinvolga tutti i soggetti della filiera del mondo delle costruzioni e del mondo istituzionale e degli enti locali, che possa rappresentare un ulteriore passo in avanti rispetto ai contenuti innovativi della riforma, un processo che ha portato a rivedere, già con il Correttivo, alcuni punti che anche le forze imprenditoriali ci avevano segnalato come elementi di attenzione o di criticità per la rapida ed efficace applicazione”.

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