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Il commento cisl

Mercato del lavoro a piccoli passi, “Nuove decontribuzioni per le assunzioni”

Commento Cisl sui dati Arifl del primo trimestre 2017. Meloni: “Occorre rendere meno appetibili i contratti flessibili, fonti di iniquità”

Secondo il rapporto Arifl pubblicato in questi giorni, nell’ultimo trimestre, in Lombardia ci sono stati 350.251 avviamenti contro 302.766 cessazioni dei rapporti di lavoro.

Una differenza che statisticamente non deve ingannare: le cassazioni crescono percentualmente più degli avviamenti, e il saldo rispetto ai dati dello stesso periodo del 2016 segna un -38%.

A Bergamo le cose sembrano andare leggermente meglio: il saldo tra avviamenti e cessazioni è positivo per 4.268 posizioni lavorative, il 28% in meno rispetto ai primi tre mesi dell’anno scorso.

I nuovi contratti hanno riguardato soprattutto il commercio e servizi (17.562), l’industria (10.623) e le costruzioni, che rialzano la testa con 2330 nuove assunzioni. Nel periodo selezionato, il territorio provinciale cresciuto di più è stato quello di Lovere (+13.7%) seguito da Grumello (10.4), mentre Clusone e Romano segnano le performance peggiori( -12 e -17%)

Nel conteggio regionale, i dati Arifl segnalano che da gennaio a marzo, il 38% dei contratti a tempo determinato è stato trasformato in tempo indeterminato, e il 20,6% da tempo parziale a tempo pieno. Si amplia ancora la forbice sul dato di genere: la quota rosa degli avviamenti passa dal 45, 1 al 43,4.

“La situazione del mercato del lavoro a Bergamo, pur confermandosi in graduale miglioramento rimane fluida – commenta Giacomo Meloni, della segreteria Cisl di Bergamo -. Il dato positivo da rimarcare è la crescita del ricorso al contratto di apprendistato, quella negativa , la riduzione del tempo indeterminato, il cui dato, seppur leggermente migliore che per lo stesso periodo del 2016, è largamente inferiore al 2015 quando era in vigore la decontribuzione per le aziende che assumevano a tempo indeterminato. Riteniamo che vada introdotta dal governo una decontribuzione strutturale che faccia costare di meno alle imprese il contratto a tempo indeterminato, rendendo così meno appetibili i contratti “flessibili”, spesso fonte di iniquità per le lavoratrici e i lavoratori”.

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