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Disavventure d'agosto

Lunedì da bollino nero: fortuna che m’ha tamponato un giocatore atalantino

In una giornata stregata, anche i più vieti luoghi comuni possono venire brutalmente ribaltati: e anche nella sfiga più clamorosa può essere che si trovino motivi, non si dice di gioia, ma di tenue soddisfazione. Perché il lunedì di Marco Cimmino è stato davvero di quelli il cui copione sembra scritto dai Monty Phyton...

In una giornata stregata, anche i più vieti luoghi comuni possono venire brutalmente ribaltati: e anche nella sfiga più clamorosa può essere che si trovino motivi, non si dice di gioia, ma di tenue soddisfazione. Perché il mio lunedì è stato davvero di quelli il cui copione sembra scritto dai Monty Phyton: partenza antelucana da Pinzolo, onde evitare il traffico e, inevitabile come la Quaresima, Ford con conducente flemmatico che ti accompagna dalla val Rendena fino a Brescia. Inaggirabile, insuperabile, ineludibile: sessanta all’ora fissi, con picchi negativi da monopattino, sul lago d’Idro.

Arrivo, prossimo all’idrofobia, all’autostrada, che è, miracolosamente, semideserta: sull’altra corsia, autotreni e vacanzieri si accatastano in una coda chilometrica, ma io ghigno e passo oltre. Mal me ne incoglie: mai rallegrarsi delle scrovegne altrui!

Arrivato a Bergamo, punto verso casa: la ragione della mia calata è che devo ritirare una nuova automobile, consegnando al concessionario la vecchia. Come si può immaginare, la cosa, specialmente se pilotata dal Trentino via telefono e computer, si è rivelata un filo macchinosa: assicurazione, documenti, bonifico e tutte le millanta gherminelle che un italiano si trova a dover affrontare per un semplicissimo acquisto. Però, penso mentre percorro via Autostrada, adesso il più è fatto: si tratta solo di consegnare la vecchia, ritirare la nuova e risalire le valli fino a casina bella. Sì, certo.

Arrivo al semaforo di via Baschenis: io ho il verde, un ciclista con dei dreadlocks da fare invidia a Bob Marley ed un’arietta sprezzante, da antagonista in fase antagonistica, sfreccia col rosso, felicitandomi di un’occhiata di disprezzo. Avrei dovuto, coerentemente alla mia opinione su quel genere di gentiluomini, arrotarlo serenamente: stampargli il borghesissimo stemma dell’odiata BMW su quella bella fronte da neanderthaliano. Invece, mio danno, ho inchiodato: col risultato che il cialtrone è sfrecciato via e l’automobilista dietro di me mi ha tamponato con una certa convinzione.

E qui si è ribaltato il luogo comune di cui si diceva: il ciclista, categoria per la quale tifo da sempre e di cui mi onoro di far parte, si è rivelato un perfetto idiota, oltre che un incivile clamoroso. Il tamponatore, invece, con Suv alto di gamma, si è rivelato essere un giovane, mortificatissimo, giocatore dell’Atalanta, con tanto di fidanzata e gatti al seguito: casomai qualcuno non lo sapesse, io odio il calcio e tutto ciò che gli gira intorno. Ma, nello specifico, sui calciatori ho dovuto ricredermi: il mio, come chiamarlo, coincidentato, si è rivelato persona educatissima, civilissima, tutt’altro che arrogante, anzi collaborativa e, lo ripeto, molto dispiaciuta per l’incidente. Tutto il contrario di quel puzzolente villanzone che è stato all’origine della faccenda.

Insomma, non dico di esserne uscito allegro, ma riconciliato col genere umano, perlomeno, sì.

Poi, però, mi sono reso conto del fatto che l’incidente avrebbe complicato enormemente tanto il passaggio di assicurazione quanto la compravendita stessa: dovevo sbrigarmi ad arrivare a casa e a mettere in atto tutte le pratiche che il disastrino implicava. Arrivo a casa mia e mi scaravento in ascensore: il maledetto, che, oltre ad essere il più vecchio ascensore in servizio a Bergamo è anche, di gran lunga, il più infame, tentenna, sforza, vibra e, alla fine, si inchioda a metà tra un piano e l’altro.

Chiamata al tecnico che promette di arrivare in una ventina di minuti: facendo di necessità virtù, e sudando copiosamente in quella specie di sarcofago bollente, mi metto, insieme a Federica, mia moglie, a telefonare qui, a compilare là, a pagare su e a bonificare giù. Mai come in certi momenti apprezzi i tablet! Alla fine, arriva l’omarino degli ascensori, che ci libera dal crematorio: Federica si mette in contatto con l’assicurazione, mentre io vado in banca. Nel frattempo, scopriamo che la vecchia auto aveva un bollo non pagato: vai sul sito della Regione e pagalo, ovvio.

Alla fine, dieci ore dopo essere partiti da Pinzolo, stremati, abbiamo risolto tutto. Manca soltanto la conferma dell’assicurazione. La quale giunge invocata: peccato che la nuova polizza entri in vigore dalla mezzanotte e, quindi, fino a domani la nuova automobile se ne rimane dal concessionario. Che, per inciso, è in val Seriana, cosa che ci ha costretto ad una specie di Cavalcata delle Orobie in Vespa, tanto evocativa quanto inutile, per sistemare tutte le pratiche entro il pomeriggio. Così, mi tocca di rimanere, comunque, una notte a Bergamo: cosa che, nei programmi era da evitare con ogni energia.

Perché, dimenticavo di dirlo, domani è il compleanno di Federica. E’ lei la vittima principale di questa giornata da dimenticare. Speriamo davvero che, con la cena di domani sera, ce la dimentichiamo completamente, e… forza magica Atalanta!

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