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L'intervista

Libera, crescono gli episodi mafiosi in Bergamasca: 35 nel 2015, 25 in 6 mesi nel 2016 video

A parlare è Francesco Breviario, referente provinciale di Libera, associazione che dal 1995 promuove legalità e giustizia: "Un fenomeno preoccupante, dal quale Bergamo e provincia non sono immuni. Solo nel 2015 sono 35 gli episodi segnalati nel nostro dossier, a giugno 2016 siamo già a quota 25".

“Prima regione nel giro d’affari del traffico di droga, nel riciclaggio di soldi sporchi. E tra le prime per aziende e beni confiscati. Sono sempre più convinto che la Lombardia dovrebbe chiamarsi “Lombalabria”. A parlare è Francesco Breviario, neo referente provinciale di Libera, l’associazione nata nel 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia: “Un fenomeno preoccupante e ormai assodato – continua – che non risparmia nemmeno Bergamo e provincia”.

Già referente per la legalità di Cisl Bergamo e Lombardia, impiegato all’ospedale Papa Giovanni XXIII, Breviario spiega che “la logica dell’infiltrazione al nord, intesa come sporadico inserimento delle mafie nell’economia legale, è ormai superata”. Piuttosto, si dovrebbe parlare di “un vero e proprio radicamento”.

A favorirlo, “la disponibilità del mondo imprenditoriale, politico e delle professioni ad entrare in rapporti di reciproca convenienza con l’organizzazione”. Ovvero, il cosiddetto “capitale sociale” delle mafie, “vere e proprie arterie di collegamento tra la società civile e la criminalità organizzata, dal quale nessuna categoria professionale è esente”. E gli episodi di cronaca sono lì a dimostrarlo: si va dagli avvocati ai piccoli, medi e grandi imprenditori, fino a medici, funzionari pubblici e politici.

Un radicamento frutto della capacità d’adattamento delle mafie e di un modus operandi che col tempo è diventato sempre più sofisticato. Meno violenze e intimidazioni, e più compartecipazione: “Proprio come un camaleonte, la mafia riesce ad adattarsi all’ambiente circostante. Un pericolo reale anche al nord, che nessuno riesce o forse vuole vedere”.

Un proliferare silenzioso; un virus dalla quale non sono immuni nemmeno la nostra città e la nostra provincia: “Chi minimizza fa il male della comunità – attacca Breviario -. Dagli anni sessanta sono 314 gli episodi riconducibili ad attività mafiose raccolti nel dossier di Libera Bergamo”, aggiornato al 31 dicembre 2015 sulla presenza della criminalità organizzata sul nostro territorio. “Abbiamo tutte le figurine dell’album – racconta -: droga, sequestro di persona, riciclaggio, sfruttamento della prostituzione, corruzione, e chi più ne ha più ne metta… L’unica’ figurina’ che ci manca è quella di un’amministrazione sciolta per mafia”. Tra gli episodi più eclatanti, ricorda la scoperta nel maggio del 1990 a Rota Imagna della più importante raffineria di eroina del Nord Italia.

Soffermandosi sulla stretta attualità, invece: “solo nel 2015 sono 35 gli episodi segnalati”, praticamente uno ogni dieci giorni, “mentre a giugno 2016 siamo già a quota 25”. Segno, dunque, di un possibile e probabile aumento a fine anno.

Molti degli episodi monitorati sono avvenuti in provincia, “ma la città va sempre tenuta d’occhio, proprio perché sembra dare più garanzie d’insospettabilità”. A ulteriore conferma della presenza della malavita sul nostro territorio ci sono poi i beni confiscati: circa una trentina. A Berbenno, Foppolo, Gorlago, Suisio, Terno d’Isola e altri paesi della nostra provincia. Alcuni sono diventati la sede di case famiglia, associazioni e cooperative, altri sono in attesa di essere assegnati o di fondi che facciano partire i progetti.

Progetti che ha in cantiere Libera, associazione che al momento conta circa 200 iscritti singoli: “Il nostro obiettivo è quello di promuovere la cultura della legalità e creare una presa di coscienza laddove ancora non c’è. La consapevolezza, del resto, è la prima arma da utilizzare per debellare il fenomeno”. E ancora: “Ci piacerebbe rendere la nostra casa aperta al dialogo e allo scambio con i vari enti e associazioni, in modo da rendere sempre più capillare la nostra presenza sul territorio”. Infine, una promessa: “Entro la chiusura dell’anno nascerà un terzo presidio in Valle Seriana, che andrà ad aggiungersi ai due già esistenti in Bassa pianura e Isola bergamasca-Valle Imagna“.

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