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Bergamo

“Il mercante di Venezia” tra polarità, riflessioni e le lotte di sempre: rappresentazione monstre al Donizetti

Lo spettacolo, in scena al Teatro Donizetti, trovare il giusto modo di racconta molti aspetti della società di ieri e di oggi

Bergamo. Ci sono l’idilliaca Belmonte e la ben più spietata e fredda Venezia; ebrei e cristiani; donne e uomini, e donne che si camuffano da dotti giovanotti; ricchi e poveri; amore e odio.

Ci sono Shylock, Antonio, Bassanio e Porzia, Lorenzo e Jessica, Graziano e Nerissa, Lancillotto, Tubal, Salerio, Solanio, il Doge, i Principi spasimanti della facoltosa e bella ereditiera di Belmonte. Luci e ombre, spazi e tempi.

C’è la regia magistrale di Paolo Valerio, abile nel trasmettere ciò che vuole senza che il resto venga meno.

Ci sono, soprattutto, le lotte di sempre a fare da sfondo a un avvicendarsi di polarità che muovono la scena.

C’è tutta la modernità di un’opera (commedia? Tragedia? Tragicommedia?) shakespeariana che muove lo spettatore verso un pensiero consapevole. Nei confronti della fame e del materialismo dell’usuraio ebreo davanti alla generosità di quello che lo stesso regista definisce un “(apparentemente) martire cristiano”, Antonio. Che, una volta liberato dalla pena che difficilmente lo avrebbe sottratto alla morte, non tarda a infliggerne una al nemico, imponendogli la conversione. Prescrivendogli ciò che non è mai stato e mai sarà – a cui Shylock non rinuncia, però, pur di tenersi cara la pelle. Perdendo così tutta la dignità rimastagli.

Ci sono, di contro, gli amori passionale, accorto e garbato e nel mezzo un destino che li sceglie e li fa essere.

C’è così tanto, di ieri e di oggi, ne “Il mercante di Venezia”, che trovare il giusto modo di raccontarlo in un insieme coeso e coerente è impresa ardua. Eppure, l’intento riesce splendidamente a Valerio, la cui regia si presta all’indiscutibile bravura degli attori in scena: Franco Branciaroli, Giulio Cancelli, Piergiorgio Fasolo, Emanuele Fortunati, Lorenzo Guadalupi, Mauro Malinverno, Francesco Migliaccio, Dalila Reas, Stefano Scandaletti, Mersila Sokoli, Valentina Violo.

Ne risulta un’ovazione: d’altronde, non sarebbe potuta finire che così.

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