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Contro il green deal

Gli agricoltori bergamaschi protestano in strada, la Coldiretti a Bruxelles: e in Regione bagarre Lega-Pd

Respinta mozione urgente dell'opposizione, il bergamasco Malanchini: "Le proteste di questi giorni figlie degli errori commessi da chi comanda in Europa"

Non si placano le proteste degli agricoltori, decisi a mantenere dritta la linea sulle sfilate dei trattori per le strade lombarde, come sta accadendo anche in molti altri Paesi europei, per far sentire la propria voce e chiedere una profonda revisione del Green Deal, l’insieme delle iniziative politiche proposte dalla Commissione europea per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e che, tra gli altri interventi, prevedono una nuova normativa sul monitoraggio dei suoli, un regolamento sulle piante prodotte mediante tecniche genomiche e misure per ridurre i rifiuti alimentari.

E se a Melegnano, nel Milanese, il presidio degli agricoltori ha preso di mira da giorni la zona dell’ingresso dell’A1, martedì una trentina di trattori ha dato vita a un sit-in di protesta firmato “Riscatto agricolo” anche a Cologno al Serio: l’obiettivo è sempre quello di sensibilizzare i legislatori, nazionali e continentali, a modificare le decisioni prese su temi quali carne coltivata, gasolio agricolo, nuova Politica Agricola Comune e monosuccessione.

Mobilitazioni che sono sconfinate, simbolicamente, anche a Palazzo Lombardia dove maggioranza e opposizione non se le sono mandate a dire.

Ad accendere la miccia, la richiesta di trattazione urgente di una mozione sul tema dell’agricoltura proposta dal Pd, nella quale si chiedeva di attivare presso Finlombarda una linea agevolata di sostegno al credito per i produttori di latte e carne bovina per uno stanziamento di 15 milioni di euro.

“Regione Lombardia sembra non rendersi conto che il settore agricolo lombardo sta attraversando un momento terribile dovuto agli effetti della crisi climatica, all’aumento dei costi di produzione e delle materie prime, all’inflazione e al precario quadro politico-economico internazionale – ha sottolineato il consigliere del Pd, Matteo Piloni – eppure basterebbe leggere i numeri: il prezzo medio alla stalla del latte lombardo a dicembre 2023 ha visto una riduzione del 18,33% su dicembre 2022; l’indice di redditivita’ della produzione di carne bovina del 2023 è in contrazione rispetto al 2022; il numero di vacche nutrici nell’Unione Europea continua a diminuire, causando così una riduzione dell’offerta di carne bovina ed un aumento dei prezzi”.

Mozione prontamente respinta dal consiglio regionale. 

“Sull’agricoltura non ci facciamo dettare l’agenda dal Partito Democratico, visto che in Europa è la prima forza che appoggia le politiche green folli e scellerate che stanno mettendo in difficoltà il settore agricolo della Lombardia e di tutta l’Europa – ha motivato la scelta Giovanni Malanchini, consigliere regionale bergamasco nonché Responsabile del Dipartimento agricoltura della Lega Lombarda per Salvini Premier – Le proteste degli agricoltori in diverse capitali europee a cui stiamo assistendo ormai da diverse settimane sono la conferma degli errori fatti finora da chi comanda a Bruxelles, ovvero i socialisti di cui fa parte il Partito Democratico. Ricordo che Regione Lombardia con i Complementi Regionali per lo Sviluppo Rurale (CSR) metterà a terra 834,5 milioni di euro negli anni 2023-2027 a supporto dell’agricoltura e allevamenti lombardi e proprio per questo diciamo no a mozioni pretestuose, oltretutto presentate da chi non è credibile su queste materie. Spiace, inoltre, ricordare agli sbadati rappresentanti del PD che Regione Lombardia ha attivato il tavolo del latte già a settembre e il tavolo per la filiera della carne bovina a novembre, col fine di studiare misure strutturali a sostegno dei comparti, a dimostrazione che la Lega – conclude Malanchini – è al fianco degli agricoltori e degli allevatori, contrariamente a chi insegue certe follie green e altro non fa che danneggiare il settore agroalimentare e il nostro preziosissimo Made in Italy che tutto il mondo ci invidia”.

Chi invece ha deciso di andare direttamente alla fonte è Coldiretti Bergamo, con il direttore Carlo Loffreda che nel tardo pomeriggio di mercoledì 31 gennaio si è imbarcato su un volo in direzione Bruxelles, per portare la protesta contro la politica agricola europea là dove viene presa la maggior parte delle decisioni. 

“Ciò che ci preme, in questo momento, è trasformare le proteste in proposte – ha spiegato – Da tempo contestiamo una politica agricola europea che non ci soddisfa, perché non va incontro alle esigenze degli agricoltori. La nostra opposizione al Green Deal è nota già da un anno e siamo stati gli unici a protestare contro le politiche folli dell’ex Commissario Timmermans: ora approfittiamo dell’incontro in agenda tra tutti i primi ministri per tornare a farci sentire”.

Obiettivo principale è quello di migliorare la politica agricola comunitaria che, sottolinea Loffreda, “in molti fattori taglia le gambe ai produttori. Produrre deve tornare ad essere conveniente e va assolutamente eliminata quella porcheria che impone di tenere il 4% dei terreni a riposo”.

Con Regione Lombardia, invece, il dialogo è più disteso: “Ci sono ragionamenti che con loro portiamo avanti da tempo – ha concluso il direttore di Coldiretti Bergamo – C’è una proficua collaborazione su tanti aspetti ma su altri, come fauna selvatica e nitrati, si potrebbe fare meglio. C’è un profilo di ragionamento importante, ma è chiaro che ci sia ancora molto da fare perché i problemi degli agricoltori non si risolvono solo con le proteste di strada. C’è bisogno di ascolto e che le nostre istanze vengano portate in Europa, dove si scrive gran parte del regolamento che ci riguarda, ma anche a livello nazionale e regionale”.

 

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