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Arte e polemiche

Il don di Caravaggio: “Il coccodrillo di Cattelan appeso nel battistero di Cremona? Immorale e fuori luogo”

Maurizio Pedretti, vicario del Santuario di Caravaggio, ribadisce: "Cattelan è un provocatore e non l’avrei mai messo nel battistero. Menomale che tra poco l'opera finirà il suo periodo espositivo"

Caravaggio. “Immorale e fuori luogo”. È con queste parole che don Maurizio Pedretti, 63 anni, vicario del Santuario di Caravaggio, ha condannato il coccodrillo “Ego di Maurizio Cattelan, l’animale tassidermizzato appeso per le zampe posteriori al centro della cupola del battistero di Cremona.

La contraddittoria opera finirà il suo periodo espositivo il 2 novembre, per la felicità del prelato, che ha commentato: “Il vero artista, come dice Cattelan, non è quello che fa il quadro, ma quello che lo vende. Il problema non è lui, ma chi ha permesso l’installazione dell’opera: per me, oltre a essere fuori luogo, è anche una scelta immorale”.

Secondo gli studiosi, nel passato i coccodrilli venivano equiparati ai draghi, come nel racconto biblico di San Giorgio, e proprio per questa ragione in alcune chiese ci sono rappresentazioni di questi animali come prigionieri. “Ego“, arrivato in città in occasione di Cremona Art Week, è però lontano da questa visione, perché è l’autoritratto di Cattelan, che lo ha scelto riconoscendo nell’animale quello più simile alla sua personalità.

L’opera era già stata esposta nel 2019 (anno della sua realizzazione) alla mostra personale dell’artista al Blenheim Palace di Oxford, assieme a “La nona ora“, che raffigurava papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite.

Pedretti, grande intenditore d’arte moderna, conosce bene il passato del celebre Cattelan e le sue opere più estreme – dai bambini impiccati agli alberi di Milano al cavallo (sempre tassidermizzato) esposto nel 2009 alla Tate Modern di Londra, sul cui fianco era stato piantato un cartello con la scritta “INRI” che rimandava alla morte di Gesù – e non risparmia le critiche al mercato dell’arte moderna. Secondo il vicario, infatti, da quando l’arte è approdata a New York è in mano a galleristi e venditori che mercificano la creatività e decidono con criteri arbitrari il valore delle opere e la sfortuna – o, in questo caso, la fortuna – degli artisti.

“Io di arte moderna me ne intendo. Amo tanti artisti, come Finzi, Licata e Biasi, che sanno interpretare al meglio la bellezza, ma Cattelan proprio no – ha commentato don Pedretti –. È un provocatore e non l’avrei mai messo nel battistero, infatti avevo espresso il mio pensiero a riguardo già all’indomani dell’inaugurazione, con una lettera diretta a chi aveva detto di sì all’opera. Ma tant’è, qualcuno ha deciso che quello era il suo posto ed è rimasta lì per cinque mesi. Meno male che adesso, finalmente, se ne va. Forse dal coccodrillo usciranno poche lacrime, ma da me e molti altri ci saranno invece lacrime di gioia”.

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