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Verso il voto

Europee, il risiko della Schlein e la corsa di Gori tra i fedeli di Bonaccini

Nel collegio Nord-Ovest la sfida è aperta e il sindaco di Bergamo se la vedrà con Maran, Pizzul e Fiano. E restano le incognite Patrizia Toia e Irene Tinagli

Bergamo. Le Europee, il primo vero banco di prova per Elly Schlein? Così pare. Cominciano a delinearsi i primi movimenti e i primi tentativi di abbozzare una lista, quella del Pd, con i nomi dei papabili, interessati a correre per l’appuntamento oltralpe fissato, insieme alle amministrative, per il 9 giugno. Sul piatto tanti candidati, alcuni dei quali sembrano essersi già sfilati da una partita che resta tutta aperta.

Una sfida che prevede 25 posti, per quanto concerne il collegio Nord Ovest che vede in primo piano Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria. In pole position, anche l’attuale sindaco di Bergamo Giorgio Gori.

Il primo cittadino del capoluogo non ha mai fatto mistero di voler allargare i suoi orizzonti politici, specie dopo i due mandati, il secondo in via di compimento, che l’hanno visto protagonista nella sua città. Ma, ai nastri di partenza, la corsia sembra un po’ affollata, tanto che alla segreteria del Pd si cominciano a contare le caselle con Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano ed europarlamento nelle file Dem che pare abbia scelto la ritirata, mentre Massimiliano Smeriglio pronto, così pare, a correre nella lista Alleanza Verdi Sinistra Italiana.

Ma prima ancora di fare l’elenco, la partita deve essere costruita sulle intenzioni, quelle cioè di dar vita ad una scelta più legata alla sinistra, della quale la stessa Schlein si è fatta portavoce fin dai tempi delle primarie per la poltrona al Nazareno, o quella di lanciare candidature che rappresentino più una sintesi con l’area di Stefano Bonaccini, presidente del partito e competitor diretto, costretto a lasciare il passo dopo il voto dei gazebi. Come dire, da un lato rilanciare a sinistra sui grandi temi dell’Europa, della transizione ecologica e molto altro, dall’altro salvaguardare la leva dell’ala più riformista del partito.

E Gori? Sicuramente giocherà la sua partita, in mezzo ad altri colleghi che certo non staranno a guardare. Se la partita del Sud Italia sembra essere tutta in mano a Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente di Anci, con a seguire Loredana Capone, Sandro Ruotolo e l’uscente Pina Picierno, diverso è per la Lombardia, con molti che si sono già messi la pettorina senza la garanzia di schierarsi ai blocchi.

Stando alla percentuali dell’oggi, dei 25 immaginabili sul collegio in questione, potrebbero passarne 5-6, di cui uno sicuramente uscente dalla Liguria, e potrebbero essere Brando Benifei, eurodeputato dal 2014, sostenuto dall’area dei giovani Dem, o Andrea Orlando. Uno, poi, pescato dal Piemonte.

Per il Centro c’è in lizza Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria e il sindaco di Firenze Dario Nardella, insieme a Matteo Ricci sindaco di Pesaro. Più incerto l’incastro nord-orientale con Bonaccini in forse e Chiara Valerio, intellettuale e scrittrice, che potrebbe avere delle chance.

In questo modo la Lombardia potrebbe puntare a 3-4 eletti. Saluti e baci agli uscenti, Pierfrancesco Majorino, Giuliano Pisapia, Patrizia Toia e Irene Tinagli. Se sui i primi due si è già messa la x, con Majorino impegnato al Pirellone e l’ex sindaco di Milano che ha già dichiarato la sua non intenzione, sul resto restano delle incognite. Anche per il nome di Toia, che sembra essere tornata in auge nonostante sia l’europarlamentare più longeva.

Ma il punto vero della questione sono e restano le preferenze e le alleanze che si potrebbero creare, a partire proprio dalla città di Milano.

Lo schema delle Europee vede infatti sul piatto, più che il gioco delle coppie, quello del tris, con tre candidati, di cui uno di genere diverso, pronti ad andare a braccetto, in virtù del numero delle preferenze da esprimere. E il primo banco di prova sarà proprio il cercare di carpire e capire i possibili incastri, stando a vedere se, proprio nella città della Madonnina, i presunti candidati si faranno forza tra di loro, lasciando indietro gli altri.

Per quanto riguarda l’area Bonaccini, al momento, la scelta pare essere tra Gori, Maran, Pizzul e Fiano. Chi di loro ha più possibilità di farcela? La risposta sta proprio nel concetto di opportunità.

A far pesare l’ago della bilancia a favore di Gori ci sarebbero sicuramente la sua esperienza, la sua larga riconoscibilità, l’apprezzamento dei cittadini e la visibilità anche a livello nazionale. E se anche la geometria su Milano non dovesse vederlo protagonista, potrebbe comunque rientrare nella lista del Collegio ed essere profeta non in patria per via del consenso raccolto negli anni anche lontano da Bergamo, forte della rete di legami costruiti al di fuori del perimetro regionale.

Di contro, invece, potrebbero pesare le dichiarazioni fatte a dicembre 2022 all’all’Huffington Post: “Se vince Schlein potrei lasciare il Pd. Ma quale eccesso di liberismo, serve il mercato ben temperato di Prodi e un nuovo laburismo”.

Parole che certo non sono passate inosservate, anche se dalla direzione nazionale del partito giurano che sia acqua passata.

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