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Cinema

La recensione

“La sirenetta”, Ariel ritorna grazie alla buona prova di Halle Bailey in un film che non si prende rischi

Nuovo remake live action dei Classici Disney, basato sul racconto di Andersen e sul film d’animazione del 1989. Buona prova degli attori, contro ogni sterile polemica, ma qualche dubbio rimane rispetto alla realizzazione formale e tecnica

Titolo: La sirenetta
Titolo originale: The Little Mermaid
Regia: Rob Marshall
Paese di produzione/anno/durata: Stati Uniti/2023/135 min.
Interpreti: Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Javier Bardem, Melissa McCarthy, Daveed Diggs, Awkwafina, Jacob Tremblay, Noma Dumezweni, Art Malik

Programmazione: Cinema del Borgo Bergamo, Arcadia Stezzano, Cineteatro Sorriso Gorle, Garden Clusone, Iride-Vega Costa Volpino, Sala della comunità Branzi, Starplex Romano di Lombardia, Anteo SpazioCinema Treviglio, UCI Cinema Curno, UCI Cinema Orio

Un confronto-scontro tra culture diverse, tra terra e mare, tra vecchio e nuovo, che vede un futuro solo attraverso la comprensione del diverso. Confronto che muove le fila del remake live action La Sirenetta, rivisitazione del classico d’animazione Disney del 1989, nei cinema dal 24 maggio.

Diretto da Rob Marshall, ripropone la storia della Sirenetta in chiave disneyana (molto più edulcorata rispetto all’originale racconto di Andersen), che vede la giovane e ribelle Ariel (Halle Bailey), figlia di Re Tritone (Javier Bardem), appassionarsi al mondo umano, fino ad incontrare il principe Eric (Jonah Hauer-King). Dopo averlo salvato durante un naufragio, decide di disobbedire al padre (contrario a qualunque confronto con gli umani) e seguire il suo cuore, tanto da desiderare una vita sulla terraferma. Un desiderio che può essere realizzato da Ursula (Melissa McCarthy), perfida strega del mare, che può trasformare Ariel in un’umana in cambio della sua voce, con il fine di mettere le mani sulla corona del fratello e diventare regina del mare.

Se il classico d’animazione può essere definito come il film che ha dato una svolta netta alla produzione della Casa di Topolino (in quello che in molti definiscono il Rinascimento Disney degli anni Novanta), il remake diretto dal regista di Chicago e del sequel di Mary Poppins rischia di farsi ricordare per la sterile polemica riguardante la scelta di far interpretare la Sirenetta ad un’attrice afroamericana. Al netto che l’intento della Disney guarda principalmente al mercato ed a tutto ciò che ne consegue piuttosto che ad una reale esigenza di inclusività (che pare ormai una forzatura), la scelta della giovane Halle Bailey risulta azzeccata. L’attrice è perfettamente calata nella parte di una giovane che si scontra con le scelte del genitore per seguire un proprio desiderio, la scoperta di un mondo allo stesso tempo vicino e lontano, che proprio per questo risulta affascinante. La discussione e le polemiche riguardanti il colore della pelle di una sirena paiono invece, francamente, ridicole. Ottima anche Melissa McCarthy nell’interpretazione di una strega Ursula che rende al meglio la propria suadente capacità persuasiva, con la quale nasconde forti desideri di vendetta e rivalsa.

Come nel film d’animazione, la trama si dipana grazie alla storia d’amore tra Ariel ed il principe Eric, due giovani che, in maniera opposta, nutrono la propria curiosità verso l’ignoto. Se Ariel custodisce tutti i doni che il mare le offre in seguito a numerosi naufragi (tra cui il celebre “arricciaspiccia”), Eric spinge le proprie navi nel mare in tempesta per riportare a casa materiali, oggetti ed alimenti sconosciuti. Una curiosità che offre una reale riflessione verso la paura dell’ignoto (e quindi del diverso) da scacciare solo attraverso la sete di conoscenza, una curiosità verso altri popoli e culture che diventa reale messaggio di inclusività. Curiosità che deve essere nutrita anche a costo di scontrarsi con i genitori, come nei più classici racconti di formazione. Ariel non comprende un padre preoccupato che la ostacola nelle proprie scelte, anche se si scopre che la madre è stata uccisa proprio dagli uomini, mentre la mamma di Eric non può capire l’amore del figlio nei confronti di una sirena. In questo ultimo caso, la Disney sembra tirare un po’ troppo la corda, con la figura di un ragazzo bianco adottato da una famiglia afroamericana nobile dopo essere sopravvissuto in un naufragio: un bilanciamento forzato che solleva più dubbi rispetto alla tanto criticata scelta dell’attrice protagonista.

Il confronto tra terra e mare perde molto però sotto l’aspetto della coesione visiva. Mentre la terraferma ricorda paesaggi che spaziano tra Giamaica e New Orleans, la rappresentazione del mare di Rob Marshall offre delle buone sequenze acquatiche che virano però troppo spesso verso il buio. Per quanto riguarda l’utilizzo del 3D, poi, sembra non esserci una precisa volontà registica di sfruttare la tecnologia, lasciata solo come intrattenimento che nulla offre però in merito ad una costruzione funzionale dello spazio scenico (lontano dall’ottimo lavoro di Cameron in Avatar: La Via dell’Acqua). L’utilizzo della CGI cerca di rendere al meglio le movenze dei corpi di sirene e tritoni nell’acqua (non sempre riuscendo nel compito), mentre risulta spesso disturbante nella rappresentazione fotorealistica del granchio Sebastian, del gabbiano Scuttle e del pesce Flounder, brutta copia degli iconici personaggi del film d’animazione.

“La Sirenetta” rimane comunque il classico film per famiglie che strizza l’occhio anche alle generazioni nostalgiche cresciute con l’adattamento originale. Non a caso, quindi, la colonna sonora riprende grandi classici di Alan Menken e Howard Ashman come Under the Sea (In fondo al mar) e Kiss the Girl (Baciala), perdendo però la magia delle coreografie animate. Un film che resta a metà tra l’avventuroso e il musical, ma nelle oltre due ore della pellicola alcune canzoni risultano superflue, persino irritanti, ad un pubblico che abbia superato l’età adolescenziale. Rimane comunque un buon lavoro, che come di consueto non si prende grossi rischi in fase di realizzazione, trainato da una polemica sterile per un prodotto che, sotto sotto, non si allontana dal fine ultimo della Disney nel proporre questo tipo di remake.

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