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L'operazione

Truffe nell’edilizia, indagati sette bergamaschi: lunga lista d’accuse, sequestri per oltre 162 milioni

Un arrestato in carcere, due ai domiciliari e obbligo di dimora per gli altri quattro: secondo gli inquirenti sarebbero membri di un'associazione per delinquere finalizzata all'indebita compensazione di crediti tributari e previdenziali inesistenti, alla commissione di reati fiscali, alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio e all'auto-riciclaggio

Sette indagati destinatari di altrettante misure cautelari, uno in carcere, due ai domiciliari e quattro con obbligo di dimora, tutti residenti in provincia di Bergamo e accusati di essere membri di un’associazione per delinquere finalizzata all’indebita compensazione di crediti tributari e previdenziali inesistenti, alla commissione di reati fiscali, alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio e all’auto-riciclaggio.

È il risultato dell’operazione scattata all’alba di giovedì 9 febbraio, quando i carabinieri del gruppo Tutela Lavoro e i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica milanese, hanno dato esecuzione ai provvedimenti cautelari nei confronti di un imprenditore edile di 57 anni di Palosco (in carcere), del fratello 60enne e della nipote di Calcinate (ai domiciliari). Disposto l’obbligo di dimora invece per la moglie del 60enne, per due donne della Val Cavallina e un altro nipote residente a Cividate.

Per i reati contestati sono state eseguite 45 perquisizioni nei confronti di 22 indagati e oggetto di sequestro preventivo beni per 162.750.973 euro.

Le indagini, avviate nel 2016 a seguito di un accesso ispettivo in un cantiere del Pavese in materia di vigilanza tecnica, salute nei luoghi di lavoro e legislazione eseguito dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Pavia, hanno permesso di individuare una serie di società assistite da un unico dottore commercialista che, mensilmente, portavano in compensazione i contributi assicurativi e previdenziali relativi alla numerosa manodopera utilizzata, vantando crediti d’imposta risultati inesistenti.

Lo sviluppo delle attività investigative, portate avanti dai nuclei specializzati dei carabinieri di Pavia e Milano e dalla Guardia di Finanza di Milano, ha poi permesso di scoperchiare una vera e propria struttura associativa che si rendeva responsabile della commissione di diversi reati: indebita compensazione di debiti previdenziali e assistenziali per almeno 59 milioni con inesistenti crediti Iva, Ires ed Irap; reati fiscali per ulteriori 58 milioni (dichiarazione infedele, omessa presentazione della dichiarazione Iva, omesso versamento di ritenute e omesso versamento di Iva); bancarotta fraudolenta, con una distrazione complessiva di quasi 100 milioni e un passivo nei confronti dell’Erario quantificato in 173 milioni; riciclaggio e auto-riciclaggio per importi pari almeno a 73.391.430 euro.

Nello specifico, gli inquirenti hanno accertato l’esistenza di un articolato sistema di frode nel settore dell’edilizia finalizzato a dissimulare somministrazioni irregolari di manodopera attraverso fittizi contratti d’appalto e subappalto e alla sistemica evasione dei relativi oneri fiscali e previdenziali, mediante il meccanismo della compensazione con crediti di imposta inesistenti.

Un sistema che prevedeva la creazione di numerose società a responsabilità limitata intestate a prestanome e di fatto, nella maggior parte dei casi, prive di qualsiasi operatività pur avendo un numero consistente di lavoratori dipendenti; la dissimulazione di somministrazioni irregolari di manodopera attraverso fittizi contratti di appalto/subappalto, a favore di società terze; la compensazione di oneri fiscali (che restavano a carico delle società di comodo) con crediti d’imposta inesistenti, con immediata liquidazione delle società al primo avviso di accertamento e tentativo di tutela dell’Erario; il trasferimento su base settimanale del denaro, illecitamente accantonato e distratto con il sistema descritto, delle società costituite ad arte da conti italiani verso conti esteri (soprattutto in Croazia) dai quali, attraverso il sistema dei cosiddetti “spalloni” veniva prelevato in contanti e reintrodotto in Italia.

A quest’ultimo proposito, il 24 gennaio 2017 erano già stati eseguite delle perquisizioni e un sequestro nei confronti di 6 indagati a seguito dei quali era stata intercettata a Palazzolo sull’Oglio una vettura che trasportava contanti per 770mila euro occultati nel vano motore: il denaro, provento dell’attività di riciclaggio, era stato da poco ritirato da una banca croata. Contestualmente uno degli indagati, il 57enne imprenditore di Palosco, fu arrestato in quanto trovato in possesso di due pistole calibro 7,65 con matricola abrasa.

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