• Abbonati
Bergamo

Proteste contro il film anti-abortista: “Denunciata minorenne tra le manifestanti fuori dal Capitol”

I fatti dello scorso 24 giugno, quando alcune decine di persone si sono riunite in via Tasso per protestare contro la proiezione della pellicola "Unplanned-La storia vera di Abby Johnson"

Bergamo. Venerdì 24 giugno, oltre due mesi fa: quel giorno alcune decine di cittadine si erano riunite davanti al cinema Capitol di Bergamo, in via Tasso, per protestare contro la proiezione della pellicola “Unplanned-La storia vera di Abby Johnson”. Tra slogan e cartelli, la loro voce si era alzata per difendere il diritto all’aborto e denunciare un film da loro percepito come minante la legge 194 del 1978.

Ora, dall’assemblea Bergamo Città Transfemminista, si apprende come una minorenne – tra i manifestanti quella sera – sia stata convocata in Questura per la consegna di una denuncia riguardante i fatti. Le accuse nei suoi confronti sarebbero di manifestazione non autorizzata e violenza privata. Ma nell’atto di notifica si farebbe cenno anche ad altre 25 persone in concorso. “Come possono delle persone che non bloccano né strada né marciapiede, che non usano oggetti di offesa, che non toccano nessuna persona in transito e che non impediscono l’accesso alle sale, nelle quali le proiezioni si sono regolarmente svolte come programmato, compiere una violenza privata su qualcuno? Per questo confidiamo che il paradosso venga messo in luce dalle autorità e che la denuncia non abbia un seguito”.

Nelle accuse rivolte alla minorenne, e ad altre 25 persone stando a quanto si fa cenno nella notifica. L’assemblea puntualizza: “L’utilizzo di un capo d’accusa come violenza privata, per di più a carico di una ragazza minorenne in una manifestazione a sostegno di una legge dello Stato, sembra quasi essere un monito per tutte le persone che vogliono una piena applicazione della legge, che superi gli  ostacoli creati dall’obiezione di coscienza – quasi al settanta per cento in provincia – e renda l’interruzione volontaria di gravidanza meglio fruibile in una regione che permette  l’aborto farmacologico solo a un venti per cento delle donne. Troviamo che questa denuncia e le accuse non abbiano nessun tipo di fondamento e ribadiamo la necessità, oggi più che mai, di approfittare degli spazi di agibilità democratica ancora presenti per difendere la legge 194/78. Inoltre, questa notizia ci arriva a ridosso del 28 settembre, giornata internazionale dell’aborto sicuro. Per questo nei prossimi mesi torneremo a riempire gli spazi della nostra città per rivendicare il diritto all’autodeterminazione dei nostri corpi. Se toccano una, toccano tutte: sorella non sei sola”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI