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Bergamo

Trent’anni dalla strage di Capaci: tanti studenti in ricordo di Falcone

Nelle scuole e sul territorio sono state organizzate numerose iniziative per sensibilizzare su legalità e antimafia

Bergamo. Sulle gambe di tanti studenti e studentesse bergamaschi hanno camminato le idee di Giovanni Falcone.

Sono state numerose le iniziative nelle scuole che si sono susseguite durante la giornata della commemorazione dei trent’anni dalla strage di Capaci, segno che molte cose sono cambiate in meglio, da Palermo a Bergamo, e che il sentimento di ribellione e impegno è forte tra i giovanissimi, soprattutto se consideriamo che fino a qualche anno fa non si parlava di mafia al Nord e il fenomeno veniva sottovalutato.

Oggi, invece, sono proprio quelle regioni, Lombardia, Emilia, Liguria, Val D’Aosta, Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige, che per decenni credevano di essere immuni, a costituire il centro nevralgico degli interessi economici di organizzazioni criminali, della ‘Ndrangheta in primis, come testimoniano le relazioni semestrali al Parlamento della Direzione investigativa antimafia.

Dalle 10 alle 11 gli studenti e le studentesse dell’Istituto Superiore Caterina Caniana hanno visto il Webdoc, realizzato da Rai Cultura, che ripercorre una delle pagine più drammatiche della storia del nostro Paese e della lotta alla mafia: quella della sequenza dei fatti di Capaci e via D’amelio avvenuti a Palermo nel 1992. Alla visione del documentario è seguito un momento di riflessione sul lavoro portato avanti dai giudici Falcone e Borsellino e sull’importanza di continuare a ricordare. Gli stessi studenti hanno poi riportato su un lenzuolo bianco alcune delle frasi più significative della lotta alla mafia.

Anche all’ISIS Mariagrazia Mamoli è stato proiettato il documentario “I semi del ’92” di Salvatore Cusimano, giornalista che ha seguito i fatti di cronaca dal Maxiprocesso alla stagione delle stragi.
A offrire un quadro quanto più esaustivo e approfondito circa le infiltrazioni nella bergamasca ci ha pensato il Coordinamento Libera di Bergamo, che in serata ha organizzato in Sala Viterbi – col patrocinio della Provincia – l’incontro volto a presentare i Dossier 2020 e 2021 riguardanti “le mafie, la criminalità organizzata ed economica nella provincia di Bergamo”.

Al tavolo era presente il giornalista Luca Bonzanni, autore e curatore dei dossier, Francesco Breviario, referente provinciale dell’associazione Libera, David Gentili, componente del Comitato Antimafia del Comune di Milano e Max Pavan che ha moderato il dibattito.

Il quadro che emerge dal Dossier. che mette insieme notizie riguardanti fatti di cronaca giudiziaria, processi riconducibili o connessi a fenomeni mafiosi, sentenze, articoli di stampa, dichiarazioni istituzionali in terra orobica, report della DIA e di Legambiente, è decisamente allarmante e da non sottovalutare.

L’emergenza sanitaria legata al Covid ha indubbiamente rappresentato per la criminalità organizzata un’occasione per trarre vantaggio e innervarsi nel tessuto economico legale del territorio.
Basti pensare che in cinque anni i beni confiscati, sparsi su 45 comuni, sono aumentati del 39%, passando da 128 nel 2017 a 170 nell’aprile 2022.

Sono aumentati altresì i sequestri di droga e secondo il report periodico della Direzione centrale per i servizi antidroga del Ministero dell’Interno sono stati posti sotto sequestro 276 chili nel 2020 e 437 chili nel primo trimestre del 2022.

Da questi dati si evince quanto sia radicata e presente anche l’organizzazione criminale di matrice albanese che secondo la DIA risulta “ben strutturata e attiva nell’importazione e nella successiva vendita all’ingrosso di droghe” e che, stando anche a quanto riferito da David Gentili nella sua relazione, la droga è il core business in Lombardia della mafia albanese che sta crescendo ed è aiutata dalla ‘ndrangheta a riciclare.

Non dimentichiamoci che nel 2018 è stata identificata una casa a Osio Sotto, dove una famiglia albanese gestiva una maxi raffineria; nel 2020 a pochi passi da Bergamo, Fontanella, la squadra mobile di Milano ha scoperto e sequestrato una raffineria di eroina, arrestando tre albanesi. Nel 2021 nel quartiere della Malpensata a Bergamo, sempre a proposito di droga, sono stati sequestrati 170 chili di hashish all’interno di un box.

Se la ‘ndrangheta, secondo il dossier 2020/2021 di Libera, in bergamasca è l’organizzazione criminale più radicata, la mafia albanese è quella che ricicla poco, la camorra è quella più sommersa e dedita alla infiltrazione economica, la mafia pugliese, invece, è poco presente.

Un fenomeno in aumento negli ultimi anni è quello dell’usura e delle estorsioni, che riguarda soprattutto le piccole aziende: secondo Ascom Confcommercio Bergamo gli imprenditori percepiscono con grande preoccupazione tali fenomeni ed emerge il tema della difficoltà a denunciare, nonostante sia cresciuto negli anni il numero di denunce; nel 2016 ne sono state registrate 2, nel 2018 3, nel 2020 10.
Dal 2020 al 2022 sono aumentati gli episodi raccolti e registrati nel Dossier tra blitz, indagini, sequestri di droga, frodi, estorsioni. Da 46 nel 2020 a 63 nel 2021, circa un evento alla settimana. Sempre nel 2021 vi sono state 1952 segnalazioni di antiriciclaggio in bergamasca da parte della Banca d’Italia, il 27% in più rispetto ai 1923 casi nel 2019.

Una questione che ha sollevato diverse criticità e che ha fatto molto discutere è quella di cui ha riferito David Gentili, quella relativa alle interdittive antimafia, ovvero quel procedimento che permetteva di etichettare le aziende in odor di mafia e prevederne la chiusura. Dal 6 novembre invece la Prefettura comunicherà alle aziende eventuali sospetti e le aziende in questione nei due mesi successivi potranno aprire una sorta di trattativa che può durare anche un anno, periodo in cui le stesse aziende, a differenza di prima, potranno continuare a lavorare con gli appalti.

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