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Arte

Dal 23 aprile

“Il latte dei sogni”: alla Biennale di Venezia 213 artisti di 58 nazioni

Per pensare in modo non apocalittico ma creativo alla fine della centralità del genere umano, al tramonto di vecchie certezze e all’emergere di nuove prospettive

La 59esima Biennale di Venezia prende il via il prossimo 23 aprile (cerimonia di premiazione e inaugurazione alle 12) dopo un anno di sospensione dovuto alla congiuntura del Covid.

Ci basiamo sulle anticipazioni e sulle parole di presentazione della direttrice di questa edizione, Cecilia Alemani, per fornire uno sguardo d’anteprima sulla grande kermesse lagunare.

Il Latte dei Sogni” è il titolo preso a prestito da un libro per bambini di Leonora Carrington, un’artista vicina ai surrealisti che durante la seconda guerra mondiale fugge dall’Inghilterra in Messico e che in quegli anni inizia a disegnare per i suoi figli storie fantastiche di creature ibride sui muri della propria casa, per poi raccoglierle in un taccuino e infine in un libricino intitolato “The Milk of Dreams”.

Cecilia Alemani ha voluto scegliere le figure di trasformazione della Carrington come compagne di un viaggio che attraversa le metamorfosi dei corpi e le definizioni di umano. E ha contattato durante il lockdown dal suo appartamento di New York centinaia di artisti con i quali ha intrattenuto via zoom conversazioni che lei ha definito “intimistiche e confessionali”, condividendo con loro uno strano senso di “intimità da fine del mondo”.

Ha così confezionato un grande evento che include 213 artiste e artisti da 58 nazioni, provenienti da regioni e paesi che normalmente non sono inclusi in mostre internazionali: oltre 180 nomi non hanno mai partecipato nell’esposizione veneziana, 80 sono le nuove produzioni, 26 sono gli artisti italiani. Cinque i Paesi presenti per la prima volta: Camerun, Namibia, Nepal, Oman, Uganda.

E soprattutto, per la prima volta negli oltre 127 anni di storia dell’istituzione lagunare, la Biennale include una maggioranza preponderante di artiste donne e soggetti non binari, scelta che riflette un panorama globale di grande effervescenza creativa.

 

Biennale Venezia 2022

 

Tre le tematiche principali che si intrecciano in mostra, non sotto forma di sezioni ma di tracce diffuse in modo fluido e armonico nel percorso espositivo: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, la connessione tra corpi e terra. Si tratta, sottolinea Alemani, dell’affermarsi del pensiero postumano, della fine cioè della centralità dell’uomo, del suo farsi macchina e del suo farsi terra.

Molti artisti e artiste mettono perciò in discussione la figura universale e prettamente occidentale dell’essere umano, opponendo al modello rinascimentale e illuminista un’alleanza diversa, corpi fantastici ed esseri permeabili. Con la fine dell’antropocentrismo, nella visione della direttrice, si celebra una nuova comunione tra gli esseri, il pianeta e altre forme di vita in un rapporto non gerarchico o estrattivo, ma di armonia e di simbiosi.

Il Latte dei Sogni” si articola nelle sedi classiche della Biennale, il Padiglione centrale e il complesso dell’Arsenale di cui sono occupate le Corderie, le Artiglierie e tanti spazi esterni fino al Giardino delle Vergini.

L’evento alterna opere e produzioni contemporanee a piccole mostre tematiche, che Alemani ha chiamato “capsule del tempo”, raggruppanti opere di autrici e autori in particolare del Novecento che si sono cimentati con i temi della rassegna affrontandoli in un periodo completamente diverso. Grazie a queste capsule, che portano in Italia moltissimi prestiti di opere mai viste in Europa, la kermesse si vuole proporre come “transtorica”, mettendo in dialogo il contemporaneo e il passato, anche a distanza di varie generazioni, includendo tante controstorie e storie di esclusione.

La rassegna, però, non include solo artisti visivi, ma anche intellettuali, scrittori, scrittrici e persone che con i loro racconti di vita hanno immaginato nuove possibilità dell’essere, riprendendo in questo una mostra che si tenne nel ‘78 ai Magazzini del sale, curata dall’artista Mirella Bentivoglio, che radunava 80 artiste donne che lavoravano con la poesia visiva e la poesia concreta.

Fino al 27 novembre la 59esima Biennale di Venezia, insomma, si propone come un’occasione per pensare in modo non apocalittico ma creativo alla fine della centralità del genere umano, al tramonto di vecchie certezze e all’emergere di nuove prospettive. Per provare a superare attraverso l’arte i mali più sconvolgenti del nostro tempo: pandemie, discriminazioni, guerre.

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