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Il debutto dell'autore

“La voce del bosco”, il libro fantasy dello scrittore-giardiniere Simone Cattaneo

Ambientata nel Medioevo, la storia racconta di come una guerra interna all’impero di Còral rompe gli equilibri tra le maggiori potenze del regno e offre il terreno per una serie di cospirazioni dalle quali ognuno dei protagonisti cerca di trarre profitto

Carobbio degli Angeli. Della natura ha fatto non soltanto l’oggetto del suo mestiere – quello del giardiniere – ma anche del suo primo romanzo. Da sempre appassionato di scrittura Simone Cattaneo, 33 anni, di Carobbio degli Angeli e di professione artigiano, ha coronato ad ottobre 2021 il suo sogno di pubblicare La voce del bosco.

Edito da Europa Edizioni, La Voce del Bosco è un romanzo di fantasia ma non il classico fantasy spiega Simone: “Non ci sono elfi e non ci sono nani. C’è la magia, ma è la magia che nasce dall’interazione con la natura”. Nella cornice di un contesto fantastico – un mondo immaginario in un continente sperduto nell’oceano -, al centro del libro c’è però una trama umana.

Ambientato nel Medioevo, la storia racconta di come una guerra interna all’impero di Còral rompe gli equilibri tra le maggiori potenze del regno e offre il terreno per una serie di cospirazioni dalle quali ognuno dei protagonisti cerca di trarre profitto. “Non c’è l’anello da portare in salvo, il mostro da uccidere o il cattivo da sconfiggere. Ci sono le storie di uomini normali e diversi, tutti alla ricerca di qualcosa in questo intrigo politico e pronti a fare il proprio gioco. Non c’è distinzione netta fra il bene e il male, e forse è l’aspetto del libro che mi piace di più”.

In questo contesto bellico e di mistero legato alla foresta oscura di Mismar c’è un mondo da ricostruire e che si rigenera direttamente dalla terra. “È un mondo che rigermoglia e rifiorisce dagli alberi, da cui nascono tre popoli inventati. Uno dalle foglie, uno dalle radici e uno dagli esseri umani. Essendo rinati dalle piante, quei pochi esseri nelle cui vene scorre ancora questo primo sangue hanno poteri magici”.

Il legame con la natura è ciò che sta alla base de La Voce del Bosco e in particolare, secondo Simone, la necessità di ristabilire con lei un contatto: “Più ci allontaniamo dalla natura, dagli alberi, dal fiume che scorre, più è facile perdere la via e incappare negli errori umani come l’egoismo. La speranza del romanzo è il desiderio di riportare gli uomini nella giusta direzione”.

Tra le pagine c’è tutta la conoscenza della vegetazione di Simone nella descrizione del bosco, della sua flora e di come le piante rispondono al mutare delle stagioni. Ma c’è anche il rapporto con la natura, una relazione che diventa uno stile di vita ma soprattutto fonte di benessere: “Nel libro ho riportato le immagini del mio lavoro ma ho cercato anche di riavvicinare la gente alla natura. Lavorandoci a contatto, rispetto ai miei coetanei che non fanno questo mestiere, mi sento distaccato, mi sento diverso. Stare a contatto con la natura mi fa sentire appagato”.

È proprio in un momento di intensa connessione col mondo circostante che Simone ha trovato l’ispirazione per La Voce del Bosco. “Ho avuto un flash quando è nata la mia prima figlia. Mentre guidavo tornando dall’ospedale alle due di notte ero talmente entusiasta, talmente slegato da qualsiasi cosa da sentirmi libero. E lì ho avuto l’illuminazione che aspettavo da tanto. La prima immagine che mi è venuta in mente pensando alla nascita di mia figlia è stata quella del fiorire di una pianta”.

Tra elementi storici e di formazione, l’aspetto principale del libro è sicuramente quello del fantastico. Un fantastico che è anche linguistico. Nella narrazione si scorge infatti una lingua che sembra il dialetto bergamasco, ma solo in apparenza. “Come in ogni fantasy ci deve essere una lingua nuova. E così ho preso alcune parole sia dal dialetto bergamasco che da quello comasco, ne ho ripreso le logiche del parlato e le ho modificate rendendole più fantasiose. I nomi delle città nel romanzo ad esempio prendono spunto dai paesi reali della provincia come Gaverin e Endin”. Questo linguaggio fantastico compare anche in copertina attraverso il motto: “…pontà nin Bufa tachès…” (“Ricorda, non puoi fermare il vento”).

Alla sua prima apparizione come romanziere, Simone si è affidato ad un consulente letterario per curare La Voce del Bosco. A seguirlo è stata Elena Pagani, assessore alla Comunicazione, alla Gentilezza e ai Servizi Sociali del comune di Castelli Calepio, professionista del mondo della scrittura: “Simone è stato molto bravo nel seguire i miei consigli, dalla cura della forma alla descrizione di luoghi e personaggi. Sono orgogliosa perché la bravura e la fantasia c’erano già ma è molto migliorato. Il suo è un fantasy sui generis, capace di mantenere un forte contatto con la realtà. È talmente innovativo da risultare quasi un genere nuovo”.

La Voce del Bosco è il risultato di oltre due anni di revisione, ma non è un punto di arrivo: “È l’inizio di una saga – rivela Simone -. Ho appena finito di scrivere il secondo libro. Il primo ha l’obiettivo di lasciare al lettore un dubbio: chi legge deve chiedersi come mai i personaggi, alla continua ricerca di qualcosa di nuovo, abbiano agito in quel modo. Il seguito darà la risposta a questa domanda”.

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