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La panoramica

Nella giungla dei rider in cerca di diritti e contratti: a Bergamo sono “fantasmi”

Un fenomeno senza dubbio in crescita, ma di ancora difficile inquadramento: qualcosa si muove anche a livello sindacale, con la partecipazione alla manifestazione "No delivery day" dello scorso 26 marzo.

La prima mossa, su un’ideale scacchiera, l’ha fatta Assodelivery, l’associazione del settore del cibo a domicilio che rappresenta alcune tra le piattaforme più note, come Deliveroo, UberEats e Glovo. A settembre dello scorso anno, infatti, ha siglato l’intesa con il sindacato Ugl per un contratto collettivo nazionale specifico per i ciclofattorini “per la prima volta in Europa”, avevano esultato le parti.

Un accordo che ha scatenato un domino nel mondo dei riders, con Cgil, Cisl e Uil che avevano immediatamente alzato le barricate definendolo “illegittimo” e “penalizzante”, nonché raggiunto grazie a un interlocutore “di comodo”.

La seconda conseguenza di quella firma è arrivata invece dall’interno, con JustEat che pochi giorno dopo l’entrata in vigore ha deciso di abbandonare Assodelivery e continuare in solitaria sulla propria strada.

Quale? Quella dell’assunzione dei rider, decisione figlia anche della fusione di qualche mese prima con l’olandese Takeaway.com con successiva applicazione del cosiddetto modello “Scoober”, che prevede l’inquadramento dei rider come lavoratori dipendenti e non più autonomi.

Avendolo già attivato in 12 Paesi e oltre 140 città, con il coinvolgimento di oltre 19mila riders, il gruppo JustEat Takeaway.com ha iniziato ad applicarlo anche in Italia a partire dal mese di marzo: il piano di sviluppo prevede l’introduzione del nuovo modello in 23 città nel corso del 2021, partendo da Monza per poi planare su Brescia con l’assunzione di 90 rider ai quali viene riconosciuto il contratto collettivo nazionale del settore Logistica, Trasporto, Merci e Spedizioni.

Una scelta che è stata accolta con favore da Cgil, Cisl e Uil, che l’hanno sottoscritta, e che la stessa società aveva presentato l’11 novembre 2020 al tavolo di confronto aperto al Ministero del Lavoro, nel quale periodicamente si discute delle tutele riservate ai rider.

Il contratto Assodelivery-Ugl

In sintesi il contratto siglato tra Assodelivery e l’Unione Generale del Lavoro prevede di mantenere l’inquadramento dei rider nell’ambito del lavoro autonomo, con l’aggiunta di alcune garanzie, tra le quali copertura assicurativa e dotazioni di sicurezza.

Nel dettaglio, invece, l’accordo prevede un compenso minimo pari a 10 euro per ora lavorata, cioè in proporzione al tempo per svolgere ogni consegna, e un minimo orario di 7 euro l’ora, anche nel caso di assenza di proposte di lavoro, per un minimo di quattro mesi dall’apertura di ciascuna nuova città.

Garantite anche alcune indennità integrative pari al 10, 15 e 20% in corrispondenza di una, due o tre condizioni tra lavoro notturno, festività e condizioni meteorologiche sfavorevoli, e l’introduzione di un sistema premiale da 600 euro ogni duemila consegne effettuate.

Per i rider che assumono il ruolo di dirigenti sindacali è prevista una quantità stabilita di giornate e di ore a loro destinate.

Nel campo della sicurezza, le dotazioni quali indumenti ad alta visibilità e casco per chi va in bici sono a carico delle rispettive piattaforme e possono essere rinnovati rispettivamente ogni 1.500 e 4.000 consegne effettuate.

Il contratto introduce una copertura assicurativa gratuita contro gli infortuni (Inail) e per danni conto terzi, oltre al tema della formazione obbligatoria e ulteriori opportunità formative, con particolare riferimento a corsi per la sicurezza stradale e per il trasporto degli alimenti.

Vengono specificati, infine, la volontà di contrastare il caporalato e il lavoro irregolare e l’adeguamento delle singole piattaforme al fine di evitare discriminazioni e garantire pari opportunità e tutela della privacy.

Il contratto “Scoober” di Just Eat firmato da Cgil, Cisl e Uil

Il contratto prevede l’applicazione di festività, lavoro straordinario, ferie, malattia, maternità/paternità secondo quanto regolamentato dal CCNL. La retribuzione segue le tabelle previste dal CCNL con un compenso orario che di norma non sarà inferiore a 9 euro sino alla maturazione di un’anzianità lavorativa della durata complessiva di due anni.

Ad un salario orario di partenza di 8,50 euro si aggiunge infatti il premio di risultato di 0.25 euro a consegna e l’accantonamento del TFR, oltre alle eventuali maggiorazioni per il lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno.

Nel caso di Brescia sono previsti diversi regimi orari di part time (da 10, 20 o 30 ore), i turni vengono pianificati mediante un’app dove il rider dà la sua disponibilità per la settimana successiva e Just Eat, considerando la preferenza, procede alla pianificazione della settimana lavorativa.

Ai rider che già consegnano con Just Eat in città come lavoratori autonomi, viene proposto un contratto di lavoro con monte ore settimanale calcolato sulla media delle ore lavorate nel periodo precedente. La proposta di assunzione è fatta contattando direttamente i rider e dando loro la priorità di assunzione.

Sono previste inoltre indennità a titolo di rimborso chilometrico per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne, ciclomotore o bicicletta, e l’applicazione piena e integrale delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza e consegna di tutti i DPI previsti dalla normativa vigente, e dotazioni di sicurezza gratuite come casco, indumenti con inserti ad alta visibilità e indumenti antipioggia e zaino per il trasporto del cibo, oltre a igienizzanti e mascherine anti-Covid. Inoltre, in aggiunta alle coperture assicurative fornite dagli istituti di previdenza ed assistenza pubblici (INPS e INAIL) a tutti i dipendenti sarà fornita un’assicurazione nel caso si verifichi un incidente grave sul lavoro.

Ai rider assunti viene offerto un training dedicato con 12 ore di formazione base e specifica sulla professione e sul tema salute e sicurezza, quali parti integranti del lavoro e regolarmente retribuite, insieme a una visita medica periodica di idoneità al lavoro.

La situazione a Bergamo

Proprio per la natura di quelli che sono stati, finora, i contratti dei rider è difficile non solo avere numeri precisi, ma anche fare una stima sull’ampiezza del fenomeno che, però, è indubbiamente in crescita e fortemente a favore di mercato.

Tra le piattaforme rappresentate, al momento delle nostre richieste, a Bergamo risultano esserci lavoratori di Deliveroo, UberEats e Glovo, nessuno di JustEat, alla cui tecnologia però diversi ristoranti si affidano per le ordinazioni che consegnano poi in autonomia.

Le aree interessate sono ancora poche, molto ben localizzate: in città e hinterland, ovviamente, e nelle zone ad alta intensità commerciale, come Treviglio, Curno, Orio al Serio e limitrofi.

Il numero dei lavoratori è soggetto a grandissima variabilità: secondo i sindacati si può parlare di una cinquantina di rider fissi, che lavorano ogni giorno con partita Iva e impegnati già da prima della pandemia, più un’altra cinquantina di “occasionali”.

Numeri che cozzano pesantemente con quanto ci ha riferito la sola Deliveroo, che nell’ultimo anno a Bergamo e provincia ha registrato la collaborazione di oltre 400 rider al servizio dei suoi 63 ristoranti del centro storico, 34 della Malpensata, 6 di Redona, 65 tra i quartieri San Paolo-San Leonardo, 37 nell’area di Orio al Serio-Azzano San Paolo, 61 a Curno, 4 a Grassobbio, 9 tra Zanica e Stezzano e 28 a Treviglio.

Una dimostrazione di quanto, ancora oggi, le sigle sindacali facciano fatica a entrare in contatto con un mondo che non riesce a trovare un preciso inquadramento tra le categorie tradizionali, in continua oscillazione tra la logistica e gli atipici.

Il ruolo e il parere dei sindacati

Eppure qualcosa si è mosso e ne è una dimostrazione la manifestazione “No delivery day” del 26 marzo scorso, che anche a Bergamo ha portato in piazza una trentina di rider: “La partecipazione per questo tipo di lavoratori è sempre stata fredda – spiega Francesco Chiesa di Nidil Cgil Bergamo – Il presidio di fronte al McDonald’s di Piazza Marconi a Bergamo è stato un segnale importante. E da quel momento è aumentata la richiesta di informazioni al sindacato. Noi ci siamo sempre stati e ci saremo sempre: intercettarli è facile, portarli alla partecipazione sindacale lo è molto meno. Dall’anno scorso hanno iniziato a riconoscere di più il nostro ruolo, siamo stati noi insieme al Comune di Bergamo a dotarli di mascherine in piena pandemia”.

Manifestazione rider

La convivenza con il virus ha cambiato anche la tipologia dei lavoratori: “I numeri sono in crescita e molti di loro sono ex lavoratori, tanti del mondo dello spettacolo che hanno avuto bisogno di un’occupazione dopo la chiusura di teatri e cinema – continua Chiesa – Quando riapriranno con regolarità queste attività probabilmente smetteranno di farlo. Nell’ultimo anno queste figure, insieme ai cassintegrati, hanno innalzato l’età media. La maggior parte di chi lo fa in modo continuativo sono studenti o giovani in generale che attendono di trovare lavoro. C’è invece chi lo fa da sempre, soprattutto stranieri e richiedenti asilo”.

Concorda col collega Giacomo Ricciardi, segretario Uil Trasporti Bergamo: “Molto difficile che un rider si rivolga al sindacato, anche solo per il corretto inquadramento – ammette – C’è ancora tanta paura di essere messi da parte. La situazione che vediamo è molto critica: non hanno orari di lavoro, devono essere sempre a disposizione, vengono chiamati quando c’è bisogno. Per noi condizioni insostenibili. Quello che possiamo dire a questi lavoratori è senza dubbio che non devono avere paura nel chiedere aiuto e farsi aiutare da un sindacato. Se non lo fate sarete sempre nel sommerso e le problematiche lavorative non emergeranno mai. Avete dei doveri, ma anche dei diritti: rivolgetevi al sindacato e informatevi, perché se riusciamo a entrare in queste realtà avremo più possibilità di tutelarvi. Oggi come oggi abbiamo davvero poco spazio d’azione”.

Sulle due strade intraprese da Assodelivery da un lato e JustEat dall’altro, i sindacati non hanno avuto dubbi su quale schieramento sposare: “L’accordo firmato da Cgil, Cisl e Uil con JustEat è un passo avanti importante, anche se ancora sperimentale – continua Chiesa – Abbiamo concesso delle deroghe all’azienda perché ci interessa la tutela dei lavoratori: ci sono il diritto di precedenza dei rider già impiegati e il mantenimento della stessa media oraria di quando erano autonomi, per evitare che fossero accantonati una volta assunti. Un contratto perfettibile, senza dubbio, ma al momento stiamo monitorando che vengano rispettate le condizioni alle quali si è firmato”.

Con Assodelivery, invece, la trattativa è più fredda che mai: “Siamo fermi, perché al tavolo del ministero a nostro avviso l’associazione non ha mai contribuito attivamente, limitandosi a fare presenza – sottolinea Chiesa – Noi siamo disposti a trattare, come abbiamo fatto con JustEat, ma il punto di partenza deve essere che questi lavoratori siano dipendenti e non più autonomi. Vero che il rider stesso chiede flessibilità, ma non a queste condizioni”.

Manifestazione rider
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