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L'appello

“Ai medici dell’ospedale di Bergamo: mi avete salvato, vorrei ringraziarvi uno ad uno”

"Ero alla torre 3 secondo piano in neurochirurgia, chi si riconosce tra i protagonisti, batta un colpo, i ringraziamenti a sorpresa e inaspettati sono sempre i più belli".

Un’esperienza poco piacevole, conclusasi però in modo positivo e con una certezza: sulla propria strada Daniele Berti, ex consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Legnano, ha incontrato medici e infermieri che gli hanno salvato la vita e che, ora, lui vorrebbe ringraziare.

La disavventura risale agli ultimi giorni di marzo: mentre si trovava al telefono con un amico si è accorto di non riuscire a parlare con chiarezza e, con grande prontezza, chi si trovava all’altro capo della conversazione ha allertato i soccorsi.

Una volta arrivata, l’ambulanza ha fatto dapprima rotta verso l’ospedale di Lecco, per poi essere dirottata in codice rosso su quello di Bergamo.

Ed è qui che inizia il suo percorso di guarigione.

“Dai primi accertamenti non pareva grave – racconta – Poi l’esperienza positiva della terapia sub intensiva: coccolavano tutti i pazienti con parole dolci, confortanti, mi ha meravigliato tutto ciò, l’unica tristezza era quella di non riconoscere i volti, mascherine con sotto un’anima, una bocca, un naso, ma che nascondevano una delle cose più belle dell’umanità: il sorriso. Un giorno senza cibo, poi la prova deglutizione, tutto ok, domenica potevo lasciare il posto ad un’altro sfortunato per passare in reparto: torre 3 piano secondo c’era scritto sul menu che cominciarono a servirmi regolarmente”.

Nei suoi giorni di ricovero ha vissuto la dimissione di un giovane compagno di stanza, ma anche la morte di un anziano arrivato poi al suo posto.

La storia di Daniele Berti, come detto, ha un lieto fine. Ma una volta tornato a casa ha voluto riavvolgere il nastro per ringraziare l’ospedale di Bergamo.

“Il ruolo giocato da questa struttura è stato fondamentale per me ed è diventato una specie di luogo simbolo dopo l’esplosione di questa cosiddetta ‘emergenza sanitaria’ – spiega -. Non voglio approfondire lacerazioni di pensiero, mi sento in dovere  ringraziare degli esseri umani che per caso ho incontrato e che ora non saprei riconoscere, perchè tutti mascherati, l’ospedale-struttura è davvero molto bello, all’avanguardia, ma quel che conta è il suo contenuto. Avendo vissuto 6 giorni là dentro con la mente lucida, ho ascoltato, ho chiesto, ho percepito dai discorsi un po’ di cose, ma quel che conta di più, ho ascoltato voci, scrutato gli sguardi e di nomi ne ho sentiti pochi, gli unici ricordi nella terapia intensiva di Enrico e GiBi, poi distinguere medici da infermieri è praticamente impossibile…Il primo volto mascherato coi suoi occhi castani è stato quello di una dottoressa anestesista, lì pronta nel caso in cui la Tac avesse dato il responso di decretare la necessità di un’apertura della calotta cranica… Mi teneva la mano, mi sussurrava di stare tranquillo che era tutto sotto controllo, la cercavo quasi come punto di riferimento nel viavai di volti maschili e femminili, quasi tutti con cadenza bergamasca ma pian piano assortiti con altre inflessioni dialettali dello stivale italico. Il pronto soccorso sembrava uno stand della fiera con divisione degli spazi con dei tendoni, tutti muniti mi macchinari spaziali, tubi e contro tubi che a me non piace osservare, mi angosciano… Poi la terapia intensiva in un silenzio surreale, operatori che si muovevano in punta di piedi, poche battute spiritose, uno spirito di squadra che davvero non potevo immaginare, è li che mi son trovato diciamo ‘coccolato’, mi spiegavano tutto e sentirsi a proprio agio voleva dire ‘guarigione virtuale assicurata’. Come farò a ringraziarvi che non riesco a riconoscervi? L’ho detto a più di uno, poi l’unico ringraziamento vero, son riuscito a farlo al dottore che mi ha firmato la dimissione: ‘Vorrei ringraziarvi uno per uno, ma non conosco nè i vostri nomi nè i vostri volti’, ‘Vi ringrazierò con un post sul mio blog’. La mia speranza è che almeno uno di loro legga il mio messaggio, come si faceva alle feste dell’Oratorio al lancio dei palloncini col messaggio attaccato… Devono sentire un grazie fragoroso, perchè stanno lavorando col coltello tra i denti, con un protocollo assurdo e restrizioni da paura e purtroppo con lo stesso terrorismo insito instillato da questa cosa qua che chiamano pandemia… Tonnellate di rifiuti usa e getta, personale che riempie sacchi in continuazione nell’albergo sanitario a 7 torri, ma ‘loro’ come guerrieri in trincea, galoppano…Ho sentito spesso parlare di ‘studenti’ tra di loro operatori, ho visto gente veterana e gente alle prime armi, ma sempre col sorriso velato”.

Il suo appello lo ha voluto rilanciare così: “Ero alla torre 3 secondo piano in neurochirurgia, chi si riconosce tra i protagonisti, batta un colpo, i ringraziamenti a sorpresa e inaspettati sono sempre i più belli. Grazie Bergamo. Prima di chiudere cito il medico dottor Nicola Quadri che ha firmato le dimissioni e lo invito di ribadire a tutto il personale un grazie gigantesco e un abbraccio per il futuro, meritate tutti un plauso speciale”.

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