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La lettera

Mozzo senza pediatra, i sindaci all’Ats: “Proclami senza fatti, scelta da rivedere”

Il sindaco Paolo Pelliccioli e i colleghi di Curno e Treviolo: "Decisione intempestiva ed inopportuna, famiglie disorientate"

“Una decisione intempestiva ed inopportuna”. I sindaci di Mozzo Paolo Pelliccioli, di Curno Luisa Gamba e Treviolo Pasquale Gandolfi, chiedono all’Ats di rivedere la revoca del pediatra nel Comune di Mozzo. “In questi anni e in particolar modo nell’ultimo vissuto durante l’emergenza Covid-19 – scrivono nella lettera inviata al Dipartimento di Cure Primarie della Lombadia – la sanità territoriale ha mostrato tutta la sua debolezza e il bisogno di essere rinforzata e valorizzata. Una decisione come questa coglie di sorpresa le nostre comunità”.

La decisione, va detto, non compete alle amministrazioni comunali. “Ma noi sindaci abbiamo l’obbligo di recepire e rappresentare le legittime esigenze dei nostri concittadini, in particolare se riguardano il mantenimento di servizi essenziali e tutela della salute”. Poi l’affondo: “Fa specie leggere quotidianamente interviste rilasciate dai vostri rappresentanti dove viene prospettata la volontà di potenziare offerte di assistenza domiciliare e di prossimità, per poi constatare che nella realtà dei fatti si opta per soluzioni diametralmente opposte”.

Secondo i sindaci, a partire dal primo aprile, i genitori di Mozzo in primis dovranno riscrivere i loro bambini dagli unici due pediatri presenti sul territorio. “Ciò – osservano – comporterà il sovraccarico delle figure presenti con l’inevitabile aumento del numero degli assistiti” da parte dei pediatri di Curno e Treviolo.  “La conseguenza immediata, soprattutto nella situazione attuale pandemica, sarà un allungamento dei tempi di attesa richiesti per un appuntamento per visita medica e/o semplicemente per il rilascio di un certificato, dando così luogo alla soluzione più immediata per i genitori, che è quella di rivolgersi al pronto soccorso pediatrico già ampiamente in sofferenza”.

Una situazione che sarà ulteriormente aggravata nei prossimi mesi dalla necessità “imposta giustamente da Ats a seguito della diffusione della variante inglese del virus – sottolineano Pelliccioli, Gamba e Gandolfi – del rilascio da parte del pediatra di un certificato di rientro in comunità per tutti i bambini sottoposti a quarantena”.

I sindaci concludono con un appello. “Riteniamo che l’assistenza migliore per i nostri bambini debba essere pubblica e gratuita. Qui non si tratta di fare una consulenza specialistica occasionale, si tratta di avere in cura il percorso di crescita dei nostri figli, la loro salute fisica e mentale e questo deve essere garantito dall’assistenza pubblica. Chiediamo quindi di rivedere la scelta prospettata, dando concretezza ad azioni che possono prevedere un’assistenza di prossimità adeguata alle esigenze del territorio e dei cittadini più giovani e fragili, o in secondo ordine procrastinare la decisione di almeno un anno per consentire alle famiglie una programmazione e l’uscita dalla pandemia con la necessaria serenità”.

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