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L'emergenza sanitaria

Prime consegne di guanti e mascherine, i medici: “Non basteranno, servono anche camici e visiere”

In arrivo 28 mascherine monouso per ogni medico della Valseriana, 18 per gli altri distretti. Il presidente dell'Ordine Marinoni e il segretario Fimmg Pedrini: "Sui dispositivi di protezione poca chiarezza, serve ben altro"

Il quantitativo non sarà quello atteso, ma sono arrivate le prime scorte di guanti e mascherine per i medici di famiglia della Bergamasca alle prese con l’emergenza Coronavirus. Gli stessi finora costretti a visitare i pazienti senza le dovute precauzioni, rischiando a loro volta di diventare vettori del contagio.

Come prevedibile, un numero più ampio di ‘Dpi’ – dispositivi di protezione individuali, è il termine tecnico – è destinato ai medici delle zone dove si registrano un più ampio numero di casi. Sono almeno 573 quelli in provincia secondo l’ultimo bollettino della Regione, dove spicca la complicata situazione dei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo, con oltre un centinaio di persone risultate positive al virus.

Stando a quanto appreso da Bergamonews, in queste ore sono in corso di distribuzione 28 mascherine monouso per ogni medico operativo nel distretto della Valle Seriana (una settantina circa divisi tra Albino, Alzano Lombardo, Aviatico, Casnigo, Cazzano Sant’andrea, Cene, Colzate, Fiorano Al Serio, Gandino, Gazzaniga, Leffe, Nembro, Peia, Pradalunga, Ranica, Selvino, Vertova e Villa di Serio). Sono 25, invece, le mascherine a testa previste per i colleghi della Valle Seriana Superiore (Ardesio, Azzone, Castione della Presolana, Cerete, Clusone, Colere, Fino del Monte, Gandellino, Gorno, Gromo, Oltressenda Alta, Oneta, Onore, Parre, Piario, Ponte Nossa, Premolo, Rovetta, Schilpario, Songavazzo, Valbondione, Valgoglio, Villa D’ogna, Vilminore di Scalve). Diciotto per quelli degli altri ambiti, compreso Bergamo.

È pur sempre un inizio dopo dieci giorni di stallo, ma che non lascia affatto tranquillo il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, Guido Marinoni: “Il problema persiste. Quelle distribuite da Ats sono mascherine chirurgiche monouso, mancano ancora i camici (sempre monouso ndr) e le visiere. Ad oggi purtroppo non c’è nulla di tutto questo, con i rischi che ne conseguono”. Sempre Marinoni denuncia che “nemmeno vengono fatti i tamponi ai medici e agli operatori sanitari a stretto contatto con pazienti colpiti dal virus”.

“Una situazione drammatica – la definisce Paola Pedrini, segretario regionale del sindacato dei medici di famiglia -. Pochi giorni e saremo costretti a chiedere conto di nuovi rifornimenti. Il rischio di contrarre la patologia – fa notare – non  è solo per i medici di medicina generale, ma anche e soprattutto per gli assistiti più fragili con cui vengono quotidianamento a contatto”. Tant’è che per la scarsa fornitura di materiale starebbe anche valutando la possibilità di presentare un esposto in Procura.

Sul reperimento dei dispositivi per la protezione individuale, l’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini ha parlato di “una vera e propria speculazione a livello internazionale”. In Lombardia si è passati “da un consumo annuale di centocinquantamila mascherine a un fabbisogno di centocinquantamila mascherine al giorno”. Passate da 0,010 euro al pezzo a 1,4 euro.

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