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"affinamenti"

“Torniamo a far innamorare i giovani dell’arte”: inaugurata la mostra a Sala Manzù

Pittura, scultura, acquerello, disegno e smalto: quella in mostra in Sala Manzù è una camera delle meraviglie

“Il nome composto ‘Affina-menti’ che dà il titolo alla mostra è un gioco di parole che evidenzia come la mente sia in grado di apprendere di continuo: cultura e arte possono raffinarla”.

Sono queste le parole con le quali la storica e critica d’arte Chiara Medolago spiega il titolo della mostra “Affinamenti ad arte” (23 febbraio-10 marzo), organizzata dall’associazione “Un fiume d’arte” di Ponte San Pietro e visitabile a Bergamo in Sala Manzù (via Camozzi, passaggio via Sora) tutti i giorni dalle 14.30 alle 18.30 e dal venerdì alla domenica anche dalle 10.30 alle 12.30.

Gli onori di casa sono stati fatti da Franco Colacello, responsabile dell’ufficio turismo e cultura della Provincia, che ha dichiarato: “In quanto Provincia abbiamo deciso di mettere a disposizione alcuni dei nostri immobili per svolgere l’attività di promozione culturale e sociale, e questo della Sala Manzù ne è un esempio. Volevamo permettere a questi artisti di esporre i propri quadri nel contesto di una struttura pubblica, a mio modo di un livello superiore rispetto ad una privata. Dobbiamo pensare ad una cultura che sia ‘pubblica’, non legata al pagamento di un biglietto”.

Dopo un breve reading teatrale in cui l’attore Matteo Nicodemo – nelle vesti dello spirito dell’arte – ha accolto gli invitati, la parola è passata a Chiara Medolago, la quale ha presentato i 28 artisti autori delle 70 opere tracciando un breve profilo di ciascuno, sottolineandone soprattutto i tratti caratterizzanti riscontrabili nei rispettivi quadri.

Pittura, scultura, acquerello, disegno e smalto: quella in mostra in Sala Manzù è – come la definisce la stessa Medolago – una Wunderkammer, una camera delle meraviglie dove il visitatore ha la possibilità di perdersi nei meandri dell’arte e scoprire nuove tecniche, lasciandosi immergere nella bellezza dell’arte e delle sue infinite capacità espressive e comunicative.

Abbiamo chiesto a Chiara cosa pensasse della relazione fra giovani e arte, essendo quest’ultima sempre meno presente nelle vite e nelle passioni delle nuove generazioni. Ecco cosa ci ha risposto.

“L’arte è un po’ complicata e a volte sembra sia di nicchia, o per lo meno è così che ci viene mostrata: riservata a pochi, che necessita di conoscenze pregresse o di grandi spiegazioni. In realtà credo che dovremmo semplificare l’arte perché, banalmente, l’arte è quello che è. Questo è ciò che abbiamo provato a trasmettere attraverso la mostra appena inaugurata: di un’opera d’arte possono essere date più interpretazioni, che non per forza aderiscono a quella dell’autore. Ogni persona che guarda un’opera d’arte vede in essa qualcosa di differente: questo è il bello dell’arte, ma spesso è proprio questo aspetto che non viene colto. Conoscere la storia dell’arte è importante, ma lo è per chi vuole diventare uno storico dell’arte o il direttore di un museo: tutti gli altri che vedono l’arte solo come una passione possono fermarsi allo step precedente, quello della contemplazione, vedendo nell’opera ciò che loro vedono e non quello che altri hanno già visto”.

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