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L'intervento

Citazione di Mussolini in vetrina: “Ciò che spaventa è la mancanza di indignazione”

Il presidente dell'Anpi provinciale di Bergamo spiega perchè non va sottovalutato nemmeno un cartello nella vetrina di un panificio

Il caso delle frasi sul pane a firma Benito Mussolini ha fatto e sta facendo discutere: dopo l’opinione dello storico Marco Cimmino (QUI), ecco la posizione di Mauro Magistrati, presidente provinciale di Anpi.

Ciò che colpisce della vicenda del panificio di Stezzano, con la frase di Mussolini in bella vista nella vetrina, è la normalità con cui questo gesto, già di per sé grave, viene accolto dalla popolazione – per fortuna non tutta perché qualcuno capace di indignarsi e denunciare il fatto c’è stato – e rivendicato dai gestori del panificio. Oggi viviamo, ahimè, in un Paese che si è riscoperto fascista nella misura in cui, di fronte a linguaggi, comportamenti e rivendicazioni di frasi, stilemi, parole d’ordine del fascismo, non ci indigniamo più.

Un clima di totale impunità sembra poi accompagnare ogni affondo palesemente fascista e quindi in contrasto con le Leggi dello Stato e la Costituzione. Come collettività sembriamo totalmente assuefatti ad un clima mefitico di odio e violenza crescenti in cui tutto viene sdoganato e accreditato. Questo accade anche, e soprattutto, grazie alla presenza di un Ministro dell’Interno che non fa altro che strizzare l’occhio ai gruppi neofascisti presenti in Italia.

Siamo arrivati ad un punto tale in cui appare normale e del tutto lecito che un gruppo che si autodefinisce “fascisti del Terzo Millennio” organizzi per il prossimo 23 marzo la celebrazione del centenario della nascita dei Fasci Italiani di Combattimento con un evento pubblico inneggiante alla Repubblica Sociale Italiana, ovvero uno stato fantoccio, nelle mani di Hitler, che si è macchiato, al pari dei nazisti, di efferati crimini contro la popolazione civile italiana – e non solo – e contro la Resistenza partigiana. Crimini, morti, persecuzioni per le quali in pochi hanno pagato i loro conti con la giustizia.

Ecco il problema di fondo: l’Italia non ha mai fatto, veramente, i conti con il fascismo. Anzi, lo abbiamo rimosso dalla narrazione italiana come se fosse stato un fenomeno subito dagli italiani: il fascismo, invece, è stato inventato e convintamente edificato dagli italiani. Per questo anche una frase di Mussolini messa in una vetrina di un panificio non va sottovalutata perché contribuisce a costruire questo senso comune per il quale il fascismo “ha fatto anche cose belle”, “le leggi razziali furono fatte per assecondare Hitler, ma Mussolini non le voleva” e via di questo passo.

Tutti stereotipi privi di fondamento e che non fanno altro che offrire un’immagine del fascismo totalmente edulcorata e de-fascistizzata.

Ecco, purtroppo noi dell’ANPI crediamo che su questo tema avesse ragione Umberto Eco, che, nel 1995, parla di fascismo eterno. Un fascismo che torna, si ripresenta, rialza la testa quando sente che i tutti i tappi e i filtri saltano, quando annusa un vuoto e assume contemporaneamente vesti antiche e vesti nuove. Le vesti antiche sono la sopraffazione, la violenza, l’ostilità verso la diversità, verso la libertà, e soprattutto verso la libertà di informazione e di essere informati. Queste sono caratteristiche che non si spengono mai, che sono appunto caratteristiche del fascismo eterno.

Poi c’è la contemporaneità, cioè un fascismo che come un camaleonte muta pelle e si mimetizza con l’ambiente. E oggi l’ambiente in Europa e in Italia è parecchio soffocante. Le nuove grandi questioni di questo secolo, penso in particolare all’immigrazione, sono diventate occasione non per una riflessione sulle responsabilità e i doveri dell’Occidente, ma la benzina che i sovranisti gettano a piene mani per alimentare paure e intolleranza. Ideologie e comportamenti che pensavamo minoritari e superati sono tornati ad occupare la scena, in ciò aiutati dai social e della Rete, utilizzati spesso come veri e propri oggetti contundenti.

Per questo dobbiamo continuamente a vigilare perché nei nostri territori fenomeni come quello di Stezzano non accadano più. Credo che questo sia, ogni giorno, il nostro compito con la consapevolezza di una cosa che diceva sempre Giuseppe Brighenti, il partigiano “Brach” della 53^Brigata Garibaldi “Tredici Martiri di Lovere”: i partigiani hanno abbattuto l’albero del fascismo, ma non sono riusciti ad estirparne le radici e le radici, se adeguatamente irrorare e concimate, possono tornare a dare i loro frutti.

Oggi, tocca a noi far sì che questo non accada. Mai più.

*Presidente ANPI Provinciale di Bergamo

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