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L'intervista

“Ho lasciato il lavoro, ho seguito la passione per i graffiti: così è nato Wiz Art” fotogallery

Wiz Art è chiaramente uno pseudonimo, sveliamo il suo vero nome, William Gervasoni, 35 anni, di Scanzorosciate: colora pareti (benissimo) e insegna ai ragazzi

Complice il mio interesse nei confronti dei graffiti fatti sulle pareti della scuola dell’Infanzia del mio Comune, Pedrengo, ho contattato l’artista Wiz Art per avere maggiori informazioni sul suo operato e su di lui come persona. Dopo una telefonata e diversi vocali in whatsapp, siamo giunti a questa intervista, per nulla banale, perché fare lo street artist professionista non è solo divertimento, ma anche lavoro fatto a casa, studio, burocrazia da seguire, seppur tutto basato sulla passione e il piacere di svolgere qualcosa che paga, seppur sia un personale interesse.

Wiz Art è chiaramente uno pseudonimo, sveliamo il suo vero nome, William Gervasoni, 35 anni, di Scanzorosciate. Un ragazzo di Bergamo che ha seguito il suo cuore, abbandonando un lavoro da commesso a 31 anni per intraprendere questo tipo di carriera artistica. Gli davano del pazzo, non era certo la via più facile da seguire, ma ci ha provato lo stesso diventando un vero e proprio artista di strada!

Come ha iniziato a fare graffiti?

“Nel 1999, per gioco, ho iniziato a dipingere in strada con una mia ex-compagna di classe. Poi ho avuto la fortuna di conoscere dei ragazzi con cui giocavo a basket che lo facevano già da un po’ di tempo, così ho iniziato con loro più seriamente a realizzare graffiti. Nel 2013 l’ho fatto diventare un lavoro. La mia citazione preferita è che ho fatto diventare la mia passione una professione.”

Lavora molto con i ragazzi. Cosa fa esattamente?

“Faccio dei corsi per ogni genere di età, dai bambini agli adolescenti, disegniamo insieme. Lavoro per oratori, cooperative, Cre. Mi piace tantissimo vivere e lavorare in un ambiente giovanile, mi appaga stare con loro e dico sempre a tutti di seguire le proprie passioni, magari riusciranno a farle diventare un lavoro come ho fatto io.”

Oltre a fare graffiti, so che si interessa di altre attività.

“Esatto. Un altro aspetto del mio lavoro è il body-painting, ma non quello tradizionale, ci tengo a realizzare dei graffiti sulla pelle delle modelle che utilizzo. Firmo sempre con il mio nome Wiz Art anche questi lavori e di base, lo faccio per una mia idea contro il razzismo. Mi piacerebbe dipingere ragazze di ogni colore, di ogni parte del mondo, per poter evidenziare che siamo tutti uguali.”

Crea anche per privati?

“Certamente. Ho dipinto in case private, negozi, aziende. La cosa più difficile per me è quando devo partecipare a qualche bando. Prima, come commesso, lavoravo le mie 8 ore al giorno e poi avevo finito. Adesso dipingo 6 ore e quando torno a casa ho documenti da compilare, fatture da fare, schizzi preparatori da realizzare. Lavoro anche 12-13 ore al giorno, ma faccio quello che mi piace.”

Il suo lavoro più apprezzato fino ad ora?

“Quello che ha riscosso maggior successo è quello fatto per la Scuola dell’Infanzia a Pedrengo ed è anche il più grande da me realizzato. Un buon riscontro lo noto anche durante le esibizioni Live, per esempio durante la Notte Bianca. La gente può vedere cosa significhi disegnare un graffito e si rendono conto della tecnica e delle difficoltà.”

Quali impressioni ha, lavorando con i ragazzi?

“Spesso partono convinti che usare la bomboletta spray per disegnare sia semplice, ma quando provano capiscono le difficoltà di comporre un’immagine di grandi dimensioni e proporzioni. Solo chi prova può capire che non è così facile. Poi spiego che legalmente non tutti possono permettersi di fare graffiti, io ho la possibilità di farlo alla luce del sole perché sono lavori commissionati. Certo, molti ragazzi vedono quest’arte come qualcosa di alternativo, in realtà è una tecnica artistica vera e propria. Non parlo di due firme sulle saracinesche, ma dei veri disegni sui muri”.

Utilizza solo le pareti e i corpi o altri supporti per disegnare?

“Faccio anche quadri, solitamente sempre con le bombolette e usando supporti di tela o legno. In questo caso, però, faccio effetti speciali con acrilici, pennarelli, smalti, proprio per usare tecniche diverse e realizzare qualcosa che solo con le bombolette spray non sarebbero possibili. Ho allestito qualche mostra con i miei dipinti, ci tengo a far vedere il mio lavoro e a far capire come si svolge. Un altro esempio è un pannello che ho realizzato per una coppia di sposi riproducendo una loro foto. Oppure dipingo paesaggi, in base alle richieste dei committenti.”

Vuole aggiungere qualcosa per spiegare la sua vita da street artist?

“Sono stato anche all’estero a dipingere, ed è una cosa a cui tengo moltissimo. Ho dipinto in Argentina fino alla Terra del Fuoco, oltre che nella capitale Buenos Aires. Poi quest’anno, a maggio, sono stato in Kosovo ad un meeting Internazionale che è una delle feste di graffiti itinerante più importante del mondo. Poi in Spagna, Portogallo, Svizzera e lungo il cammino di Santiago de Compostela. Ho dipinto anche in Tanzania al Villaggio della Gioia di Padre Fulgenzio che gestisce questo orfanotrofio, dove sono stato 4 volte, per un totale di circa un anno di vita in Tanzania. Lì ho avuto la possibilità, soprattutto nel 2015, di dipingere un bel po’ di muri, sia delle scuole che dell’orfanotrofio. È stata una bellissima esperienza e la porterò per sempre nel cuore. Quest’inverno tornerò in Tanzania e spero di riuscire a dipingere altri muri. Se riesco farò anche tappa in Kenya a dipingere per un progetto di una ragazza italiana che sta cercando di qualificare le periferie di Nairobi. Però questo è ancora tutto da stabilire.”

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