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La lettera

La Waterloo del Renzismo e i saltafossi del mio partito

Pubblichiamo la lettera di Giovanni Mangili, iscritto al Circolo del Partito Democratico di Bonate Sopra, sulle dimissioni di Matteo Renzi.

Pubblichiamo la lettera di Giovanni Mangili, iscritto al Circolo del Partito Democratico di Bonate Sopra, sulle dimissioni di Matteo Renzi. 

Come da copione, il rottamatore, dopo aver liquidato parte della sinistra del partito, dopo aver usurpato la Presidenza del Consiglio al buon Enrico Letta, dopo le riforme come il Job Act, il salva banche, la buona (ahimè!) scuola, gli accordi sottobanco con Berlusconi con il patto del Nazzareno, la spalla di Alfano, Verdini e company per il suo Governo, le vantate amicizie con Marchionne e i poteri forti e non ultimo il pieno controllo del Partito Democratico con i suoi/e fedelissimi/e, eccolo dimissionario davanti a Mattarella dopo la disfatta subita al referendum di domenica 4 dicembre 2016.

La “Santa Barbara” del PD Renziano è saltata per aria nel modo più fragoroso possibile e inimmaginabile.

È sufficiente scorrere i dati di affluenza per capire che, non solo questa riforma costituzionale ai molti è risultata indigesta perché pasticciata e imposta a colpi di maggioranza, ma il vero dato politico dell’alta partecipazione e la percentuale dei NO dimostra inequivocabilmente una bocciatura della politica governativa di Renzi e di tutto il suo entourage.
Ora molti si domandano cosa succederà?

Succederà quello che in politica è sempre avvenuto, via un Governo se ne fa un altro.

Ma la cosa che più conta è che il contenuto programmatico di chi sarà chiamato a reggere le sorti di un nuovo esecutivo sappia tener conto che la crisi non demorde, che le povertà sono in aumento, che i giovani non hanno futuro e la precarizzazione del lavoro li sta relegando ai margini della società, che gli investimenti vanno incentivati, che le famiglie vanno aiutate con una più equa redistribuzione del reddito, che l’Welfare (stato sociale) sia garantito per tutta popolazione in special modo per le fasce più deboli e altro ancora, contrariamente a ciò che non è stato fatto, nonostante le tante enunciazioni come ad esempio l’introduzione di una patrimoniale, una seria lotta all’evasione e all’elusione (la più alta in Europa).

Per il resto essendo io un iscritto al Partito Democratico mi aspetto che tutti quelli che sono saliti, allora, in fretta e furia sul carro del vincitore, osannando la figura del “leader”, non inizino con i distinguo e le giravolte facendo credere di essere sempre stati critici quando invece in questi anni sono stati ben allineati e coperti convinti di durare sul proprio scranno per molto tempo.
Leggendo qua e là già me li figuro intenti a smarcarsi pronti a saltare il fosso per riciclarsi in una nuova e diversa stagione politica. Alla faccia del trasformismo e della decenza.

Che si avvii invece un serio confronto, una opportuna analisi critica del perché il DNA di questo Partito non è più riconosciuto dal suo popolo, dalla sua gente. Ci si renda conto che le persone sono in sofferenza, che non sopportano più una tassazione altissima sui salari, che faticano a pagare i ticket sulla sanità e rinunciano a curarsi, che se nascono meno figli l’unica vera ragione sta nella paura di non farcela in futuro o di anziani soli abbandonati a sé stessi perché le rette delle case di riposo sono impossibili.

Proviamo a ricostruire unendo pure culture diverse senza l’arroganza di voler primeggiare gli uni su gli altri. Se non saremo capaci di fare questo e di farci riconoscere per il nostro altruismo resteranno solo macerie.

Giovanni Mangili
Iscritto al Circolo del Partito democratico
Di Bonate Sopra

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