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Musica

I capricci di Keith Jarrett nel concerto di Firenze narrati da Pietro Ghislandi

L'attore bergamasco, ventriloquo, pianista e grande appassionato di musica Pietro Ghislandi recensisce per Bergamonews.it l'unico concerto in Italia, a Firenze, nel tour mondiale del grande pianista Keith Jarrett.

L’attore bergamasco, ventriloquo e grande appassionato di musica Pietro Ghislandi recensisce per Bergamonews l’unico concerto ityaliano nel tour mondiale del grande pianista Keith Jarrett.

 

Io c’ero…allo storico concerto del più grande pianista jazz del mondo! Al Teatro dell’Opera di Firenze, in una serata fredda e piovosa, Keith Jarret si è esibito lunedì 23 novembre nell’unica data italiana del suo tour mondiale di “piano solo”. Il grande maestro dell’improvvisazione ha recitato il ruolo che lo rende anche uomo di teatro oltre che musicista. Prima dell’esibizione ha fatto distribuire agli spettatori arrivati da tutt’Italia e da mezza Europa un “foglietto-istruzioni” per lo svolgimento della serata che recitava: “Su richiesta personale di Keith Jarrett si invita il pubblico a non scattare fotografie durante il concerto ed anche negli inchini di fine concerto.

Ma soprattutto è assolutamente vietato tossire durante l’esecuzione dei brani completamente improvvisati!” Povero me che soffro di raucedine. Ne è valsa la pena trattenere i colpi di tosse per assistere ad un vero “spettacolo teatrale” del pianista acclamato dal tutto il mondo che sul palcoscenico diventa bambino e fa il capriccioso. 

L’inizio del concerto ritarda di 15 minuti e fa capire che Jarrett ha qualche problema…infatti, dopo essersi seduto sul seggiolino davanti al pianoforte gran coda Steinway & Sons, si alza, si allontana dal pianoforte e si rifiuta di iniziare il concerto lamentandosi per l’aria gelida sul palco che gli raffredda le sue preziose mani. Dopo lunghi minuti di tensione il concerto inizia e Keith Jarrett, spesso romantico nel suo stile jazzistico, esegue un brano di jazz glaciale che sembra musica contemporanea.

Il pianista è teso ed interrompe più volte il concerto soffiando sulle mani per scaldarle. L’organizzazione del Teatro provvede a far aumentare il riscaldamento della sala-concerto ed ecco un Keith Jarrett finalmente sereno che diventa un mimo sinuoso che crea cascate di note con le sue dita agilissime. La tensione continua…Jarrett parla al microfono ed ammonisce alcuni spettatori che lo hanno fotografato. Ecco finalmente il grande improvvisatore che diventa corpo unico con il suo pianoforte, che esegue brani di jazz che sembrano notturni di Chopin, un blues coinvolgente che gli sgorga dall’anima ed un bis di una ballad delicata ed armoniosa che, solo un poeta come lui, può eseguire.

Che fortuna…io, quella sera, c’ero!

Pietro Ghislandi

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