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La recensione

“Before Midnight” getterà nello sconforto le coppie piene di certezze

Il film in questione getterà nello sconforto le coppie piene di certezze apparentemente non scalfibili, lascerà nella totale indifferenza coloro che coltivano il dubbio, farà sorridere e addormentare il resto del mondo, la maggioranza.

Titolo: Before Midnight;

Regia: Richard Linklater;

Genere: drammatico, sentimentale;

Durata: 109′;

Attori: Ethan Hawke, Julie Delpy, Seamus Davey-Fitzpatrick, Jennifer Prior, Charlotte Prior.

Voto: sei, solo con la promessa che sarà l’ultimo…

Attualmente in visione: Capitol Bergamo.

 

Jesse e Celine si sono conosciuti a Vienna, su un treno, ventanni fa e in quell’occasione Richard Linklater girò il primo lungometraggio, poi Parigi nel secondo film e ancora Peloponneso in quest’ultimo dove la corsa sembra finire, o quasi.

Trattasi di una sequenza della durata di 109 minuti che si srotola nell’arco di una giornata di vacanza in Grecia. Nel mirino dell’uno e dell’altra le facezie di una mezza vita, il senso di colpa verso una paternità mancata, le prestazioni sessuali indoor e soprattutto outdoor reciprocamente urlate e quant’altro.

Per non perdere nemmeno un minuto della ghiotta occasione di sbattersi in faccia l’impossibile, una coppia amica pensando di far cosa gradita, fa da babysitter alle figlie gemelle e regala a Jesse e Celine una serata indimenticabile in un hotel vicino al mare.

Sogno, incubo, ironia e sostanza, banale e cruda sostanza. Perchè tra un bicchier di vino mai bevuto e l’ennesimo sproloquio di insinuazioni e rigurgiti caratteriali ancora una volta le due anime ribelli per finta si tufferanno nell’alibi dell’accettazione passiva.

Lui aiutato dal talento da scrittore e dalla furbizia del maschietto.

Lei semplicemente dotata di automobile con freno a mano e retromarcia, mai una prima figuriamoci le altre marce. In mezzo noi spettatori.

Tra l’allibito, gli spettri di Hypnos e Morfeo che ci cullano e alcuni lampi di verità nei dialoghi fiume. Ammetto senza ritegno di non aver visto i due precedenti film che descrivono l’andamento della coppia in soggetto. Meglio. Perchè sono fermamente convinto che ogni lavoro deve sapersi reggere sulle proprie forze con sceneggiatura e scrittura collegate ma non dipendenti.

Vero che i due fidanzati mai sposi nonostante i desideri delle piccole figlie, si mettono a nudo in una sorta di cavalcata della verità che sale di tono quasi inconsapevolmente.

Vero che Jesse è abile nel tentare di convincere Celine nel considerare quello che c’è, meglio dell’effimero desiderio e lo fa con sarcasmo, con alcune battute riuscite e dissacranti per smaltire un eccessivo carico di insofferenza della lamentosa compagna.

Ma poi? Poi un fiume di parole senza sosta, chiacchere, chiacchere e ancora chiacchere troppo banali, inutilmente volgari, tremendamente noiose, finalmente interrotte da dieci sacrosanti minuti di verità liberatorie. Dopo la tempesta torna il sereno? Chissà, saranno gli incassi del film a determinarlo per un’eventuale quarta puntata della quale il mondo sembra sensibilmente disinteressato, Berlino a parte.

Parlavo di alibi, una sorta di sostanza inebriante o proporzionalmente soporifera utilizzata e abusata da molte coppie di fatto, per tirare avanti. Colpevolmente? E chi sono io per dirlo con sufficienti certezze.

Teorizzo come tutti che una miscela bene amalgamata tra sogno e realtà aiuta a vivere meglio, ad affrontare il quotidiano giro di valzer. Non risolve tutto vestirsi della domenica e ballarlo questo valzer ma serve a puntellare gli scricchiolii del tempo, il logorio dei legamenti che non sono solo quelli fisici. Se i muscoli tengono si può vivere una vita con i legamenti rotti, e tra i muscoli scelgo soprattutto il cuore, involontario solo nei libri di medicina.

Il film in questione getterà nello sconforto le coppie piene di certezze apparentemente non scalfibili, lascerà nella totale indifferenza coloro che coltivano il dubbio, farà sorridere e addormentare il resto del mondo, la maggioranza. Ronf, ronf.

Pap

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