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Dalmine

Dalmine, il termovalorizzatore è una risorsa

La Rea di Dalmine sottolinea il valore dell'impianto di smaltimento dei rifiuti, rivelatosi fondamentale per risolvere l'emergenza e utile anche per le ricadute in termini di risparmio energetico.

Gentile direttore,
in merito all’articolo pubblicato da BergamoNews in data 24 novembre 2008, desideriamo avere alcuni chiarimenti. La Rea Dalmine, come pure l’impianto Bas oggi A2A, nascono come idea ed opportunità tra il 1997-98. Bergamo aveva da poco superato l’emergenza rifiuti dopo aver mandato per anni rifiuti fuori provincia ed una parte importante in Svizzera a costi elevatissimi; 500 mila lire per tonnellata di rifiuto esportato, che equivalgono ad almeno 300 euro.
Rea Dalmine assicura che lo smaltimento dei rifiuti, il cosìdetto "incenerimento", in un impianto moderno realizzato con trattamenti fumi sofisticatissimi, con ricadute tendenti a zero ed equivalenti alle emissioni di poche auto e auocarri che circolano sulle nostre strade risolvendo i problemi di una provincia come quella di Bergamo che conta un milione di abitanti.
Ciò che si ottiene termovalorizzando i rifiuti è l’energia più pulita ottenibile attraverso un processo termico. Perché il rifiuto ha il 50% di contenuto termico, dovuto alla quota di biomassa presente, è rinnovabile al 50%. Contribuisce quindi alla riduzione di CO2 come gas effetto serra, e a raggiungere gli obiettivi fissati con la convenzione di Kyoto. 
Quanto detto non significa che il termovalorizzaore è onnivoro, ovvero mangia tutto (anche la raccolta differenziata come qualcuno vorrebbe far credere). Tutt’altro, ne è il vero alleato.
Bergamo insegna: siamo ad oltre il 50% di raccolta differenzaiata ed è possibile, forse, migliorare ancora recuperando quanto l’industria può ancora trasformare. Parliamo di vetro, legno, carta, plastiche varie ed alluminio che devono essere separate a casa nostra e rimessi a costi contenuti nel processo industriale come materie prime seconde. Lo sostiene la comunità europea e noi cittadini. La comunità prevede anche che, quanto non è più recuperabile con un processo industriale valido (per valido si intende che l’energia spesa per recuperarlo deve essere inferiore a quella contenuta nel medesimo rifiuto), non deve più andare in discarica, ma deve essere nuovamente recuperato sotto forma di energia termica ed elettrica.
Ciò è fatto da Rea Dalmine A2A consente di ovviare all’importazione di 400 mila barili di petrolio all’anno, a parità di energia prodotta e con solo il 50% di CO2 non rinnovabile generata, perché il rifiuto è oltre il 50% biogenico, quindi biomassa. Altra doverosa considerazione è che durante la costruzione delle macchine hanno lavorato quasi 500 per tre anni solo per quello di Dalmine e pensiamo altrettante per quello di A2A. Quello Rea Dalmine, in particolare, essendo stato progettato da Noy ambiente, è tutto bergamasco. E’ stato interamente realizzato con nostre officine lombarde con l’intenzione di ripetere quest’esperienza anche fuori provincia, creando nuovamente una ricaduta sul nostro territorio in quelle società che hanno contribuito alla sua costruzione e gestione, con un prodotto con un forte contenuto tecnologico, condizione necessaria per tenere le nostre imprese al passo con gli altri competitors europei. Nei due termovalorizzatori, da oltre sette anni, operano 100 operatori diretti ed almeno altri 100 indiretti per manutenzioni e nuovi sviluppi, posti di lavoro certi.
Claudio Sironi
Consigliere Rea spa

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