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Alle gavazzeni

Il più piccolo cuore al mondo forse testato a Bergamo

Pesa 25 grammi, ma pompa 3 litri di sangue al minuto. È grande come la pila stilo di un telecomando il cuore artificiale più piccolo del mondo. All'estero è stato testato con successo, presto potrebbe arrivare in Italia. Ettore Vitali, presidente della Società di chirurgia cardiaca: "Spero che l'Humanitas, a Rozzano o alle Gavazzeni di Bergamo, possa sperimentarlo".

Pesa 25 grammi, ma pompa 3 litri di sangue al minuto. È grande come la pila stilo di un telecomando il cuore artificiale più piccolo del mondo. All’estero è stato testato con successo su 14 pazienti, ma già in un prossimo futuro potrebbe arrivare anche in Italia. Con un probabile debutto in Lombardia: "Spero che il gruppo Humanitas, a Rozzano (Milano) o alla Gavazzeni di Bergamo, possa essere il primo a sperimentarlo nel nostro Paese". Lo annuncia Ettore Vitali, presidente della Società italiana di chirurgia cardiaca (Sicch), presentando nel capoluogo meneghino il 24esimo Congresso nazionale Sicch in programma dall’8 all’11 novembre all’Hotel Cavalieri Hilton di Roma.
Una quattro giorni che per il mini cuore bionico sarà un’importante vetrina. Ancora in attesa del marchio CE «che potrebbe arrivare nel corso del 2009», prevede Vitali, il cuore-pila è stato utilizzato in un trial avviato 7 mesi fa nei centri cardiochirurgici di Lovanio (Belgio), Hannover e Munster (Germania). "I 14 pazienti arruolati erano malati di scompenso cardiaco in fase terminale", spiega il numero uno della Sicch.
In altre parole, il loro cuore stanco non riusciva più a pompare sufficiente sangue per nutrire e ossigenare i tessuti dell’organismo, e tutti questi malati erano in lista d’attesa per un trapianto di cuore. Considerata la loro estrema gravità, "tre sono morti, 8 sono stati poi trapiantati e altri tre vivono ancora con questo device bioingegneristico". Che "supplisce in parte alle funzioni di pompa del ventricolo sinistro" e che "si inserisce come un pacemaker in una tasca sottocutanea, attraverso una procedura mini-invasiva ossia con una parziale toracotomia".
Valutato per ora come "ponte" al trapianto d’organo, "una volta omologato questo nuovo cuore avrà tutte le potenzialità per rivoluzionare la terapia dello scompenso cardiaco: la pandemia del Terzo millennio", dice Vitali. Un milione di italiani malati, 170 mila ricoveri ogni anno.

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