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Al Maite concerto degli Evì Evàn

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Domenica 18 giugno alle 21.30 al Maite di Bergamo Alta si terrà una serata dedicata alla cultura greca, in particolare rebetika. Verrà proposto un concerto degli Evì Evàn che presenteranno il loro nuovo album “O’Meraklìs”.

Meraklìs in greco è chi sceglie con cura, animato dal meràki: il desiderio a volte eccessivo – quasi un ‘demone’ – di chi ama incondizionatamente le cose belle e raffinate. Con lo stesso spirito gli Evì Evàn hanno scelto una per una le tessere del complesso mosaico che compone il loro ultimo disco. “O’ Meraklìs”, appunto. Un viaggio tra il Pireo e gli angiporti dell’Asia Minore, scandito da alcuni pezzi originali e interamente registrato fra Atene e Sant’Arpino – a due passi da Napoli. Quella “O” davanti a “Meraklìs”, infatti, oltre a essere l’articolo greco, ha proprio nell’apostrofo un omaggio alla città di Partenope, al centro della “vita rebetika” degli Evì Evàn in Italia fin dai suoi primi passi, nel 2007. E perché il gruppo è sì “meraklìs”, ma anche magkas (guappo), come ogni musicista di rebetiko che si rispetti. E si diverte a portare i suoni della periferia e dei porti greci su è giù per l’Italia, da Torino a Palermo, da Roma a Milano.

Gli Evì Eván nascono nel 2007 dal desiderio di far conoscere alcuni degli aspetti meno conosciuti, ma forse anche tra i più autentici e interessanti, della cultura greca. Hanno esordito a Roma con il primo concerto di musica rebetika, un genere musicale all’epoca conosciuto da pochi ellenofili, sebbene la sua tradizione sia lunga quasi un secolo. Hanno suonato nelle taverne greche, nei centri sociali, ai matrimoni, ai festival e anche sul grande palco dell’Auditorium del Parco della Musica di Roma e nelle trasmissioni di radio e televisioni nazionali. Hanno collaborato con Vinicio Capossela, Moni Ovadia, Daniele Sepe, Gabriele Coen. Hanno spiegato che la Grecia non è solo il Partenone, le isole, il mare.
Con la loro musica hanno raccontato la cultura del rebetiko, una musica che affonda le sue radici nei ghetti delle città e nelle vicissitudini del sottoproletariato urbano. Una musica che non ha nulla a che vedere con quella rurale, delle isole o del folklore. Il rebetiko nasce al buio delle taverne e della notte; si balla senza sorridere; si consuma come uno stordimento dei sensi. È una musica urbana che dal 1922, quando è nata, si è continuamente trasformata e mantenuta viva attraverso percorsi di migrazioni e viaggi, partendo da Istanbul e Smirne per arrivare ad Atene, Pireo e Salonicco.

Il gruppo è composto da Dimitris Kotsiouros – bouzouki e cumbus saz; Giorgos Strimpakos – canto e baglamas; e Valerio Mileto – chitarra.

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