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L'intervista

Luca Tombini, il campione del mondo di bike-trial: “In equilibrio sulle emozioni, così sconfiggo la paura”

La bicicletta o l’hai nel sangue oppure è inutile provarci. Questo è un po’ il riassunto della vita di Luca Tombini, classe 1995 originario di Curnasco e campione del mondo di bike trial. Abbiamo ripercorso assieme a lui la carriera e la passione che lo ha fatto diventare così famoso.

La bicicletta o l’hai nel sangue oppure è inutile provarci. Questo è un po’ il riassunto della vita di Luca Tombini, classe 1995 originario di Curnasco e campione del mondo di bike trial. Abbiamo ripercorso assieme a lui la carriera e la passione che lo ha fatto diventare così famoso.

Come si è avvicinato alla bicicletta?
“Ho sempre il pallino della bicicletta, sin da piccolo è sempre stata al mio fianco. I miei genitori mi hanno abituato alla bellezza della natura e alla convivenza con essa, vivendola in compagnia della bici”.

Quando ha iniziato a praticare bike-trial e perché ha scelto questa disciplina?
“Ho conosciuto il bike–trial quando nel 2010, visitando lo stand di Airoh presso EICMA (fiera del ciclo e del motociclo che si tiene a Rho ogni anno), ho visto un’esibizione di essa tenuta da Walter Belli. Mi è subito piaciuto, così da lì ho iniziato ad informarmi e cercare video su Youtube, provando ad imitare le stesse mosse con una bici da Mountain Bike, finché di lì a qualche tempo ho comprato la mia prima bici da trial. Nel giro di un paio di mesi ho iniziato ad allenarmi al “Capannone” (località in Valle Imagna dove mi alleno) seguito da Andrea Riva (futuro campione del mondo) e dal pluricampione italiano Luca Berizzi, fino alla partecipazione al campionato italiano a Legnano, categoria Promotion (con percorso più semplice). Andai e vinsi all’esordio che in tutta sincerità non mi sarei mai aspettato ma, nonostante fossi un po’ confuso, capii immediatamente che questa era la mia strada”.

Luca Tombini

Come si impara a guidare una bicicletta da bike-trial?
“Per imparare bisogna avere tanta pazienza, tanta determinazione e voglia di fare, non lasciandosi scoraggiare al primo ostacolo. Il bike – trial è uno sport dove le soddisfazioni non arrivano subito, in cui bisogna sbatterci la testa per mesi prima di ottenere qualche miglioramento, in particolare se si è alle prime armi. Purtroppo in molti abbandonano dopo poco tempo solo perché non vedono dei miglioramenti immediati (per superare un gradino di 30 cm ci vogliono magari mesi)”.

Quanto conta l’equilibrio in questo sport?
“L’equilibrio è tutto, è alla base dello sport ed è la componente più difficile da apprendere, insieme alla precisione e controllo della bike. Un buon allenamento è quello di stare sempre allo stretto, su ostacoli precisi e sconnessi, abituando il corpo a reagire meglio e la mente ad essere pronta a compiere tutte le correzioni d’equilibrio necessarie per rimanere stabili sulla bici. Questa tecnica aiuta a rimanere concentrati e focalizzati su quello che è l’ostacolo, il passaggio da compiere”.

Luca Tombini

Non ha paura quando deve superare alcuni di questi ostacoli e qual è l’ostacolo che maggiormente la spaventa?
“La paura è una sensazione che non deve esistere in gara, è la prima causa di errore. Essa ti mantiene sulla difensiva e non ti fa aggredire le zone, rischiando di causare incidenti in cui ci si può far male sia fisicamente che mentalmente. In gara bisogna sempre essere sicuri di ciò che si sta facendo anche se sotto sotto la paura esiste, in particolare quando c’è un grande salto nel vuoto, un passaggio pericoloso e via dicendo, ma con il tempo si impara a controllarla, a non darle retta e a sostituirla con voglia di superare in maniera migliore quel passaggio che fuori gara non avresti superato ! Ad ora, gli ostacoli che mi fan più paura, son quelli da affrontare con tanta velocità, e in quanto questo sport per la maggior parte è equilibrio, precisione e stazionamento sulla bici, quando vi è qualcosa da affrontare in velocità mi risulta più difficile”.

Qual è stata la prima gara internazionale che ha vinto e quali emozioni hai provato?
“La prima gara internazionale a cui ha preso parte è stato l’Europeo 2016 in Repubblica Ceca in cui sapevo di aver fatto una buona gara, ma non certo di esser davanti a tutti gli altri atleti (in gara non guardo mai gli altri punteggi in quanto mi mettono ansia). Nel momento in cui ho scoperto la vittoria ero felice ma al tempo stesso incredulo, in quanto ad annunciarmela è stato il secondo classificato. Non ci ho creduto fino a che non ho visto con i miei occhi”.

Il campionato del mondo a tratti ha sicuramente un sapore agrodolce, con una medaglia di bronzo al collo ma una caduta nella seconda prova a compromettere il tutto. Ha ancora delle recriminazioni?
“Quello del 2016 è stato forse uno dei mondiali più belli che abbia mai corso : ottime zone, ottima location e ottimi passaggi. Ho veramente apprezzato l’organizzazione e la tracciatura ed i percorsi, nonostante durante la seconda gara mi sono giocato il titolo e rotto un labbro. Non ho nessun rimpianto per quella gara nessun rimpianto, la rifarei cento volte anche solo per la bellezza dei tracciati”.

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Come si è sentito partecipando in gara2 del campionato del mondo 2017?
“Ero teso ma non troppo, quanto basta per rimanere concentrati e dare il meglio di sé stessi, tirando fuori la rabbia e aggredendo le zone. Sapevo che mi stavo giocando un mondiale e che tutto ciò che contava stava nell’affrontare al meglio quelle zone, quindi era necessario mantenere la calma. Il mio pensiero era quello di finire la gara il prima possibile, prima di mezzogiorno, così da sfruttare le ore meno calde della giornata per evitare giramenti di testa o calore attanagliante. Ci sono riuscito in quanto ho concluso la gara alle 11.47”.

Quali emozioni ha provato vincendo il campionato del mondo 2017?
“Il campionato del mondo è un traguardo ma anche un nuovo punto di partenza, è la fine di un’era e l’inizio di una nuova. È un traguardo spettacolare, il coronamento di anni e anni di allenamenti, sacrifici e botte ma allo stesso tempo una porta verso nuove esperienze, verso il continuo miglioramento. E’ un traguardo, si, ma ciò mi rende più spinto e determinato  verso il prossimo anno, i prossimi mondiali, le prossime gare”.

In conclusione, secondo Luca Tombini, quanto è conosciuto il bike-trial in questo momento? Sarebbe necessario maggior spazio sui media per farlo conoscere?
“Il Biketrial purtroppo non è molto conosciuto a causa dei motivi elencati all’inizio, anche se credo che la principale motivazione sia perché si da’ troppo spazio al calcio ed altri 2/3 sport principali e poco invece a quelli definiti di nicchia come il nostro. Tutto ciò è un peccato perché questo è uno sport dai sani principi, svolto in ambienti amichevoli, dove tutti noi formiamo una grande famiglia unita dalla passione per le due ruote. Il bello dei mondiali è che rivedi piloti da tutto il mondo, rivali ma anche amici con cui puoi scherzare, consigliarti durante la gara ed esser felice del risultato altrui, indipendentemente dal fatto che sia migliore o meno del tuo. Purtroppo lo spazio su social network, tv, giornali ed altri media è realmente poco tant’è che alla scuola di Biketrial che abbiamo aperto in Valle Imagna partecipano soltanto ragazzi che hanno già parenti presenti all’interno del settore”.

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