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A milano

Folla immensa accoglie il Papa: “Perché sa andare dritto al cuore della gente” fotogallery

Un Papa che raccoglie universali consensi perché sa parlare alle persone, va dritto al loro cuore e alla loro intelligenza. È proprio «il Papa dei dimenticati»

«Folla immensa per il Papa dei dimenticati». Il titolo del «Corriere della Sera», il più meneghino dei giornali milanesi, fotografa egregiamente la visita di Papa Francesco nel capoluogo lombardo sabato 25 marzo 2017, solennità dell’Annunciazione.

Il Pastore «venuto quasi dalla fine del mondo» vive due straordinarie giornate. Una politico-diplomatica, venerdì 24 marzo, con il discorso ai capi dell’Unione europea per i 60 anni della firma dei Trattati di Roma. Una popolar-ecclesiale, sabato 25, con il bagno di folla a Milano, un fatto che prende in contropiede i media, mentre a Roma in Campidoglio i capi dei Ventisette firmano il documento sul futuro dell’Unione. p

NEL QUARTERE DELLE CASE BIANCHE – La Chiesa si nutre della linfa vitale delle periferie. Gli regalano un’immagine – da poco restaurata – di una Madonnina:
«Lasciamoci restaurare da Dio, lasciamoci ripulire nel cuore. La Madonna è senza peccato, lei non ha bisogno di restauri ma la sua statua sì e ci insegna a lasciarci ripulire dalla misericordia di Dio. Questa Madonnina è stata restaurata, come la Chiesa ha sempre bisogno di essere restaurata perché è fatta da noi, che siamo peccatori. Questo mi ricorda quando da bambini tornavamo dal collegio, c’era la mamma sulla porta ad aspettarci». Visita tre famiglie, due italiane e una marocchina, con malati e persone che cercano di integrarsi.

PRETI, DIACONI, RELIGIOSI, SUORE – «Non dobbiamo temere le sfide perché ci fanno crescere, sono segno di fede viva e di comunità viva. Dobbiamo temere una fede senza sfide, una fede annacquata. Le sfide ci salvano da un pensiero chiuso e definito e ci aprono a una comprensione più ampia. La Chiesa è una nelle differenze. E quelle differenze si uniscono in unità. Chi fa le differenze? Lo Spirito Santo, che è maestro delle differenze. Chi fa l’unità? Lo Spirito Santo, che è maestro dell’unità». Invita ad aiutare i giovani «a discernere il bene nella cultura dell’abbondanza». Mette in guardia dal clericalismo e dal funzionalismo. Tutte le vocazioni nella Chiesa «non sono solo individuali, ma vanno vissute nella e con la famiglia, nel e con il popolo di Dio. L’essere minoranza non deve portarci alla rassegnazione ma ricordarci che sempre serve il lievito per far crescere la farina. Scegliete le periferie, risvegliate processi, accendete la speranza fiaccata da una società insensibile al dolore degli altri».

PRANZO CON I DETENUTI- Nel carcere di San Vittore incontra i detenuti e pranza con loro, risotto allo zafferano e cotoletta: «Io mi sento a casa con voi. Gesù ha detto: “Ero carcerato e tu sei venuto a visitarmi”. Voi per me siete Gesù, siete fratelli. Io non ho il coraggio di dire a nessuna persona che è in carcere: “Se lo merita”. Perché voi e non io? Il Signore ama me quanto voi, lo stesso Gesù è in voi e in me, noi siamo fratelli peccatori. Pensate ai vostri figli, alle vostre famiglie, ai vostri genitori. Voi siete il cuore di Gesù ferito».

UN MILIONE ALLA MESSA – I media concordano: un milione da tutta la Lombardia alla Messa nel Parco di Monza, una folla sconfinata e in festa con bandiere e striscioni. Il giro in auto dura più di mezz’ora. Commenta l’Annunciazione (Luca 1,26-38): «L’incontro di Dio con il suo popolo può avvenire in contesti insoliti, ai margini o in periferia, ma sempre entra nelle nostre case, nelle lotte quotidiane colme di ansie e desideri. Anche oggi nelle città, nelle scuole, nelle piazze, nelle università e negli ospedali risuona l’annuncio che genera vita e speranza. Si specula sulla vita, sul lavoro, sulla famiglia, sui poveri e sui migranti, sui giovani. Tutto sembra ridursi a cifre. La speculazione abbonda ovunque. Come è possibile vivere il Vangelo? Com’è possibile mantenere viva la speranza cristiana? Milanesi, ambrosiani, parte del popolo di Dio, formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico; popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività; popolo che non ha paura di abbracciare i confini e le frontiere».

CON I RAGAZZI DELLA CRESIMA – Ricorda don Enrico Pozzoli (1880-1961), nativo di Senna Lodigiana, missionario salesiano a Buenos Aires, che il giorno di Natale 25 dicembre 1936 battezzò Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre: «A me ha aiutato a crescere nella fede un sacerdote lombardo». Definisce «catechesi di umanità» lo splendido film di Vittorio De Sica «I bambini ci guardano» (1943), interpretato dal bambino torinese Luciano De Ambrosis, un capolavoro del neorealismo: «Non immaginate l’angoscia che sente un bambino quando i genitori litigano e si separano». Invita ad andare a Messa la domenica. Ai genitori dice: «Bisogna perdere il tempo con i figli». Poi l’affondo contro il bullismo: «Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno al quale voi fate beffa, prendete in giro perché ha quel difetto, perché è grosso o è magro? A voi piace fargli passare vergogna e anche picchiarli? Questo si chiama “bullying, bullismo”. Per favore fate la promessa al Signore di mai fare questo e mai permettere che si faccia. Capito?». L’ovazione degli 80 mila ragazzi della Cresima – con genitori e catechisti – fa tremare il Meazza-San Siro, mai così pieno neppure per la stracittadina Inter-Milan.

La visita di Papa Francesco
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