La recensione

The Wolf of Wall Street Unico nel suo genere: spettacolare ed esagerato

Sebbene non sia il miglior film di Scorsese (e neanche la migliore interpretazione di Di Caprio sotto la guida del regista-amico), “The Wolf of Wall Street” è unico nel suo genere, capace di catturare l’attenzione dello spettatore nonostante la durata (tre ore belle e buone), e consigliato a chiunque voglia vedere uno spettacolo bello, volutamente esagerato, che fa riflettere e lascia con l’amaro in bocca.

Titolo: The Wolf of Wall Street;

Regia: Martin Scorsese;

Genere: drammatico;

Durata: 3 ore;

Attori: Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Matthew McConaughey, Margot Robbie;

Voto: 7,5;

Attualmente in visione: San Marco Bergamo, Uci Curno, Ariston Treviglio, Cinestar Cortenuova, Il Borgo Romano di Lombardia.

 

di Francesco Parisini

E’ nelle nostre sale “The Wolf of Wall Street”, il secondo riadattamento cinematografico dell’autobiografia di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio), uno dei più abili broker e truffatori degli anni ’90. Nel film il regista Martin Scorsese focalizza la sua attenzione sugli eccessi che hanno caratterizzato la vita di questo personaggio, mettendo in mostra il nudo (molto nudo) e crudo mondo della Stratton Oakmont, la società di Jordan, che egli stesso definisce “un mondo di opportunità”; l’opportunità, si sa, rende l’uomo ladro, in questo caso truffatore milionario. Il successo di Jordan non passa inosservato agli agenti dell’F.B.I., che, insospettiti, iniziano una “caccia al lupo” che li vede vincenti nel finale.

Un ottimo Leonardo Di Caprio interpreta un pessimo e sgradevole personaggio, infantile e carismatico, paranoico e brillante. Jordan, infatti, è una persona risoluta, piena di sé, è il protagonista di una vita frenetica ricca di eccessi, sregolatezze e perversioni (una donna che si fa rasare i capelli in cambio di diecimila dollari, nani lanciati contro un bersaglio come freccette, orge in ufficio e in aereo) e che può essere erroneamente ritenuto un modello da seguire. In realtà non è un vincente: abbandonato dalla famiglia, ed ormai braccato dall’F.B.I tradisce i suoi amici, il suo migliore compagno e “discepolo” (interpretato da un più che convincente Jonah Hill) e i suoi collaboratori per diminuire una pena prevista di venti anni di carcere.

La storia di questo broker ci viene raccontata dallo stesso Jordan, che, rivolgendosi direttamente agli spettatori, deforma la realtà sotto il filtro della sua visione materialistica e, aggiungiamolo, anche quello delle visioni allucinogene legate all’abuso e alla dipendenza di droghe e farmaci di ogni sorta.

Gli eccessi reali si alternano a quelli immaginari, rendendoci incerti sulla verità di questo racconto. La colonna sonora che ci accompagna per tutta la visione è una compilation molto varia, ricca di pezzi pop, caraibici, rock e rap, che si mescolano bene tra loro, donando leggerezza ad uno spettacolo impegnativo.

Rispetto alle precedenti pellicole come “Wall Street” o “Boiler Room”, questo film è più forte e grezzo, pieno zeppo di insulti, scene di sesso, droga, e rock and roll, arricchito da dialoghi quasi assurdi degni di un film di Tarantino, che strappano allo spettatore qualche risata di troppo. Inoltre l’ambiguo finale ci mostra un Jordan Belfort per nulla colpevolizzato, nonostante tutte le azioni perverse ed illegali che ha organizzato durante la sua carriera. Scorsese presenta in questo passaggio finale una vera e propria critica alla Società americana, apparentemente immobile, incapace di penalizzare i propri criminali e di premiare, invece, i suoi eroi (l’incorruttibile agente dell’F.B.I. che riesce ad incriminare Jordan non viene per nulla gratificato, rimane costretto come sempre a tornare a casa in metro con le altre semplici e povere persone).

Sebbene non sia il miglior film di Scorsese (e neanche la migliore interpretazione di Di Caprio sotto la guida del regista-amico), “The Wolf of Wall Street” è unico nel suo genere, capace di catturare l’attenzione dello spettatore nonostante la durata (tre ore belle e buone), e consigliato a chiunque voglia vedere uno spettacolo bello, volutamente esagerato, che fa riflettere e lascia con l’amaro in bocca.

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