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Franco Tentorio: “La mia destra è pronta a governare l’Italia”

Quando parla lui, qualcosa da imparare c’è sempre. Del resto, a prescindere dalle opinioni e dal fatto di essere più o meno in sintonia con le idee, l’esperienza, conoscenza e anche la verve fanno da padrone. È e rimane un politico che la sa lunga, Franco Tentorio, ex sindaco di Bergamo, storico rappresentante della destra cittadina, ago della bilancia che ancora pesa nelle scelte della coalizione che, a poco più di tre settimane, si appresta a giocarsi il tutto per tutto in una turnata elettorale che, mai come questa volta, la vede protagonista e favorita dai sondaggi. Misurato ma incalzante, acuto, pungente e senza tanti timori reverenziali, nemmeno quando gli si chiede cosa ne pensi dell’appunto fatto dalla Segre alla Meloni di togliere la fiamma dal simbolo del partito o del fatto che la leader di FdI sia una donna, cosa che, pare, fa tanto arrabbiare la sinistra.

Tentorio ha, tra i tanti pregi, la capacità di far scivolare il tempo senza che nemmeno uno se ne accorga. E così, l’oretta e mezza di intervista sui grandi temi della politica nazionale e sul risalto che le urne daranno alla sua città, se ne va in un battito di ciglia.

E tra il serio e il faceto, spazza via tutte le polemiche sulla presunta paura, fomentata dal centrosinistra in questa campagna elettorale, che i cittadini dovrebbero avere della destra e, in particolare, del partito guidato dalla Meloni, realtà che lui, con un filo di romanticismo, definisce “casa sua”, mette i puntini sulle i sull’importanza e la caratura dei candidati bergamaschi a Bergamo per l’intero gruppone per il quale fa il tifo e non nasconde l’amarezza per la diaspora che ha portato lontano, invece, Carnevali e Misiani, “due pezzi grossi della nostra realtà che, inspiegabilmente, sono stati spediti a Milano. E che, se non troveranno di nuovo posto nell’Olimpo dei grandi, saranno in prima linea per le amministrative di Bergamo”. E, uomo tutto d’un pezzo, con una chiara visione politica fondata certamente sul realismo, si concede anche un pensiero affettuoso per Daniele Belotti, il volto storico della Lega, espropriato della sua terra, “che giocherà un ruolo fondamentale nella partita delle Regionali, perché, certo, un politico con la sua presa sul territorio, non può rimanere a piedi”.

Senza dimenticarsi dei suoi pupilli: Andrea Tremaglia, per il quale è “felicissimo della candidatura perché è un ragazzo veramente intelligente e preparato, che merita quanto si è costruito nel tempo, senza dimenticare che io, personalmente, con lui e con la sua famiglia, in particolare il papà e il nonno, ho un rapporto speciale”, Alessandra Gallone “con la quale ho fatto una scommessa che, se vinta, mi garantirà un bacio dalla senatrice”, e Giulio Terzi di Sant’Agata “che oltretutto è un mio cliente e mi paga la parcella, oltre che un uomo di altissimo profilo politico. E pensare che gli avevo proposto di candidarsi a sindaco di Bergamo, ma, ai tempi, ha rifiutato. Ora mi ha detto che è di nuovo pronto a scendere in campo”.

E se di campo si parla, tra un commento laconico ai tempi del patto di stabilità, alle possibilità offerte dal PNRR, e all’orgoglio di vedere che, quando cammina per la città, i bergamaschi lo chiamano ancora “sindaco” e si avvicinano per stringergli la mano, non può che fare una battuta sulla sua Atalanta, la grande passione, e, come in un flusso di coscienza, raccontare il periodo d’oro dell’epopea in cui, in sella alla sua bici, ha scalato tante vette, orobiche e non. Perché, del resto, la vita è così: un saliscendi di emozioni e di esperienze. Da custodire gelosamente nel cassetto dei ricordi del suo studio, come in quello dei banchi del consiglio comunale.

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