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“Gente seria”, conversazione con Andrea Moltrasio sui temi di attualità

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Sabato, 4 maggio alle 18.30 allo Spazio incontri della Fiera dei librai di Bergamo, sul Sentierone lato teatro Donizetti, si terrà un dialogo sulla “Gente seria”.

Una conversazione tra Andrea Moltrasio, coautore del libro “Gente seria”, e il giornalista Beppe Facchetti, su temi attuali e di fondamentale importanza quali economia, Europa, industria, banche, famiglie di imprenditori, corpi intermedi e cluster tecnologici.

Dal libro “Gente Seria” di Andrea Moltrasio e Geoffrey J. Pizzorni

“Ci sono tante cose che non riusciamo a vedere, indaffarati come siamo a vivere, così numerose che non ci facciamo caso, fin quando all’improvviso, per qualche ragione – ci si accorge di somigliare a una persona morta da anni; d’un tratto si avverte quanto sia importante che i nostri figli conoscano le proprie origini – non si sente il bisogno di scoprire un dettaglio che le persone da cui un tempo eri circondato ti avrebbero fornito in un attimo. Ma quando ci si decide a farlo, è troppo tardi”.
Daniel Mendelsohn, Gli scomparsi, Neri Pozza Editore 2007.

Chi erano i Moltrasio? Sono personaggi forse destinati a essere dimenticati, che hanno “vite minuscole” come direbbe Pierre Michon, del quale non abbiamo certo la capacità di scrittura straordinariamente bella per riscattarli, per “trasformare la carne morta in testo e la sconfitta in oro”. Sono però uomini e donne che attraversano il loro tempo con dignità.

Partono da Rovellasca, provincia di Como, contadini, con quella vita che abbiamo imparato a conoscere dalla poesia di Ermanno Olmi. Da fine Settecento alla prima metà del 1900 la vita contadina lombarda non cambia molto. Tanti figli morti precocemente, le stalle per il ritrovo serale comunitario con un po’ di caldo, la povertà, la mancanza di offerta scolastica, le stagioni che segnano il lento passare del tempo, un padronato che crede solo nei diritti, magari semplicemente ereditari. Carlo Moltrasio, nato nel 1781, lascia Rovellasca per Albiate alla ricerca di una qualità di vita migliore. Diventa fattore, figura diremmo oggi manageriale, tramite tra padroni e contadini, di solito sospettato dai primi, non amato dai secondi. Carlo tiene i registri contabili, è rispettato anche nella sua vita pubblica in paese. Muore nella casa dei padroni, ha tanti figli in due matrimoni. Tra questi Marco, mio trisnonno, che nel 1837 si trasferisce in provincia di Bergamo, a Zanica, come giardiniere all’inglese con un contratto d’assunzione e di profilatura di mansioni da far invidia a quelli stipulati con i top manager di oggi. Tanti figli anche per Marco e tra questi Napoleone, nel 1852, mio bisnonno. Un nome così non poteva non segnare un cambio di passo nella storia di famiglia.

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