• Abbonati
venerdì
18
Gennaio
sabato
30
Marzo

“Il filo della storia”, a Seriate spettacoli su Memoria, donne e legalità

Evento Terminato

venerdì
18
Gennaio
sabato
30
Marzo
  • DOVE
  • CONDIVIDI

Si apre il sipario sulla rassegna teatrale “Il filo della Storia”, promossa dall’Assessorato alla Cultura e pensata per non dimenticare e dare voce a un riscatto, storico, sociale e di genere. In scena, al Teatro Aurora, tre titoli, da gennaio a marzo, alle 21 e a ingresso gratuito, per altrettanti temi, che parlano di memoria, donne e legalità.

Il primo spettacolo è un debutto, atteso venerdì 18 gennaio: “Vuoto di memoria” con Tiziano Ferrari e Livio Remuzzi, proposto in occasione della Giornata della Memoria. A seguire il 2 marzo, Laura Curino con “Scintille”, mentre il 30 marzo “Bum ha i piedi bruciati” di e con Dario Leone.

“Seriate ha sempre avuto un occhio di riguardo per la programmazione culturale e teatrale. Tra le prime città di provincia a proporre una stagione lirica e di balletto, senza dimenticare la musica con la rassegna dei Concerti in villa – dichiara l’assessore alla cultura Ester Pedrini -. La proposta culturale ha presentato anche qualche spettacolo di prosa, a cui quest’anno dedichiamo una piccola, ma significativa rassegna. In
scena tre titoli degni di nota, che parlano di noi. Si parte con Vuoto di memoria, uno spettacolo in debutto che, in occasione della Giornata della Memoria, intreccia tre narrazioni diverse, con l’unica finalità di non dimenticare gli orrori della storia, mettendo agli indici gli estremismi e l’indifferenza. Seguono lo spettacolo Scintille, dove Laura Curino da donna parla di donne. Di chi nei primi del Novecento lottò per migliori condizioni di lavoro e sicurezza sino a rimetterci la vita. Un omaggio alla figura femminile in prossimità dell’8 marzo. Per chiudere, un titolo che parla di legalità, in ricordo di Giovanni Falcone e la sua lotta testarda e rivoluzionaria contro la mafia. L’augurio è che questa rassegna riannodi il filo di una storia passata, per tessere nel modo migliore quello della storia futura”.

Giornata della Memoria
VUOTO DI MEMORIA
Con Tiziano Ferrari e Livio Remuzzi
Venerdì 18 gennaio
Teatro Aurora
Ore 21
Ingresso libero sino esaurimento posti
Una scena vuota.
Due attori.
Tre storie diverse, ma forse no.

Tre storie che poggiano le fondamenta nel periodo di ascesa del nazifascismo, legate da un filo nascosto che unisce le vicende dei protagonisti, in cui il discrimine tra verità e romanzo è molto sottile. Il filo è la manipolazione.

Parte prima. Manipolazione come alterazione genetica, attraverso la storia di Anni-Frid, una bambina che, nata al termine dell’occupazione nazista in Norvegia, perde suo padre, poi lo ritrova, poi lo perde di nuovo, un continuo rincorrersi che trova il proprio finale solo nel passato recentissimo. In questa storia si parla del progetto Lebensborn, ideato da Himmler per selezionare una razza ariana pura. All’interno di questo progetto è nata Anni-Frid Lyngstad, la Frida degli Abba, che solo grazie a un reportage giornalistico degli anni ’70 scopre che suo padre era un soldato nazista e la cui vicenda, insieme a quella di circa altri 9mila “figli della colpa”, si chiude negativamente nel 2007 con una sentenza della Corte di Strasburgo.

Parte seconda. Manipolazione della coscienza individuale e collettiva attraverso la storia di Martin, tedesco, e Max, ebreo americano, da sempre amici fraterni. Siamo nel 1932 e niente sembra essere in grado di separarli, eccetto un uomo: Adolf Hitler. Una storia ispirata al romanzo epistolare “Destinatario sconosciuto” di Katherine Kressmann Taylor, pubblicato nel 1939, premonitorio e presto dimenticato.

Una storia che parla di amicizia e di amore, di odio e di vendetta, ma soprattutto una storia che meglio di ogni altra è in grado di spiegare la “manipolazione delle coscienze” che ha permesso l’ascesa del regime nazista. La storia narrata all’interno dello spettacolo è una rielaborazione drammaturgica del tutto inedita nata dell’unione tra la stesura letteraria del libro e la sceneggiatura del film.

Parte terza. Una terza storia, spaventosamente moderna, chiude la ricerca sulla più attuale accezione del termine manipolazione: come rielaborazione tendenziosa della verità attraverso una presentazione alterata delle notizie, per manovrare secondo interessi specifici gli orientamenti politici o morali della popolazione.

La narrazione delle tre vicende si snoda attraverso uno stile che passa da diversi registri. Inizialmente una leggerezza quasi pop, a sottolineare i ritmi di cui il complesso scandinavo degli Abba è un riferimento per tutti. La seconda storia è una narrazione “dialogata” che approfondisce, attraverso un meccanismo più teatrale, la potenza esercitata sulle coscienze dal totalitarismo nazista. La crudezza dell’ultima storia
porta a sentirsi parte di una comunità unica, che prescinde da differenze culturali, religiose o politiche, e la cui responsabilità collettiva è fondamentale. Il fine ultimo è quello di portare una tragedia incomprensibile come il nazismo a una dimensione a-temporale per riflettere sulla necessità di non dimenticare, di ricordare ogni giorno il bisogno di combattere con decisione ogni deriva estremista, senza mai lasciare spazio all’indifferenza. «Odio gli indifferenti» scriveva Antonio Gramsci. Era il 1917.

Tema Donna
Scintille
con Laura Curino
testo e regia di Laura Sicignano
ricerca storica Silvia Suriano
musiche originali Edmondo Romano
scene di Laura Benzi
costumi di Maria Grazia Bisio
disegno luci Tiziano Scali
tecnico luci e suono Federico Canibus
produzione Teatro Cargo di Genova

sabato 2 marzo
ore 21
Ingresso libero sino esaurimento posti

New York, sabato 25 marzo 1911, ore 16.40: manca un quarto d’ora alla chiusura della fabbrica Triangle Waistshirt Company, produttrice di camicette. Sono al lavoro circa 600 persone, per lo più donne giovanissime. La maggior parte sa a malapena l’inglese: sono immigrate italiane o dall’Europa dell’Est.

Una scintilla. In un attimo, all’ottavo piano del grattacielo che ospita la fabbrica, prendono fuoco le camicette appese sopra le teste delle lavoratrici, gli avanzi di tessuto ammucchiati in enormi cumuli negli stanzoni, i rocchetti di filo. Non esiste un’adeguata protezione antincendio. Le porte sono sbarrate: le hanno chiuse i proprietari della fabbrica, per impedire che le lavoratrici escano prima dell’orario stabilito.

La tragedia si svolge in 18 minuti: 146 morti, quasi tutte ragazze.
Laura Curino rievoca questa giornata dal punto di vista di tre lavoratrici, una madre e due figlie, emigrate dall’Italia in cerca di fortuna. Negli anni precedenti le operaie avevano tentato inutilmente di ottenere migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. Seguiranno una serie di processi, da cui i proprietari della fabbrica usciranno praticamente impuniti. Ma la scintilla della protesta si è sprigionata da questa terribile
vicenda, che diventerà uno dei precedenti storici per la Festa della Donna.

Tema Legalità
Bum ha i piedi bruciati
di e con Dario Leone
scene e luci: Massimo Guerci
regia: Dario Leone

sabato 30 marzo
ore 21
Ingresso libero sino esaurimento posti

Durante un giro per la città di Palermo, nei luoghi-chiave della vita di Giovanni Falcone, un giovane padre palermitano ripercorre la gloriosa e tragica vicenda italiana attorno alla vita del Giudice. Il racconto del protagonista è basato sui suoi ricordi, e inevitabilmente si lega alle sue vicende personali, alla nascita di suo figlio, alla sua vita in una società in cui la criminalità organizzata da sempre si nasconde e si diffonde,
lenta e silenziosa. Bum è un orango di peluche, il giocattolo preferito di suo figlio, e assieme a lui, e tramite lui, la storia inizia e si snoda alternando leggerezza e profondità, senza rinunciare a sorridere.

“Bum ha i piedi bruciati” è uno spettacolo teatrale che narra, dal punto di vista intimo e umano, la vita di Giovanni Falcone e la sua lotta testarda e rivoluzionaria contro la mafia. Lui era una persona allegra, ironica, innamorata della Vita e della Libertà. E noi la sua storia la raccontiamo partendo da qui.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro alle Vigne di Lodi, e patrocinato dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone di Palermo, presieduta da Maria Falcone. È liberamente tratto dal romanzo per bambini “Per questo mi chiamo Giovanni”, di L. Garlando. Partendo da quell’impianto narrativo, attraverso un lungo studio di scritti, interventi, articoli di Giovanni Falcone, si approfondiscono diversi aspetti, tecnici e aneddotici, della storia del Magistrato e della rivoluzione da lui attuata nel combattere la mafia.

segnala il tuo evento gratuitamente +

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI